Corriere dello Sport

Seppi: Io meglio di Federer, premio alla mia passione

In campo per 66 Slam di fila uno in più del mito svizzero «Ai miei figli racconterò che il loro papà è stato un piccolo eroe che ha avviato il rinnovamen­to del tennis»

- Di Alessandro Mastroluca

Andreas Seppi ha superato Roger Federer. L'altoatesin­o è in tabellone all'Australian Open per il 66º Slam di fila, uno in più della striscia dello svizzero, fermato nelle ultime stagioni dagli infortuni e dalle operazioni al ginocchio. Al Roland Garros, potrebbe eguagliare Fernando Verdasco (67 consecutiv­i dal 2003 al 2020). Il primatista resta Feliciano Lopez, che a Melbourne gioca il suo 79º major di fila. A 37 anni, Seppi si pone come esempio positivo. Ha toccato un best ranking di numero 18, ottava miglior posizione per un italiano nell'era Open. E' rimasto sedici anni ininterrot­tamente in Top 100, negli Slam è arrivato per sei volte agli ottavi (quattro in Australia, una al Roland Garros, una a Wimbledon) è un'ispirazion­e per Jannik Sinner e i giovani che stanno scrivendo il rinascimen­to del nostro tennis maschile. Per lui che ha scelto di vivere in un ranch in Colorado il 66, il numero che si associa alla strada più affascinan­te del mondo, è il suo personale Oscar alla continuità.

Che effetto fa arrivare a 66 Slam consecutiv­i, uno in più di Federer?

«Sono stato fortunato in tutti questi anni, il mio fisico mi ha permesso di stare sempre al meglio durate tutte queste stagioni. Mi fa felice avere una piccola cosa in più di Federer».

Questa longevità dimostra passione per il gioco e profession­alità. La nascita di sua figlia Liv che fra circa un mese compirà due anni, come ha cambiato le priorità?

«Ho vissuto la mia carriera sempre al meglio, con momenti duri e momenti belli. Oggi con la famiglia sono maturato ancora di più. Mia figlia Liv ha cambiato solo il mio tempo libero, perché devo dedicarlo a lei e prossimame­nte anche al secondo».

A sua figlia cosa racconterà della carriera del padre?

«Racconterò che il suo papà è stato un piccolo eroe e con volontà e passione ha dato il via al cambiament­o del movimento tennistico italiano, dimostrand­o che con lavoro e qualità personali si può arrivare in alto».

Con quale spirito affronta oggi l'Australian Open e la stagione 2022?

«La stagione nuova parte sempre con entusiasmo, devo tenere il mio corpo sempre perfetto per giocare tutte le partite al meglio. L'obiettivo è di rimanere nei primi cento anche nel 2022».

La sua presenza in Australia si associa a grandi battaglie al quinto set. Vincerle è una que

di fisico, di testa, di cuore?

«Sì, ho giocato tantissime partite al quinto set nella mia carriera. Penso che la testa, e l’esperienza di averne giocate tante, mi abbia aiutato a essere sicuro quando la partita si allungava per ore».

Nella lista dei momenti da ricordare in Australia, il passante vincente sul match point contro Federer del 2015 resta speciale. Cosa ha significat­o?

«Quel passante non scendeva mai… Quella partita rimarrà nella storia, anche perché ho battuto Federer in uno Slam e fa tanto la differenza».

Spesso, quando si parla di lei, si fa riferiment­o all'impegno, alla dedizione, alla tenacia. Sente che la sua qualità di tennis sia stata sottovalut­ata?

«Ho lavorato tanto, quello è il mio grande talento. Tecnicamen­te sono sicurament­e buono, altrimenti non potevo giocare a quel livello così. Ma se dovessi farmi una critica non sarebbe sicurament­e tecnica».

Dal 2005 al 2020 è stato in Top 100 quasi ininterrot­tamente (salvo solo qualche settimana). Quanto vale per un giocatore poter dire di essersi espresso costanteme­nte a questo livello così a lungo?

«Tanti anni nei Top 100 mi fanno capire quanto ho voluto fare questo lavoro sotto stress. Mi riempie di gioia essere stato un giocatore importante nell’era più bella del tennis e essere stato soprattutt­o competitiv­o per tutti questi anni».

A fine carriera, si vede nel ruostione

lo di coach, magari di un giovane da far crescere?

«Ora penso a finire la mia carriera al meglio, poi vorrei dedicare il tempo alla mia famiglia. Non escludo nessuna possibilit­à, ma ho viaggiato tanto e se mi fermo un po’ va bene».

Che consiglio darebbe, oggi, all'Andreas Seppi giovane?

«»Di seguire il suo sogno con energia, attitudine e senza scuse. Il resto viene tutto di conseguenz­a.

Ci racconta qualcosa del suo ranch negli USA?

«La mia vita in America mi affascina. Io e la mia famiglia abbiamo deciso di trasferirc­i e provare questa nuova vita, a fine carriera vedremo cosa si potrà costruire di bello».

«A un giovane Seppi consiglier­ei di inseguire i sogni con energia e senza scuse»

«In campo sono educato, è la mia qualità migliore Dopo il ritiro vorrei fermarmi un po’»

Qual è la principale qualità che si riconosce in campo?

«Una qualità su tutte: l’educazione».

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LAPRESSE Andreas Seppi 37 anni è stato numero 18 del mondo

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