Inter,frenata show
Pari senza gol con i portieri protagonisti. Gasperini: Grande gara E oggi il Milan in campo contro lo Spezia per il sorpasso in vetta
Partita giocata ad alto ritmo: molte occasioni sventate da Musso e Handanovic Zona Champions: la Juve si avvicina Il Napoli (18.30) all’esame Bologna
Gasp e Inzaghi, un semplice grazie
Ho visto finalmente una partita di un campionato diverso, di un’altra dimensione, di straordinaria dignità tecnica e atletica. Atalanta-Inter mi ha riconciliato con una domenica impoverita anche dall’eccessivo frazionamento del programma e più in generale con il calcio italiano.
Ho visto finalmente una partita di un campionato diverso, di un’altra dimensione, di straordinaria dignità tecnica e atletica. Atalanta-Inter mi ha riconciliato con una domenica impoverita anche dall’eccessivo frazionamento del programma e più in generale con il calcio italiano. Il primo tempo non è durato 45 minuti, ma un piacevolissimo istante, è con la velocità d’assorbimento che si misura la qualità di uno spettacolo: la noia allunga i tempi, il divertimento li accorcia. Il secondo è stato addirittura più emozionante, pieno, denso.
L’Inter di Inzaghi mi è piaciuta come mai in precedenza: per come ha tenuto il campo, moltiplicato i contrasti che non erano duelli, ma “quadrielli”, accettato di subire le accensioni dell’avversario, per poi reagire e cercare di colpire. Si sono affrontate le squadre più efficaci in zona gol, non a caso i protagonisti sono stati Musso e Handanovic che hanno permesso al risultato di conservare la propria perfezione. Portieri a parte, Pezzella, Demiral, Freuler e Muriel hanno fatto cose eccellenti per Gasperini; Brozovic, Perisic, Barella e Skriniar per Simone.
Se l’Inter, che veniva da otto vittorie di fila, è riuscita a prendere un punto ieri sera, peraltro rischiando più volte di infilare la nona, significa che ha molto più degli altri: ha consapevolezze e cambi unici. Sono tuttavia curioso di conoscere le risposte del Milan che, come il
Napoli, ha lasciato per strada un numero sconfortante di titolari. I complimenti contenuti nel tweet postato proprio dal Napoli li condivido in pieno e non autorizzano malizie, né retropensieri.
Il monello inglese
Sabato sera, mentre Stefano Colantuono si lamentava - non senza ragioni - delle incongruenze del nostro campionato «che non è più calcio», mi sono tornate in mente le parole dei presidenti mai contenti di serie A che a inizio mese indicarono nella Premier l’unico modello da seguire nei periodi pandemici.
Ho dato una rapida occhiata alla situazione degli inglesi, riletto il loro protocollo e provato a immaginare cosa sarebbe successo in Lega se le stesse disposizioni fossero state adottate anche da noi. Sarebbe finita a ricorsi, controricorsi, offese e mani addosso.
In Premier i club in difficoltà conclamata possono chiedere di posticipare una o più partite e la quota minima è di 13 giocatori di movimento più un portiere. Il Board valuta caso per caso, tenendo in considerazione altri fattori, quali la possibilità di preparare in sicurezza l’incontro oppure l’eventuale chiusura del centro sportivo. Insomma, c’è tanta discrezionalità.
Gli effetti a oggi? Una ventina di partite sono state rinviate e la classifica è il più efficace spot delle provvisorietà, dell’incompiutezza: tra la prima in classifica, il Manchester City, e l’ultima, il reazionario Burnley, ci sono cinque gare di differenza, 22 a 17, ovvero un intero mese di campionato. E non è che i club inglesi giochino meno dei nostri. Anzi.
In Inghilterra gli stadi sono comunque pieni, mentre da noi possono entrare solo 5.000 spettatori “sorteggiati”, e poco importa se - all’Olimpico per Roma-Cagliari o a Venezia per la sfida con l’Empoli - finiscono quasi tutti nello stesso settore perché
gli altri sono chiusi.
Il mosaico dello sceicco Infantino
Il presidente del calcio mondiale Gianni Infantino, 52 anni a marzo, vive da tempo a Doha, in Qatar, in compagnia di una ventina di fedeli collaboratori, e ha progetti per così dire sorprendenti e dittatoriali: vuole spostare il quartier generale della Fifa fuori dalla Svizzera, piazzare la divisione sportiva a Parigi, quella amministrativa a Mosca e il commerciale a New York. Naturalmente la federazione sarebbe “registrata” in Medio Oriente. Secondo i maligni, farebbe tutto questo per sfuggire alla giustizia svizzera molto attenta ai suoi movimenti vecchi e nuovi. Possibile?