Mourinho: Roma, impara devi uccidere le partite
«Era una gara da cinque o sei a zero, abbiamo sprecato tanto in fase di ripartenza. Se Rui non fa quella grandissima parata finisce 1-1»
Il tecnico portoghese ha sofferto ed esultato a fine gara scacciando gli spettri delle sfide con Milan e Juventus «Ho anche scherzato con il dottore: devo fare qualche controllo al cuore...»
L’esultanza forte al fischio finale è proporzionale al terrore: anche stavolta José Mourinho ha temuto di non vincerla. «Ho scherzato con il dottore - ha raccontato poi - devo fare qualche controllo al cuore...». Il risultato conta tantissimo, perché anestetizza i ricordi tetri delle sconfitte contro Milan e Juventus e rafforza la classifica, ma non basta a promettere un futuro luminoso alla Roma. Serve molto di più per restare sul treno delle prime. Mourinho emette la sua sentenza: «Era una partita da 5 o 6 a zero. Non troverete nelle statistiche tante occasioni per noi, ma andate a riguardare quante situazioni di ripartenza abbiamo sprecato in tre contro due o in tre contro tre. Abbiamo sempre controllato la situazione. Eppure il calcio è strano: se Rui non fa quella grandissima parata finisce 1-1. Dobbiamo imparare a uccidere le partite, quando dominiamo come in questo caso. Purtroppo abbiamo dei limiti e dei problemi, che con il mercato speriamo di aver risolto».
DEBUTTI. L’impatto di Sergio Oliveira, primo portoghese della storia a segnare con la Roma in Serie A, è stato in effetti determinante. Subito un rigore decisivo: «Ma la sua personalità non si è vista in quel momento. Anzi, avevo fatto una riunione prima della partita con cinque giocatori e tutti si erano resi disponibili a tirare, anche Pellegrini e Veretout. Sergio mi è piaciuto invece nella gestione del pallone e nella fase di non possesso. Ha sbagliato il primo passaggio al minuto 65, quando era già stanco. Ma non mi sorprende, lo conoscevo bene: come potete immaginare, seguo il campionato portoghese». E non è stato l’unico debutto: «Keramitsis, 17 anni. Un altro giovane che potrà raccontare di aver cominciato con me. Questa è una soddisfazione».
L’ELOGIO. Ma l’uomo-chiave della vittoria secondo Mourinho è in difesa: «Kumbulla. È stato il migliore in campo. Fantastico. Sono particolarmente contento perché
Marash in questa stagione ha avuto delle difficoltà. E io con lui in allenamento sono stato aggressivo e negativo, specie dopo la partita di Bodo. Ma il ragazzo è rimasto umile ed è cresciuto molto. Per me rende meglio in una difesa a tre. Ma anche con Mancio ha dimostrato di aver migliorato tanto».
CONCRETEZZA. Ma la Roma ancora non cresce: «La squadra ha giocato bene. Sentiva un po’ la pressione del risultato che per noi era super importante. E non era facile cambiare tutto all’ultimo minuto a causa dell’infortunio di Lorenzo:
Mkhitaryan avrebbe dovuto giocare play basso accanto a Sergio, per aiutare il palleggio, mentre Veretout non era mai stato provato in coppia con l’ultimo arrivato. Come dicevo prima, dovevamo sfruttare meglio le ripartenze. In allenamento avevo chiesto ai quattro attaccanti di provare le occasioni senza difensori davanti, solo per capire come fraseggiavano e per restituire loro fiducia. Ho notato delle difficoltà, delle decisioni sbagliate: Zaniolo ad esempio ha fatto bene, ma nel primo tempo nell’occasione del rigore poi cancellato avrebbe dovuto calciare di prima e invece controllando ha perso il tempo. Sono situazioni da valorizzare meglio».
«Oliveira di carattere Mi è piaciuto nella gestione del pallone Kumbulla il migliore»
PROSPETTIVE. La sua speranza è che nel prossimo ciclo di partite la squadra sappia garantire una maggiore continuità: «Adesso abbiamo qualche opzione in più, con Sergio e Maitland-Niles. Ma a dire la verità avremmo bisogno di più giocatori del livello di Sergio, che sanno interpretare i diversi momenti nell’arco dei novanta minuti. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo faticato a battere il Cagliari e che nessun avversario ti rende la vita facile: ricordo le sconfitte a Venezia e a Bologna e i 2 punti persi contro la Sampdoria. Per adesso mi prendo questa vittoria, ottenuta con un ottimo spirito di sacrificio».