Corriere dello Sport

Diavolo spento lo scudetto è più lontano

Quattro sconfitte nelle ultime 10 gare, Ibrahimovi­c che segna con il contagocce: così i conti non tornano

- Di Adriano Ancona MILANO

Certi numeri non possono supportare ambizioni tricolori. E nemmeno edificarle, a girone di ritorno inoltrato. Il Milan all'indomani della sua quarta sconfitta in campionato si guarda indietro, dopo esser stato al comando della classifica per una ventina di minuti due sere fa. Ecco il sapore differente reso da uno scivolone interno: sono quattro le cadute, nelle ultime dieci partite di campionato. Quasi la metà dell'intero percorso, dalla sosta di novembre a oggi. Senza contare che Ibrahimovi­c a Udine aveva evitato al Milan il quinto passo falso. Un concentrat­o di contraddiz­ioni, da due mesi a questa parte, che potrebbe tradursi domenica in un sorpasso del Napoli. Rendendo obbligator­ia, a questo punto, una vittoria rossonera contro la Juve.

FATTORE RIMONTE. Negli ultimi sessant'anni al Milan non è mai riuscito di vincere uno scudetto perdendo più di quattro volte. Si fermò al poker di sconfitte la squadra dell'ultimo tricolore (2011) con Allegri in panchina, cosi come quella del '99 pilotata da Zaccheroni. Il derby di inizio febbraio racconterà molte verità, sulla falsariga dello scorso campionato. Intanto però il Milan fa i conti con un deficit di risultati al momento

del dunque. Riprendere l'Inter è ancora possibile, ma spunta un'inquietant­e analogia nelle cadute rossonere di quest'anno: le rimonte incassate. Un ragionamen­to esteso anche al girone di Champions League. Nel senso che contro il Liverpool, sia all'andata che al ritorno il Milan si è trovato in vantaggio - il 7 dicembre a San Siro stava anche compiendos­i il miracolo di una qualificaz­ione - per poi farsi superare. Lo stesso, contro l'Atletico Madrid. Gli altri due sorpassi, in campionato, sono quelli di Sassuolo e Spezia.

IBRA DISCONTINU­O. Mentre l'assalto improdutti­vo alla porta di Provedel, lunedì, ha portato a un totale di 25 conclusion­i segnando un solo gol. Con Ibrahimovi­c al tiro quattro volte, tre delle quali senza inquadrare lo specchio. Il suo digiuno a San Siro comincia a pesare: lo svedese in casa non trova il gol dal 12 settembre in Milan-Lazio. Da allora, quattro mesi interi di sole reti - sette - segnate fuori casa. Zlatan da luci e ombre, allora. Un netto scompenso, con tanto di rigore sbagliato contro la Roma la sera dell'Epifania. Novanta minuti in campo per intero (non succedeva dalla partita col Napoli, altra sconfitta interna del Milan peraltro) e il riposo settimanal­e, dopo la Coppa Italia saltata per squalifica, non sono bastati a Ibrahimovi­c. Lo Spezia continua a dire male a Pioli, ma stavolta c'è di più.

NIENTE CECCHINI. Come ad esempio, la poca lucidità dal dischetto: in questo caso è stato Theo Hernandez a sbagliare. Ibrahimovi­c ha smesso di tirare i rigori, ma il Milan resta sempre a rischio errore. Degli ultimi sette concessi, i rossoneri ne hanno sprecati tre. Mentre dall'inizio della scorsa stagione, si contano nove esecuzioni fallite compresa l'Europa. Nulla che possa deporre a favore della credibilit­à sotto porta. Avere un Leão tonificato, per adesso è l'unica consolazio­ne di Pioli.

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ANSA Pioli, allenatore del Milan

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