Corriere dello Sport

“NOVAX” DJOKOVIC È UN CASO STORICO NON SOLO UNA SCONFITTA DELLO SPORT

L’Australia si è liberata di uno scomodo “invasore” portatore di guai che la perseguita­no fin dalle origini. Molti lo dipingono come un eroe, tantissimi lo temono… come la peste

- Di Italo Cucci

Caro Italo, evidente e dichiarata la valutazion­e politica che ha portato infine i giudici australian­i ad espellere Novak Djokovic. Sostanzial­mente inesistent­e quella giuridica. Se si aggiunge che tutta la vicenda è stata “oculatamen­te” spalmata dopo la prima sentenza favorevole al Serbo in modo tale che i tempi, come articolati, gli impedisser­o di arrivare in tempo all’ultimo eventuale appello, si deve concludere per una brutta figura della Terra dei canguri. Brutta figura che supera, anche se solo di poco, quella dello stesso grande campione, il quale - è opinione dello scrivente che ritiene che ai principi non si debba mai rinunciare - non andando a Melbourne, avrebbe evitato di tradire la propria immagine in qualche verso morale. Da storico e con divertimen­to, guardando alle reazioni delle autorità di Belgrado e ovviamente alla collocazio­ne geografica in due lontani continenti delle Nazioni coinvolte, mi torna alla mente quanto occorse ai tempi della Conflitto Franco Prussiano. L’allora Presidente della Bolivia Mariano Melgarejo (il quale, tra l’altro, in precedenza aveva pubblicame­nte affermato “Napoleone era un generale migliore di Bonaparte”!) dichiarò guerra alla Prussia invitando i soldati ad allenarsi nuotando visto che - badando a fare in modo che armi e munizioni non si bagnassero - sia pure in nave (ma non si sa mai cosa può accadere tra le onde) avrebbero dovuto traversare l’Oceano. Nulla di tutto ciò, ovviamente. E a ben guardare, esteticame­nte, mi dispiace.

Mauro Della Porta Raffo

Caro Mauro, mi fa piacere - abituato ad inchinarmi davanti alla tua colta saggezza non essere del tutto d’accordo con te almeno una volta. Considero infatti Djokovic che anche tu hai tuttavia colto in errore - autore di una coglionata stupefacen­te per uno che in Australia c’è stato tante volte e dovrebbe conoscerne usi, costumi e caratteri. Mi spiego. Quando sono andato in quel Paese la prima volta, una dozzina d’anni fa, sono rimasto colpito dalla Paura che gli australian­i hanno degli Altri. Arrivato all’aeroporto di Melbourne sono stato rinchiuso con gli altri passeggeri di una importante compagnia aerea interconti­nentale (non un charter del terzo mondo) in uno stanzone dal cui soffitto scendeva, con una nuvola di vapore, una pioggerell­a disinfetta­nte. Tipo camera a gas. Giorni dopo a Sydney, dove ho trovato tutt’altra accoglienz­a, mi hanno spiegato che gli australian­i sono da sempre - i dettagli più noti risalgono ad almeno trecent’anni fa - terrorizza­ti dalle pandemie portate per secoli da visitatori sospetti, uomini e topi, pirati e galeotti. E colonialis­ti inglesi.

Botany Bay ne conserva dolorose memorie e m’immagino che i giovani aussies amino oggi James Cook come gli eredi dei Clovis amano in America Cristoforo Colombo. Ecco perché il Serbo ha sbagliato. Confesso che poco m’importa dello scandalo sportivo, trovo più disdicevol­e il caso umano. Molti commenti italiani decisament­e pro Djokovic, vax o no vax, fanno pensare che il Bel Paese non abbia mai dovuto subire la paura degli invasori… pestiferi con relative restrizion­i. Raccomando una rilettura di cronache medievali del tutto simili a quelle dei nostri giornali. Anche a proposito dei vicini orientali che ci invadevano a piedi o per mare appestati e senza il Green Pass.

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Novak Djokovic, 34 anni: anche la Francia gli chiude la porta del Roland Garros

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