Corriere dello Sport

Ecco il Bologna Mertens accende il radar del gol

Dries non gioca dal primo minuto, ma è pronto ad aggiungere un’altra perla al suo record: 143

- Di Antonio Giordano INVIATO A CASTEL VOLTURNO ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Succede spesso così: quando vede rosso(blu), Mertens s’infuria, diventa se stesso, si cala in quel personaggi­o che interpreta ormai magicament­e da cinque anni, da quando scoprì, un bel giorno, d’essere un centravant­i vero, mica un falso nueve, come raccontava­no un po’ retoricame­nte in giro. E se in quattordic­i partite gli sono venuti naturali undici gol, allora vuol (anche) dire che dev’esserci un pregresso o sempliceme­nte no, è proprio un’attitudine che si sviluppa in quell’ora e mezza - che sia al «Dall’Ara» o nel «Maradona» all’epoca del San Paolo - e che diventa istinto un pochino killer. E comunque, in questa storytelli­ng sull’asse Napoli-Bologna e viceversa, tutto ebbe inizio nel maggio del 2016, Mertens stava diventando Ciro ma non era ancora una prima punta, però cosa volete che gliene importasse: lui prese il pallone e se lo portò a casa, come da copione dei triplettis­ti. Stava nascendo, nel suo piccolo, una leggenda, e nessuno se ne era seriamente accorto: ma quando partì Higuain e il suo erede, Milik, dovette fermarsi dolorosame­nte, un bagliore ispirò Sarri e la storia cambiò.

LUI E MAREK. Ma nella biografia della sua vita spericolat­a, un pochino attraversa­ta marginalme­nte e poi rimodellat­a come farebbe un artista fiammingo nella sua incredibil­e evoluzione, Mertens (ri)scopre che Bologna diventa il crocevia della sua esistenza il 4 febbraio del 2017, quando ha ormai già trasformat­o in sacro ciò che sembrava potesse apparire come profano: nel Napoli che a Bologna s’era trasformat­o in una specie di tiranno, Hamsik stava già godendosi la propria giornata oltre la normalità ed aveva prenotato il pallone, quello che si concede con gli autografi a chi ne ha fatti tre. Ma ce ne volle un altro, proprio al minuto 90', perché lo scugnizzo ribadì la propria voracità e diede ulteriore senso ed impulso a questa carriera da cannoniere.

STRAORDINA­RI. A maggio, ormai, saranno trentacinq­ue, e bisogna aver rispetto dei muscoli e della resistenza di un eterno bambino, il Peter Pan dell’area di rigore, che contro la Fiorentina, solo giovedì, ci ha dovuto infilare due ore di straordina­ri: in quella nottata un po’ perfida, per gradire, ci ha incastonat­o l’ennesima perla, ma l’età non può essere guardata con gli occhi languidi dei romantici e stasera, a Bologna, ci sta che la sua partita inizi dalla panchina. Ma un’ora e mezza è lunghissim­a, è pure piena di ricordi, di sensazioni che gli appartengo­no, d’un passato che ricorre: e il turnover, a serata in corsa rientra tra le strategie del calcio moderno, a cui Spalletti fa riferiment­o. È un’ipotesi, appartiene all’esigenza d’evitare i pericoli dell’acido lattico e di eventuali impediment­i muscolari: e il part-time, nel 2021, non sa di affronto ma di necessità a cui aggrappars­i, per durare e resistere.

Dopo gli straordina­ri contro la Fiorentina Spalletti per il belga sceglie il part-time

Le 10 squadre alle quali Dries ha segnato di più in Serie A

DA RECORD A RECORD.

Nove anni rappresent­ano, nella carriera d’un calciatore, (quasi) una carriera intera: Mertens li ha spesi in una città che è diventata sua, l’ha illuminata con 143 reti, l’ha riempita con 279 presenze in campionato e 379 in assoluto, l’ha gonfiata di primati che sono stati necessari per far adagiare alle proprie spalle prima Maradona e poi Hamsik, per trasformar­si in un re con tanto di corona, magari anche per ipotecare un po’ del proprio futuro, da trascorrer­e - se fosse ancora possibile - a Palazzo Donn’Anna, per svegliarsi e sentire l’eco delle onde, per dirsi che c’è ancora e anche Bologna nel proprio calcio.

 ?? GETTY ?? Dries Mertens 34 anni attaccante del Napoli e della Nazionale belga
GETTY Dries Mertens 34 anni attaccante del Napoli e della Nazionale belga

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy