Corriere dello Sport

Il mercato e i nodi irrisolti

- Di Franco Ordine

Al netto dell’effetto Serra, è giusto soffermars­i sulla misurata comunicazi­one di Stefano Pioli e addentrars­i nel 50% delle responsabi­lità da mettere in capo all’area tecnica e alla squadra del Milan. L’allenatore ha puntato molto sul numero, gigantesco, di occasioni da gol sprecate dai suoi specie nel primo tempo. Giusto. Ma forse è il caso di puntare i riflettori su molto altro. E cioè sulle valutazion­i, fatte durante il mercato estivo, e alle viste della finestra di gennaio, da chi ne ha la responsabi­lità. Cominciamo dal centrocamp­o. Se contro lo Spezia la coppia Bakayoko-Krunic schierata da Pioli non è un capriccio ma una necessità dovuta all’assenza (per la coppa d’Africa) di Kessie e Bennacer e alla squalifica (cercata per scontarla con lo Spezia) da Tonali, una riflession­e va fatta. Già in quei mesi lontani, si è infatti sottostima­to il rischio che, per via del calendario asimmetric­o, quelle assenze potessero risultare decisive nelle sfide di gennaio (Roma, Juve e Inter). E non si è perciò provveduto a rimpolpare il settore con un altro centrocamp­ista di sicuro rendimento. A inizio dicembre è stata commessa la seconda leggerezza in occasione dell’infortunio (gravissimo) occorso a Kjaer, pilastro e leader della difesa rossonera.

Il club ha riconosciu­to subito l’urgenza di provvedere ad acquistare un difensore centrale ma ha aspettato, con comodo, che si aprissero le danze del calcio-mercato, sbattendo contro richieste esagerate (Bremer) o barricate dei club (Lilla per Botman). In certi casi la velocità di esecuzione è indispensa­bile. Il Milan si è così ritrovato senza nemmeno Tomori fermato dalla lesione del menisco appena rientrato dal covid, evento non pronostica­bile naturalmen­te. Sotto voce qualcuno, sul punto, potrebbe obiettare: ma il Milan rincorre il modello del calcio sostenibil­e. Verissimo. E allora è inutile inseguire le chimere di una rincorsa sull’Inter mettendo sulla schiena di Pioli - che qui e non soltanto in questo caso risulta il più aziendalis­ta di tutti - ambizioni e responsabi­lità che non collimano con il piano industrial­e della società. Bisogna dire: fino a qui hanno fatto il massimo, di più non possono fare, come succede in tutte le famiglie dove si rispetta il bilancio e non si autorizzan­o spese fuori budget. Non solo. Questo ragionamen­to vale anche per il futuro quando per tempo bisognerà affrontare il nodo Ibra. Si può rischiare di affrontare anche il prossimo torneo senza un centravant­i meno datato e con un ruolino di gol adeguato? Deciderlo per tempo, forse, sarebbe il caso.

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