Allegri: Juve la Coppa Italia per me conta tantissimo
Ha vinto il trofeo 4 volte di fila dal 2015 al 2018. È il tecnico più vincente al pari di Eriksson e Mancini «Le porto tutte nel cuore, però la prima alzata contro la Lazio fu emozionante e anche fortunata»
Mani in alto la minaccia di De Ligt
La “mano-grafia” di Matthijs De Ligt non è un elenco, è una storia. Olandese di 22 anni, alla Juventus dalla stagione 20192020, giocava nell’Ajax. Fu pagato 75 milioni di euro. «Prendi questa mano, zingara, dimmi pure che destino avrò» cantava Iva Zanicchi. Povero De Ligt. E’ capitato da noi proprio nel momento in cui Nicola Rizzoli apriva i mani-comi. E allora. Braccio-corpo-pallone: non si ricorda un rapporto così contiguo, così carnale, così spassionato e passionale. Così didattico, anche.
Nessuno come la roccia di Leiderdorp. Il battesimo risale al 6 ottobre 2019, Inter-Juventus 1-2, sotto i moccoli di Maurizio Sarri. Cross di Nicolò Barella, De Ligt salta con Lau-Toro Martinez, va di braccio, scomposto, sbaglia il tempo: rigore. Il 19 ottobre, eccolo di nuovo. In Juventus-Bologna 2-1, si butta per anticipare Rodrigo Palacio. Scarpa-braccio, assolto.
Dallo Stadium a Via del Mare: 1-1 a Lecce, 26 ottobre. Mischia, “sinistro largo” su spizzata di Fabio Lucioni. Colpetto o dischetto? Dischetto. Improvvisamente derby, il 2 novembre (non un secolo dopo). Rimessa laterale, Andrea Belotti la prolunga di testa, il batavo è lì, sulla traiettoria, l’òmero in bilico, un po’ complice e un po’ testimone. Graziato. E furente: timbrerà l’1-0. Da un Toro all’altro, 4 luglio 2020. Madama vince facile, 4-1, ma sul 2-0 una lecca di Simone Verdi ne incrocia, casualmente?, la sagoma, fianco più braccio. Corsetta di Fabio Maresca al Var e pollice verso: rigore.
Il protetto di Mino Raiola è alto 1,89 e pesa 89 chili: viene dal calcio totale, “totale” in tutti i sensi e per tutti gli arti. A scuola deve aver letto il vecchio testamento, basato sulla differenza tra bene e male, involontarietà e volontarietà, ignaro delle trappole che, sicari “flessibili”, lo attendevano al varco: il volume, le aperture alari e le distanze; i rimbalzi, i rimpalli, i tocchi, i rintocchi e lo schermo in agguato, vindice.
Con Andrea Pirlo, la forza della camicia di forza basta e avanza. Non si rammentano episodi clamorosi. Un penalty su Lau-Toro, sì, in Juventus-Inter 3-2: ma di pedata. Si “allena” agli Europei, De Ligt. Gli sfugge Patrik Schick, manina in caduta a frenarne lo slancio, rosso da ultimo uomo. Morale: Olanda-Repubblica Ceca 0-2.
E siamo al campionato in corso. A Roma-Juventus 3-4 del 9 gennaio. «One arm show». Nel merito: tiro di Lorenzo Pellegrini, piedino e braccino, niente; rovesciata di Tammy Abraham, gomito generosamente a protezione, Davide Massa fila al video e si corregge, rigore. Non solo: secondo giallo, espulso. Il primo? Gli era scappato Felix e lui, da terra, ne aveva smorzato il galoppo con una ditata alla palla.
Troppi, gli indizi, per rimettersi alla clemenza della fatalità. E unico, il suo caso - nelle frequenze, almeno - per chiedere asilo ai paragoni. Sodali in Nazionale, Stefan de Vrij all’Inter e Virgil van Dijk al Liverpool non coltivano la stessa “mania”. Fra rigori e rigorini i mani-comi stanno chiudendo. Resterà, a imperituri studi, il gomito alticcio di De Ligt. Per postura, per negligenza, per incantamento? Mani dietro la schiena: mi arrendo.
Voglia di Coppa Italia. «Conta tantissimo perché è un obiettivo della stagione». Massimiliano Allegri parla chiaro: vietato snobbare il trofeo nazionale perché può rappresentare una ancora di salvezza per aggiustare la stagione, così come è stato lo scorso anno per Andrea Pirlo, e dare un senso diverso ad un percorso che è ancora ricco di incognite. Lo scudetto è svanito troppo presto, la Supercoppa è sfuggita per uno svarione e i traguardi così si riducono, come i margini di errore. La qualificazione alla prossima Champions League è imprescindibile per evitare di appesantire ulteriormente i conti del club, già fiaccati dalla pandemia, e per non ridimensionare il progetto sportivo. Tutto, però, ancora in bilico. Alla rincorsa al quarto posto si aggiungono questa edizione della Champions - e i bianconeri tra un mese inizieranno a rincorrere il sogno dagli ottavi contro il Villarreal e, appunto, la Coppa Italia. Che è un po’ diventata la coppa di Max nella sua prima avventura juventina: l’ha vinta infatti quattro volte di fila dal 2015 al 2018, diventando il tecnico più vincente della manifestazione al pari di Sven Goran Eriksson e Roberto Mancini. «Le porto tutte nel cuore confessa a JuventusTv -, però la prima con la Lazio fu la più emozionante: la vincemmo anche in maniera fortunata, con il doppio palo biancoceleste e, sul capovolgimento di fronte, il gol di Matri».
SQUALIFICATO. L’ultima volta, nel 2019, il cammino si è fermato invece ai quarti con il capitombolo (0-3) in casa dell’Atalanta, poi finalista, che ha lasciato anche l’eredità di una squalifica. Allegri non sarà in panchina stasera e, come contro la Roma, toccherà al vice Landucci. Max, comunque, non vuole distrazioni: «Bisogna cercare di qualificarsi e andare ai quarti. All'inizio, la coppa non importa a nessuno poi incominci a giocare i turni che contano e interessa a tutti. A noi deve interessarci da subito. La Sampdoria ha cambiato allenatore e bisognerà stare ancora più attenti. Hanno dei giocatori bravi e molto pericolosi in attacco, come Quagliarella, Gabbiadini e Caputo, quindi bisognerà stare bene in campo nella fase difensiva e farlo da squadra, visto che abbiamo solo un difensore centrale a disposizione e bisognerà darsi una mano».
TURNOVER. Ecco una delle trappole: le assenze, concentrate principalmente in difesa dove Bonucci e Danilo sono assenti per infortunio,
De Ligt è squalificato (come Kean) e Chiellini è «a mezzo servizio». L’unico centrale di ruolo è Rugani, pronto per la quinta gara consecutiva, che sarà affiancato dal giovane De Winter, talento belga dell’Under 23 che può anche esprimersi a destra. I terzini saranno De Sciglio e Pellegrini, favorito su Alex Sandro che dovrebbe partire dalla panchina per la seconda volta di fila. In ogni caso, la situazione fa rima con emergenza (non per il Covid, dal quale è guarito il presidente Agnelli). «Ci saranno delle rotazioni perché veniamo da un periodo di partite intense a distanza di due-tre giorni e bisogna fare un ultimo sforzo prima di preparare il big match di San Siro con
«La Sampdoria ha cambiato allenatore e dovremo stare ancora più attenti»
«Ci saranno rotazioni e bisognerà fare un ultimo sforzo prima di pensare al Milan»
tro il Milan».
Le scelte verranno definite soltanto oggi, valutando chi ha più energie. A centrocampo è possibile un turno di riposo per Locatelli e McKennie, con Bentancur e Rabiot (in ballottaggio con Arthur) possibili titolari. In attacco Dybala riposerà, almeno inizialmente, in via precauzionale in vista del Milan, mentre Morata sarà il centravanti. Alle spalle dello spagnolo, una linea di trequartisti che potrebbe essere composta da Bernardeschi, Kaio Jorge e Kulusevski. L’alternativa è l’avanzamento di Rabiot al posto di Bernardeschi con Arthur in mediana accanto a Bentancur.