Il mercato e i nodi irrisolti
Al netto dell’effetto Serra, è giusto soffermarsi sulla misurata comunicazione di Stefano Pioli e addentrarsi nel 50% delle responsabilità da mettere in capo all’area tecnica e alla squadra del Milan. L’allenatore ha puntato molto sul numero, gigantesco, di occasioni da gol sprecate dai suoi specie nel primo tempo. Giusto. Ma forse è il caso di puntare i riflettori su molto altro. E cioè sulle valutazioni, fatte durante il mercato estivo, e alle viste della finestra di gennaio, da chi ne ha la responsabilità. Cominciamo dal centrocampo. Se contro lo Spezia la coppia Bakayoko-Krunic schierata da Pioli non è un capriccio ma una necessità dovuta all’assenza (per la coppa d’Africa) di Kessie e Bennacer e alla squalifica (cercata per scontarla con lo Spezia) da Tonali, una riflessione va fatta. Già in quei mesi lontani, si è infatti sottostimato il rischio che, per via del calendario asimmetrico, quelle assenze potessero risultare decisive nelle sfide di gennaio (Roma, Juve e Inter). E non si è perciò provveduto a rimpolpare il settore con un altro centrocampista di sicuro rendimento. A inizio dicembre è stata commessa la seconda leggerezza in occasione dell’infortunio (gravissimo) occorso a Kjaer, pilastro e leader della difesa rossonera.
Il club ha riconosciuto subito l’urgenza di provvedere ad acquistare un difensore centrale ma ha aspettato, con comodo, che si aprissero le danze del calcio-mercato, sbattendo contro richieste esagerate (Bremer) o barricate dei club (Lilla per Botman). In certi casi la velocità di esecuzione è indispensabile. Il Milan si è così ritrovato senza nemmeno Tomori fermato dalla lesione del menisco appena rientrato dal covid, evento non pronosticabile naturalmente. Sotto voce qualcuno, sul punto, potrebbe obiettare: ma il Milan rincorre il modello del calcio sostenibile. Verissimo. E allora è inutile inseguire le chimere di una rincorsa sull’Inter mettendo sulla schiena di Pioli - che qui e non soltanto in questo caso risulta il più aziendalista di tutti - ambizioni e responsabilità che non collimano con il piano industriale della società. Bisogna dire: fino a qui hanno fatto il massimo, di più non possono fare, come succede in tutte le famiglie dove si rispetta il bilancio e non si autorizzano spese fuori budget. Non solo. Questo ragionamento vale anche per il futuro quando per tempo bisognerà affrontare il nodo Ibra. Si può rischiare di affrontare anche il prossimo torneo senza un centravanti meno datato e con un ruolino di gol adeguato? Deciderlo per tempo, forse, sarebbe il caso.