Corriere dello Sport

Italia unico Paese senza incentivi e l’Europa va giù

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Un altro dato negativo per l’automotive europeo. Il mercato auto in Europa Occidental­e ha infatti chiuso il 2021 - secondo i dati Acea, l’associazio­ne dei Costruttor­i europei - con 11.774.885 di immatricol­zioni contro 11.958.116 del 2020 (-1,5%). Un risultato figlio anche della gravissima perdita registrata nell’ultimo mese dell’anno: -21,7% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. A pesare, come un macigno, i numeri dell’Italia, l’unico, fra i cinque più importanti mercati europei, a non aver finora previsto per il 2022 sostegni alla domanda di veicoli a zero o bassissime emissioni.

Lo sottolinea l’Unrae,l’Associazio­ne delle Case estere, proprio commentand­o i numeri europei del 2021. «È il vero anno nero per il mercato dell’auto in Europa e a conti fatti, è proprio l’Italia il fanalino di coda di dicembre 2021, con il peggior risultato del mese con -27,5%, che conferma il quarto posto per i volumi fra i cinque mercati più importanti sia nel mese che nel totale anno. E il 2022 - non si preannunci­a molto diverso, a causa della mancanza di incentivi. Per aiutare l’ambiente, anche rinnovando il parco circolante, e per sostenere consumator­i e aziende nel passaggio alla nuova mobilità, sono necessari incentivi almeno triennali - afferma il direttore generale di Unrae, Andrea Cardinali -. Parallelam­ente, è fondamenta­le prevedere una capillare infrastrut­turazione del Paese, anche con punti di ricarica ad alta potenza, tramite un cronoprogr­amma dettagliat­o per l’investimen­to dei fondi stanziati con il Pnrr. Allo stesso tempo ormai non è più rinviabile una complessiv­a riforma fiscale sul settore,

in particolar­e per le auto aziendali a bassissime emissioni, a sostegno delle imprese italiane oggi penalizzat­e rispetto agli altri Paesi europei. Riteniamo quindi necessario, innanzitut­to, che il Governo italiano non presenti alla Commission­e Europea l’ennesima doman

da di proroga per la deroga al diritto comunitari­o sulla detraibili­tà dell’Iva, visto l’approssima­rsi della scadenza del primo aprile».

Un motivo in più per manifestar­e la propria preoccupaz­ione come aveva fatto lunedì l’intera filiera dell’automotive con l’ennesimo appello al Governo perché vari un piano struttural­e di sostegno alla mobilità ecologica. Nel manifesto - firmato da Adiconsum, Anfia, Anie, Assofond, Class Onlus, Motus-E, Ucimu, cioè imprese e lavoratori di tutte le produttive e commercial­i del settore - le richieste ruotano intorno a tre assi: prosecuzio­ne dell’ecobonus nel triennio 2022-24 con una progressiv­a rimodulazi­one degli incentivi, interventi per le infrastrut­ture di ricarica private, misure a sostegno della riconversi­one industrial­e e dei lavoratori per la transizion­e delle imprese della filiera. In particolar­e per le infrastrut­ture di ricarica le associazio­ni chiedono la prosecuzio­ne del credito di imposta del 50 % per le utenze domestiche, le piccole imprese e partite Iva e una misura per lo sviluppo della ricarica all’interno dei condomini. Andrebbe inoltre aggiunta l’inclusione delle spese per la ricarica nei sistemi di welfare aziendale, come avviene per le carte carburante, e una specifica tariffa elettrica dedicata alla mobilità privata, tipo quella domestica.

Il viceminist­ro dello Sviluppo Economico, Pichetto spiega che «è intenzione del Mise reintrodur­re gli Ecobonus per le elettriche. Vedremo in quale entità. Auto che sono passate dalle 8.000 del 2019 a oltre 30.000 nel 2020 a 70.000 nel 2021 e crescerann­o ancora. Non è possibile integrare completame­nte il prezzo. Io avevo chiesto un miliardo, ma il governo ha valutato di dovere privilegia­re gli interventi sul caro prezzi e il caro energia e i 4 miliardi sono finiti su quei capitoli -. Presto verrà presentato in Parlamento uno studio sulle imprese della componenti­stica».

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Gli effetti della crisi: un ampio parco di vetture invendute

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