Diavolo spento lo scudetto è più lontano
Quattro sconfitte nelle ultime 10 gare, Ibrahimovic che segna con il contagocce: così i conti non tornano
Certi numeri non possono supportare ambizioni tricolori. E nemmeno edificarle, a girone di ritorno inoltrato. Il Milan all'indomani della sua quarta sconfitta in campionato si guarda indietro, dopo esser stato al comando della classifica per una ventina di minuti due sere fa. Ecco il sapore differente reso da uno scivolone interno: sono quattro le cadute, nelle ultime dieci partite di campionato. Quasi la metà dell'intero percorso, dalla sosta di novembre a oggi. Senza contare che Ibrahimovic a Udine aveva evitato al Milan il quinto passo falso. Un concentrato di contraddizioni, da due mesi a questa parte, che potrebbe tradursi domenica in un sorpasso del Napoli. Rendendo obbligatoria, a questo punto, una vittoria rossonera contro la Juve.
FATTORE RIMONTE. Negli ultimi sessant'anni al Milan non è mai riuscito di vincere uno scudetto perdendo più di quattro volte. Si fermò al poker di sconfitte la squadra dell'ultimo tricolore (2011) con Allegri in panchina, cosi come quella del '99 pilotata da Zaccheroni. Il derby di inizio febbraio racconterà molte verità, sulla falsariga dello scorso campionato. Intanto però il Milan fa i conti con un deficit di risultati al momento
del dunque. Riprendere l'Inter è ancora possibile, ma spunta un'inquietante analogia nelle cadute rossonere di quest'anno: le rimonte incassate. Un ragionamento esteso anche al girone di Champions League. Nel senso che contro il Liverpool, sia all'andata che al ritorno il Milan si è trovato in vantaggio - il 7 dicembre a San Siro stava anche compiendosi il miracolo di una qualificazione - per poi farsi superare. Lo stesso, contro l'Atletico Madrid. Gli altri due sorpassi, in campionato, sono quelli di Sassuolo e Spezia.
IBRA DISCONTINUO. Mentre l'assalto improduttivo alla porta di Provedel, lunedì, ha portato a un totale di 25 conclusioni segnando un solo gol. Con Ibrahimovic al tiro quattro volte, tre delle quali senza inquadrare lo specchio. Il suo digiuno a San Siro comincia a pesare: lo svedese in casa non trova il gol dal 12 settembre in Milan-Lazio. Da allora, quattro mesi interi di sole reti - sette - segnate fuori casa. Zlatan da luci e ombre, allora. Un netto scompenso, con tanto di rigore sbagliato contro la Roma la sera dell'Epifania. Novanta minuti in campo per intero (non succedeva dalla partita col Napoli, altra sconfitta interna del Milan peraltro) e il riposo settimanale, dopo la Coppa Italia saltata per squalifica, non sono bastati a Ibrahimovic. Lo Spezia continua a dire male a Pioli, ma stavolta c'è di più.
NIENTE CECCHINI. Come ad esempio, la poca lucidità dal dischetto: in questo caso è stato Theo Hernandez a sbagliare. Ibrahimovic ha smesso di tirare i rigori, ma il Milan resta sempre a rischio errore. Degli ultimi sette concessi, i rossoneri ne hanno sprecati tre. Mentre dall'inizio della scorsa stagione, si contano nove esecuzioni fallite compresa l'Europa. Nulla che possa deporre a favore della credibilità sotto porta. Avere un Leão tonificato, per adesso è l'unica consolazione di Pioli.