Il padre: «Al suo petto 50 proiettili»
la sentenza. Salvo poi rimangiarsi tutto in serata.
«IPOCRISIA». Il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, ha parlato di un «processo segnato» e ha accusato i legali del governo australiano di avere mentito. E non solo. «Hanno maltrattato il miglior tennista del mondo per undici giorni, e all'undicesimo hanno confermato la decisione che avevano preso all'inizio. Gli ho detto che non vedo l'ora di riabbracciarlo qui, nella sua nazione, dove sarà sempre il benvenuto» ha detto.
Una certa retorica nazionalista prevale anche nel messaggio di sostegno del ministro dello sport serbo, Vanja Udovicic. «Novak Djokovic è il miglior tennista del mondo, venti volte campione Slam, un uomo che ha scritto la storia dello sport. Tutto il resto sono solo assurdità, un'espressione di ipocrisia» ha detto, secondo i media di Belgrado.
«UNA FARSA». Anche la Federtenis serba si schiera senza mezzi termini dalla parte del numero 1 del mondo. «La farsa è finita, stavolta la politica ha sconfitto lo sport» si legge in una nota. Il comunicato apre una serie di domande sul futuro di lungo periodo, e mette in relazione la sentenza contro Djokovic a quello che potrebbe succedere fra dieci anni, quando Brisbane ospiterà l'Olimpiade del 2032. «Che messaggio sta dando l'Australia? Anche allora gli sportivi, benché abbiano rispettato tutte le condizioni per entrare nella nazione, saranno cancellati dalla lista dei partecipanti agli eventi, detenuti come criminali e rimpatriati per decisione politica?».
Severa la presa di posizione del
Comitato olimpico nazionale per cui a Djokovic, in modo anti-sportivo, sarebbe stata tolta la possibilità di competere per il decimo titolo all'Australian Open. «Lo sport stavolta non è riuscito ad essere indipendente dalla politica e dalle influenze esterne» prosegue il comunicato in cui il comitato accusa gli australiani di aver trattato in maniera inaccettabile il numero 1 del mondo che aveva rispettato tutte le norme previste. «Siamo comunque molto fieri di come ha gestito la situazione – si legge –, per questo lo consideriamo ancora una volta come un vincitore nonostante questa scandalosa decisione».
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INTERDIZIONE? La sentenza di revoca del visto comporta di solito anche l'interdizione per tre anni dall'Australia. Ma Djokovic può comunque sperare di giocare, se vorrà, l'Australian Open e gli altri tornei in programma a Melbourne e dintorni nel 2023.
In attesa di conoscere il completo dispositivo della decisione, una cosa è certa: in casi particolari, per motivazioni stringenti, o se si ritiene che il divieto possa ledere gli interessi dell'Australia, l'interdizione si può cancellare. Prepariamoci a un nuovo round, dunque, fra dodici mesi.