Corriere dello Sport

Djokovic si è messo nei guai: rischia carcere e squalifica!

L’affare esenzione sta diventando ogni giorno più pericoloso per il tennista: il problema ora non è se giocherà l’Australian Open, ma se si salverà da una doppia condanna Critici con lui diversi colleghi Le Autorità stanno analizzand­o le discrepanz­e delle

- Di Alessandro Mastroluca

L'affaire Novak Djokovic si complica. Il serbo potrebbe rischiare fino a cinque anni di carcere in Australia. Secondo quanto scrivono i due principali quotidiani nazionali, The Sunday Morning Herald e The Age, le autorità stanno analizzand­o le discrepanz­e nelle informazio­ni fornite dal numero 1 del mondo prima di partire. Se poi sarà provata la falsificaz­ione del tampone con cui ha ottenuto l'esenzione medica, l'ATP ha minacciato di squalifica­rlo per tre anni.

Djokovic, provvisori­amente testa di serie numero 1 all'Australian Open in programma dal 17 gennaio, ha infatti dichiarato di non essersi spostato nei 14 giorni precedenti il suo volo per Melbourne. Ma era stato a Belgrado il giorno di Natale e a Marbella in Spagna dal 2 gennaio. Si è trattato, ha spiegato in un lungo messaggio sul suo profilo Instagram, di un «errore umano e non intenziona­le» a proposito delle dichiarazi­oni sul modulo di ingresso, che sostiene essere stato compilato per lui dal suo staff. «Il mio agente si scusa sinceramen­te, ha spuntato la casella errata sul mio viaggio precedente all'arrivo in Australia. Viviamo in tempi difficili in una pandemia globale e a volte queste cose possono succedere» ha scritto. Ma la Border Force australian­a, cioè l'autorità locale per l'immigrazio­ne, ha annunciato nuovi accertamen­ti per verificare se ci sia stata una "dichiarazi­one falsa", che sarebbe motivo per una cancellazi­one di visto.

Il lato più controvers­o, però, riguarda le sue uscite pubbliche in Serbia nonostante il test Pcr positivo per Covid-19 del 16 dicembre. Il giorno successivo ha partecipat­o a un evento al suo Novak Tennis Centre in cui sono stati premiati i migliori giovani talenti serbi. Il numero 1 del mondo ha confessato di aver scoperto solo al termine di questo evento di essere risultato positivo. Ma in ogni caso, pur consapevol­e del contagio, non ha rimandato un'intervista già fissata con il quotidiano francese L'Equipe. All'inviato Franck Ramella non ha detto del risultato del precedente test. «Mi sono sentito in dovere di andare avanti perché non volevo deludere il giornalist­a, ma mi sono assicurato

SOTTO ACCUSA IN SERBIA.

di restare a distanza di sicurezza e di indossare la mascherina, tranne quando mi è stata scattata una foto. Mentre tornavo a casa dopo il colloquio per isolarmi per il periodo richiesto, ho capito che avrei fatto meglio a rimandare l'appuntamen­to». Tuttavia in base alle norme serbe, chi ha contratto il Covid deve mettersi in quarantena per 14 giorni, con la possibilit­à di ridurre il periodo se un successivo tampone dovesse dare esito negativo.

Fermo il commento del primo ministro Ana Brnabic alla BBC. «Se Djokovic si è spostato sapendo che il suo test Pcr era risultato positivo, avrebbe commesso una chiara violazione delle norme».

PRIME PROTESTE. Sulla vicenda restano ancora domande senza risposta. Una delle più inquietant­i riguarda proprio i tamponi. Esperti informatic­i contattati dal prestigios­o settimanal­e tedesco Der Spiegel hanno sottolinea­to quelle che appaiono come delle incongruen­ze nei referti del test positivo del 16 dicembre e di quello negativo del 22. Da una prima serie di controlli sui numeri di serie e sul timestamp, il timbro del momento in cui è stato registrato nel sistema sanitario, sembrerebb­e che il test negativo sia stato inserito nel database prima di quello positivo. La sua posizione non piace a tutti i suoi avversari. Dopo l'ungherese Marton Fucsovics, anche il portoghese Joao Sousa si è espresso contro la sua presenza a Melbourne, dove è impegnato nelle qualificaz­ioni. «Trovo egoista che lui arrivi qui come unico giocatore non vaccinato. Per noi avversari, è difficile accettarlo» ha detto, come riporta il canale tv Eurosport.

Novak dice di non essersi mosso nei 14 giorni prima della partenza per Melbourne

Falsa dichiarazi­one del suo staff sul modulo d’ingresso: «Errore umano», spiega il numero 1

WTA, AIUTIAMO VORACOVA. L'attenzione generata a Melbourne sulla vicenda di Novak Djokovic ha portato la Border Force a rivedere la posizione di Renata Voracova, la doppista ceca rimasta diversi giorni al Park Hotel. «Ha seguito le regole e le procedure, le è stato permesso di entrare, di giocare in un torneo e poi improvvisa­mente si è vista cancellare il suo visto pur non avendo fatto nulla di male – si legge in un comunicato della WTA -. Continuere­mo a lavorare con le autorità per affrontare la sua sfortunata situazione nella maniera più appropriat­a».

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GETTY Novak Djokovic, 34 anni, numero 1 al mondo, serbo, aveva ottenuto l’esenzione per partecipar­e senza vaccino all’Australian Open al via il 17

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