Sabatini: Salernitana non voglio retrocedere
«In carriera non mi è mai successo Dobbiamo fare di tutto per salvarci È una sfida che possiamo vincere»
Il patron Iervolino ieri ha presentato il nuovo ds «Ha un grande carisma»
Cita Goethe ed Emily Bronte, parla delle sue Marlboro Rosse e del suo stress. Racconta che da quando ha «l’onere psichico della Salernitana» ha ripreso a dormire dall’una di notte alle 7 del mattino, mentre «negli ultimi mesi non mi ero mai addormentato prima delle 4 perché di notte sto bene, rispondo a messaggi, polemizzo con persone che dormono». Walter Sabatini è tornato. È tornato con un obiettivo: salvare la Salernitana. Una frase diventa il manifesto della sua prima conferenza stampa da diesse della Salernitana: «Io vivo di stress. Ho sempre combattuto nella tempesta, so quanto è difficile sopravviverci dentro, ma non ne posso fare a meno». A scanso di equivoci premette subito, nella sede del Gruppo Noviello che ospita la conferenza, che questo «non è un capolinea né l’inizio di una parabola discendente, ma solo un ulteriore step della mia vita e un trampolino di rilancio fantastico, che vorrei con questo club. Non penso di stare qui per poi andare altrove». Il presidente Iervolino lo introduce da remoto: «È il primo campione che presentiamo per la Salernitana. La sua carica umana e il suo carisma mi hanno conquistato». «Un visionario pragmatico», dice di lui il nuovo diesse.
SALVEZZA NEL MIRINO. Sabatini è subito chiaro: «Non voglio retrocedere. Nella mia carriera non sono mai retrocesso. So che qualcuno mi ride dietro, so che le altre contendenti ci ritengono già fuori, ma non è così: la Salernitana non sarà fuori. Retrocedere mi ucciderebbe e, poichè amo la vita, non voglio che accada. So bene che la situazione è poco meno che tragica, ma sono certo di riuscire a combattere fino all’ultimo tuffo, sperando che sia decisivo per la salvezza. Io ho un futuro, non penso mai ad una vita al crepuscolo. Mi sento ancora un uomo competitivo, voglio soffrire fino all’ultimo e non dormire la notte. La mia è una grande sfida, che voglio vincere. La mia più grande sfida, ma non l’ultima. Perché sono immortale».
STRATEGIA. Sabatini , che avrà al suo fianco il collaboratore Pietro Bergamini, si prepara a rinforzare l’organico in pochissimo tempo. Qualcuno potrebbe arrivare già in settimana. «In questa situazione – dice – non si possono fare interventi programmatici. Ora bisogna costruire una squadra per lo scopo, quasi usa e getta, con tutto il rispetto possibile. Occorrono giocatori pronti alla guerra. Ci alleneremo tutti i giorni per vincere. Mercoledì (domani) incontrerò il presidente a Roma e in quella sede vedremo di chiudere due o tre operazioni non decisive ma importanti per affrontare la gara di Napoli. Poi ce ne saranno altre. Dobbiamo mettere dentro tre-quattro calciatori che abbiano in campo solo avversari da battere, che siano in grado di sopportare un carico emotivo importante. È l’instant team di cui ha parlato il presidente. Ovviamente devo avere rispetto anche per chi è già qui. Non c’è una lista di proscritti, ma salverò quei giocatori che dimostreranno di voler essere protagonisti di un’impresa. Chi sarà d'accordo, con i comportamenti e non a parole, resterà a Salerno».
DE ROSSI. Il tema allenatore torna più volte durante la conferenza stampa. E Sabatini si sofferma sull’idea De Rossi: «È un mio figlio, ma non può allenare. Non posso dire che mi commuovo perché non voglio essere patetico. Ma non potrà arrivare perché non è abilitato a farlo». E su Colantuono: «Lo conosco da quando era giovanissimo. Arrivò alla Sambenedettese grazie a me, fece l’ultimo anno da calciatore e poi iniziò ad allenare. Ho affetto per lui, ma non lo posso far pesare nella valutazione».
«De Rossi per me è come un figlio, ma non può allenare: non ha l’abilitazione»
«Per Colantuono nutro un affetto vero ma non può pesare sulla valutazione»
RIBERY. Su Ribery è lapidario: «È un campione e farà il campione. Anzi, dopo lo chiamerò per salutarlo e per dargli un appuntamento». E quando gli chiedono di uno dei suoi pupilli, Dybala, risponde: «Se andasse via dall’Italia, sarebbe una nefandezza. Mi vestirei a lutto. Lui è sublime, incarna la gioia del calcio nella piazzetta».