«NAPOLI, IL BELLO DEVE VENIRE»
Spalletti: Siamo in grado di raggiungere l’obiettivo Champions Osimhen? Anche con la protezione ha tanta forza e coraggio
Il tecnico azzurro: «La sconfitta contro la Viola non lascerà scorie Nell’ultimo mese abbiamo avuto tante assenze In futuro il nostro rendimento è destinato a crescere»
Ops, è evaporato il Napoli: s’è perso dentro quegli ultimi due mesi nei quali s’è dovuto difendere da nemici d’ogni genere e specie, ha messo in fila una serie di contagiati da far venire i brividi; ha osservato partire, dalla banchina della tristezza, Koulibaly, Anguissa e Ounas; s’è accorto che ormai il destino, sicuramente cinico e chissà se anche baro, gli ha sottratto un bel po’ di uomini, persino il capitano; e però compostamente è rimasto lì, ai margini d’un sogno che esiste, non si è dissolto. «Se non siamo tutti, si può non fare benissimo come all’inizio campionato; ma anche senza tutti, si può fare meglio di quel ch’è successo nelle ultime partite». C’è un altro Napoli, vero, non è più quello che ha indotto a lasciarsi andare dentro una favola; e però è rimasto lo stesso Spalletti, che non ha mai pensato d’adagiarsi dentro alibi da cui starsene alla larga. È un concetto nuovo, non inedito, che sfugge all’astratta idea del complotto della sorte e va a petto in fuori incontro alla proprie responsabilità, l’arma sottile per scuotere quegli uomini che gli stanno intorno e rappresentano la sua filosofia calcistica da ribadire a Bologna. «Per vincere le partite è fondamentale avere giocatori a disposizione e in condizione. Noi nell'ultimo mese non li abbiamo avuti, per questo prevedo che il nostro cammino e il nostro rendimento sono destinati a crescere. Sono certo che il futuro del Napoli sarà migliore. Vogliamo arrivare tra le prime quattro».
ZONACHAMPIONS. Si chiama, semplicemente, zona-Champions, è la frontiera tra la ricchezza (presunta e assai probabile) e la normalità (possibile e quasi certa), è il passepartout per restituire al Napoli una dimensione che nel biennio alle spalle è stata demolita da un settimo e da un quinto posto, ma che è entrata comunque in conflitto con la fortuna. «Siamo in grado di raggiungere l'obiettivo. L'ambizione e la qualità di cui disponiamo ci daranno la spinta per poter migliorare in tutti i sensi. Abbiamo un gruppo che per qualità può far felice i tifosi e la città».
E ora ha pure un uomo mascherato, Osimhen, che va ad aggiungersi ai Mario Rui e ai Malcuit, ai Lozano e ai Fabian, a chi è appena uscito dalla solitudine dell’isolamento o dalla tristezza di un incidente: «Osimhen sta lavorando con noi, con quella protezione che si ritrova sul viso lui deforma i palloni, ha dato due o tre testate che ha buttato oltre la porta. Lui fa sempre vedere che non gli mancano né forza e né coraggio».
SGUARDO OLTRE. E il Napoli, a Spalletti, dovrà dimostrare di avere la personalità giusta per dimenticare la Fiorentina e quelle due ore ricche di contraddizioni: «La gara di giovedì non lascia scorie. È stato un match deciso da episodi, e giocare 9 contro 10 è più dura che essere 10 contro 11. Abbiamo pagato situazioni paradossali, perché per esempio sono stati espulsi i nostri cambi, quindi i giocatori freschi. Sono casualità, ma andiamo avanti». E a Bologna si guarderà in quell’orizzonte ampio, spalancatogli dal suo primo Napoli, quello che vinceva e divertiva in un’epoca neanche poi così lontana, quello che si prendeva il pallone e pure il campo e li faceva suoi, quello che non non aveva paura, né può averne adesso: «Non dobbiamo preoccuparci delle squadre che ambiscono alla zona Champions League. Noi siamo in grado di qualificarci». Ma anche di ignorare questo clima surreale che viene costruito dal mercato: «Io ho un numero di calciatori a disposizione che mi permette di fare il campionato che vogliamo fare. Con l'innesto di Tuanzebe siamo a posto numericamente. Poi è chiaro che c'è un mercato aperto e che abbiamo la società e degli operatori di mercato che vanno a valutare tutto ciò che accade». Inutile chiedergli se sia felice.