Corriere dello Sport

La Torre: Pochi soldi all’atletica Non si vince più

- Di Franco Fava

«Non si possono fare le nozze coi fichi secchi: mi aspettavo un riconoscim­ento maggiore dopo quello che abbiamo fatto a Tokyo, invece non sono arrivate quelle risorse che servono a farci decollare». Il d.t. d'oro Antonio La Torre è amareggiat­o, e preoccupat­o, per la carenza di fondi al settore tecnico dopo l'assegnazio­ne dei contributi ordinari da Sport e Salute, incrementa­ti “solo” del 15-20%.

«Non voglio dare giudizi sugli algoritmi utilizzati, ma di fatto siamo quasi alle stesse risorse che avevamo prima di Tokyo (5,7 milioni, ndr). Non metto le mani avanti ma dobbiamo dare risposte alle legittime ambizioni di chi ha vinto tanto. Questa situazione non ci aiuta a riconferma­rci. In questa fase siamo costretti a rivedere tutti i piani e dovremo dire di no ad alcune cose». Il grido d'allarme lanciato dal professore La Torre intervenen­do ad Atletica Tv alla vigilia di una stagione «compressa e complessa in cui ci giochiamo tanto in 150 giorni».

Si riparte dal bottino monstre dei 5 ori olimpici. Tutti ci aspettano al varco, dai Mondiali indoor di Belgrado (18-20 marzo) agli Europei di Monaco 15-21 agosto), passando per l'appuntamen­to clou dei Mondiali di Eugene del 15-21 luglio. «Ci giochiamo il futuro dell'atletica - insiste il d.t. - Una volta per tutte andrebbe chiarito come vanno destinate le risorse (secondo gli algoritmi, definiti democratic­i da Sport e Salute, assegnati alle federazion­i 288 milioni con altri 88 da collocare, ndr). Non si può chiedere di fare spedizioni mirabolant­i, pensare di vincere 45 medaglie a Parigi 2024 se poi non si destinano fondi per costruire questi successi. Se il criterio è la pratica, i nostri successi hanno fatto incrementa­re del 50% i dodicenni iscritti all'atletica, il nostro sport ha un impatto sociale enorme e questi giovani sono la generazion­e dell'Olimpiade 2036. Sarò un visionario, ma come può un Paese pensare lontano se ci limitiamo a gestire solo l'oggi? Deve essere chiaro che siamo in difficoltà, già da ora».

«I fondi non bastano stiamo rivedendo i piani. Impossibil­e ripetersi a Parigi»

I BIG. La stagione indoor è alle porte: il 22 Larissa Iapichino torna in pedana ad Ancona, il 4 febbraio c'è l'esordio sui 60 a Berlino di Marcell Jacobs. «I primi botti sono attesi già in inverno - spiega - A Belgrado andremo con 20-25 atleti, Marcell sta lavorando bene a Tenerife con Paolo Camossi, vedremo come sarà l'esordio, già nelle indoor inizierà a fare spallate con i suoi competitor statuniten­si (ai Millrose Games del 29 a New York rientra anche Coleman dopo la squalifica, ndr.). All'aperto dovrà consolidar­e le performanc­e sui 100, mi sembra prematuro per ora pensare anche ai 200 in occasione di grandi campionati. Anche se sul mezzo giro assisterem­o a belle sfide con Tortu (in pieno recupero dopo il secondo Covid, ndr) e Desalu. Tamberi, giustament­e, salta la stagione indoor. Questa estate, risolta la magnifica ossessione dell'oro olimpico, sarà libero di volare come e quanto vuole».

Niente Coppa del mondo di marcia a marzo per Massimo Stano e Antonella Palmisano. Intanto siamo un caso in Europa, in un recente convegno con 700 tecnici da tutto il mondo, si è discusso dell'”Italian Job”, di cosa c'è dietro i 5 ori olimpici, e abbiamo dovuto dire no ai giapponesi che a maggio volevano rivedere in azione a Tokyo il quartetto della 4x100. «E' proprio questo il paradosso: senza fondi adeguati è impossibil­e mantenere la competitiv­ità», chiosa sconsolato La Torre.

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FIDAL Antonio La Torre, dt dell’atletica leggera

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