Un giorno con Berlusconi il Cavaliere di trent’anni fa
Mentre nasceva il Tg5 parlava di calcio e non solo nella Redazione del Corsport
Caro Cucci, sono in tanti a ricordare che il 13 gennaio 1992 nasceva il telegiornale di Canale 5, “il primo tg che si confrontava con coraggio con il notiziario della prima rete di servizio pubblico” - ha detto orgoglioso Pier SilvioBerlusconi,seguitoaruota da Enrico Mentana, primo direttore, e Clemente Mimun, in carica. Non ho trovato dichiarazioni di Silvio (o me le sono perse) e tupuoispiegareperché(insieme ad alcuni di noi oggi nostalgicamente… in panchina a leggere il “nostro” Corriere…).
Lettera firmata
Già, non eravamo tanti in Redazione, a quell’ora del tardo mattino, quando fui raggiunto da una telefonata: «Direttore buongiorno, se non disturbo verrei a trovarla al giornale, l’ho promesso quando è venuto a trovarmi a Arcore ed è arrivata l’occasione… Sono all’aeroporto, il tempo di arrivare…». Rischiai una fantozzata, dissi solo “benvenuto”. Stupito. Sapevo infatti che Silvio Berlusconi doveva essere con Enrico Mentana al varo del Tg5. L’attesa mi fornì una spiegazione (o meglio l’immaginai): la mattina qualche giornale - se ben ricordo anche “Repubblica” - portava la notizia di un’indagine della magistratura di non so dove su affari del Cavaliere il quale, certo di rovinare la presentazione del Tg5 perché in conferenza stampa si sarebbe parlato solo dei suoi guai, aveva preferito donarsi una parentesi calcistica con me. Purtroppo nella breve telefonata avevo dimenticato di dirgli che avrebbe trovato il “Corriere dello Sport” nello stesso palazzo dell’inquilina “Repubblica” e infatti la portineria di via dei Mille andò in tilt per qualche minuto. Ma il Cavaliere fu ospite gradevolissimo e si lasciò andare a confidenze d’ogni genere. Parlammo di calcio, naturalmente, del suo grande Milan, di Van Basten, Papin e Capello; anche di musica, di night club adriatici di nostra conoscenza. Salutò sempre ridente l’editore dicendogli “se un giorno vuol vendere il giornale mi chiami”. Quando l’accompagnai all’ascensore s’accomiatò con una battuta: «Ovviamente sono qui en amitié…». Non feci sgub.