Spalletti: Questo è il passo Champions
L’allenatore del Napoli: «Gara dominata a lungo Si poteva chiudere prima Nel finale troppo bassi» «Disponiamo di forza e qualità per stare tra le prime quattro. La bella azione del raddoppio è nelle nostre corde. La vittoria è del gruppo»
Al minuto 47 d’un pomeriggio a tratti abbagliante, un allenatore, Spalletti, si è stropicciato gli occhi, s’è pizzicato le guance, s’è gustato lo spettacolo e ha potuto godersi le tracce d’un calcio bello, certo episodicamente, ma sino ad affascinarlo. Al minuto 83 di quella della stessa partita, dopo essersi dovuto difendere soprattutto dal freddo, un allenatore, e di nuovo Spalletti, ha ripetuto la scena precedente - gli occhi, le guance ed ha pensato di essere finito, improvvisamente, su «scherzi a parte». Quando Bologna-Napoli è finita e non ci sono più né sogni e né allucinazioni, Spalletti-1 guarda Spalletti-2 e dice al suo Napoli tutto quello che non può nascondergli: le verità dolci e anche quelle un pochino amaragnole.
Si comincia dal 2-0, Spalletti.
«È stata una azione che appartiene alle nostre corde, perché noi questi siamo e questi dobbiamo essere. Abbiamo piedi, talento, capacità di orientare le partite assecondando la nostra natura. Potevamo chiuderla prima, occasioni ce ne sono state».
E il Bologna, pur soffrendovi, la poteva (quasi) riaprire.
«È capitato che ci siamo abbassati, abbiamo finito per soffrire la loro fisicità. Noi non siamo da scontro, lo sappiamo, e dobbiamo evitare che le partite finiscano su questo piano. Ma comunque è stato un momento. Perché poi prima avevamo giocato a pallone, come cerchiamo di fare. Difenderci non ci appartiene e mi arrabbio quando smettiamo di dimostrare che siamo in grado di proporre un calcio che è nostro. Le palle vanno tenute, pulite, riorganizzate. È inutile abbassarci, non lo sappiamo fare».
La notizia della sera arriva da San Siro, ma avete strappato punti anche ad Atalanta e Inter.
«Siamo nelle condizioni di rendere felice Napoli, una città straordinaria per ciò che dà. E siamo in condizione di vivere la nostra dimensione, di lottare per i primi quattro posti, di essere nel gruppo di quelle che vogliono la Champions».
La vostra strada è tracciata.
«Quando capiamo il percorso, lo seguiamo. Poi può succedere di perdere la bussola, e si diventa molli o banali. Noi abbiamo un ruolo, rappresentiamo Napoli e indossiamo una maglia gloriosa. Abbiamo il dovere di essere noi stessi, fare bene il nostro lavoro e dunque giocare al calcio. Se non ci riusciamo, non siamo nessuno».
Però una successo a Bologna, dopo quello con la Sampdoria e il pareggio di Torino con la Juventus fa classifica e dà coraggio.
«Abbiamo la possibilità per classificarci in zona-Champions. Abbiamo perso punti, in precedenza, che hanno complicato la nostra classifica. Non guardiamo alle altre ma a noi stessi. E del Napoli di Bologna, di quello che è stato capace per lunghissimi tratti, si può essere soddisfatti, ci mancherebbe. Poi c’è stata la pausa finale, quando abbiamo un po’ smesso di attaccare e abbiamo provato a gestirla».
Ha ritrovato Osimhen, i gol di Lozano.
«Potevamo metterla in salvo, perché chance ce ne sono capitate, e Skorupski è stato bravo un paio di volte. Io i numeri individuali non li guardo, il risultato appartiene al gruppo, alla squadra, alla gente, che ci fa sentire orgogliosi. Ogni sfida diventa un trampolino, per arrivare dove si deve».
Saranno quattro mesi appassionanti.
«Conosciamo il valore delle nostre avversarie. Ho sempre evitato di far riferimenti agli assenti, perché si può non perdere anche quando manca qualcuno. Però è anche vero che avere giocatori come quelli che stiamo ritrovando ci fa stare meglio. I nostri concorrenti vanno forti ma noi dobbiamo sistemarci, alla fine, tra le prime quattro».
«Stiamo ritrovando calciatori importanti per poter competere con la concorrenza»