Corriere dello Sport

«I miei assist sono alla... carbonara»

Il play capitolino è stato il protagonis­ta dell’impresa di Pesaro contro Milano Tambone: Sono esperto di piatti romani In cucina faccio impazzire tutti i compagni!

- Di Elisabetta Ferri PESARO

Suo papà è un maratoneta: chissà, forse le sue fibre instancabi­li le ha ereditate da lui. Tanto che il suo coach, Luca Banchi, lo ha soprannomi­nato ‘the energizer’, l’energizzan­te. Matteo Tambone, eroe dell’impresa compiuta dalla Vuelle contro Milano (è andato ad un punto dal suo record in serie A coi 21 segnati domenica) ha una storia particolar­e: è un romano doc ma è nato a Graz, in Austria. «La città di mia madre. I miei si sono conosciuti in treno, una storia da film: papà tornava da una gara, mentre mamma stava venendo a Roma in vacanza, così si sono scambiati gli indirizzi e scritti delle lettere, poi si sono rivisti. Ha funzionato».

“Tambo” però nella Virtus Roma ha giocato pochissimo: cresciuto nelle giovanili dell’Apd Vigna Pia, ha debuttato in A nel 2012/2013, quando Marco Calvani portò la squadra in finale scudetto contro Siena, colleziona­ndo 12 presenze. «A fine stagione però le strade di Calvani e della Virtus si divisero, le idee non erano chiare ed io non vedevo grande interesse nei miei confronti. Di passare un altro campionato seduto non mi andava, così scelsi di scendere di categoria approdando a Ravenna, in A2, dove mi sono trovato bene e dove ho messo le basi della mia carriera». Tanto che dopo quel biennio giocato a buon livello arriva la chiamata della Nazionale sperimenta­le.

GAVETTA. Ma la gavetta per Matteo non è finita: nel 2015/16 si sposta a Treviglio, quindi ritorna a Ravenna. Infine, nell’estate del 2017 qualcuno si accorge che vale la massima serie: tre stagioni molto buone a Varese, mentre questo è il suo secondo anno a Pesaro dove sembra aver trovato la dimensione ideale. «Non mi ha mai chiamato un grande club? Se parliamo di risorse economiche, forse. Ma nelle due piazze nelle quali ho giocato in serie A, la pallacanes­tro è qualcosa di veramente speciale: sia Varese che Pesaro hanno una grande tradizione, hanno vinto dei titoli e il basket va per la maggiore, la gente lo segue più del calcio. Perciò un cestista si sente un privilegia­to a vivere in queste realtà,qui ti fanno sentire importante e io lo trovo bellissimo».

Classe 1994, 1.92 per 87 kg, Matteo è un bel torello che non si è mai fatto problemi di definire il suo ruolo: è un esterno moderno, capace di giocare sia play che guardia, occupando se c’è la necessità anche lo spot di ala piccola. Ama difendere, un collante imprescind­ibile per un coach. «Non mi sono mai sentito sminuito finora perché segnavo poco, so che lo posso fare ma sono a disposizio­ne per arrivare all’obiettivo che è quello di vincere. Banchi quando è arrivato mi ha chiesto soprattutt­o un sacrificio difensivo. Poi è arrivato il Covid e alcuni compagni sono usciti dalla quarantena senza forze, come Lamb, che finora era sempre andato in doppia cifra. Così contro l’Armani mi sono preso le mie responsabi­lità anche in attacco».

Ventuno punti segnati in 26 minuti con l’8/8 dalla lunetta che è il suo massimo in carriera. Negli ultimi anni Tambone ha avuto dei grandi maestri che hanno inciso molto sulla sua personalit­à. «Tre sergenti di ferro direi. A Varese Caja, poi qui a Pesaro Repesa e adesso Banchi: a fine allenament­o sei senza energie, ma poi la crescita personale e della squadra si vede».

La matematica non concede più speranze alla Vuelle in chiave Final Eight, nonostante cinque vittorie nelle ultime sei partite «ma non dobbiamo perdere l’entusiasmo, possiamo porci un altro obiettivo per fine stagione mentre intanto cerchiamo punti per la salvezza».

«Papà, maratoneta, incontrò mia madre austriaca in treno E sono nato a Graz»

«Non mi sono mai sentito sminuito finora perché segnavo poco»

UNIVERSITA’. Matteo aveva tentato di portare avanti anche lo studio. «A Varese mi ero iscritto a Scienze Motorie, ma poi ho mollato. Avessi saputo che sarei andato a giocare a Pesaro, dato che a Urbino c’è l’università, magari avrei tenuto duro!». Fidanzato con una ragazza di Ancona, nel tempo libero adora leggere libri gialli e guardare film thriller. «Mi rilassano». Così come cucinare: «Sono un esperto di piatti romani: con il cacio e pepe e la mia carbonara faccio impazzire i compagni di squadra americani». Domenica ha fatto impazzire anche i tifosi. E Milano...

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