«Lo scudetto? Noi ci abbiamo sempre creduto»
Perché non resti un crepuscolo, con dentro sensazioni pallide. Perché in questo tempo che verrà ci sia ancora il sentimento pieno di un decennio. Perché - vada come vada - sarà egualmente un successo e sarà bello dirselo, un bel giorno che la vita è anche questa. «Perché noi ci crediamo». Perché quando Lorenzo Insigne, al 14', ha messo il pallone sul dischetto, in quel momento quello non era cuoio ma fuoco: «Perché noi ci crediamo». La casetta in Canada verrà poi, quella è la sua esistenza e il suo futuro, ma adesso che Napoli sta lì e sogna assieme a lui, Lorenzo Insigne se la carica sulle spalle e se la porta a spasso in quella parabola geniale che ispira a Politano un gol da mille e una notte al minuto 37', quando il talento spazza via le preoccupazioni e dà una traccia d’una domenica speciale. «E’ stato tutto molto bello, soprattutto la vittoria. La volevamo e l’abbiamo ottenuta, dimostrando la nostra capacità di saper soffrire in gare pesanti. Non pensiamo alle altre, al calendario, a chi gioca prima o dopo: andiamo avanti per la nostra strada e vediamo».
Ci saranno altre sette partite per cercare di attenuare, se mai sarà possibile, il dolore per l’eliminazione dal Mondiale («una delusione enorme e ormai non posso fare altro che chiedere scusa a tutti i tifosi della Nazionale») ma mentre le lancette dell’orologio lo avvicineranno all’addio, e di lui resterà il passato e questi centodiciannove gol a cui qualcosa si può ulteriormente aggiungere, Insigne andrà a rovistare nella Storia, per tentare di riscriverla. «E’ una grande vittoria ma dobbiamo pensare immediatamente
NIENTE CALCOLI.
alla prossima gara. Si ragiona di settimana in settimana, adesso ci godiamo un attimo il successo ed i tre punti e poi ci caleremo, anche mentalmente, nella prossima gara».
IL PAPA’ BOMBER. E chissà cosa accadrà, nessuno può prevederlo, però si sa ciò che il Napoli e Lorenzo Insigne inseguiranno, sino al 22 maggio, affinché a Carmine, a cui ieri è andato il gol, sia possibile poi dedicare anche altro a lui e pure a Christian: «E’ il compleanno di mio figlio e lui mi ha scritto, prima che scendessimo in campo, per ricordarmi che il 4 aprile è la sua festa. Sono contento per lui, ovviamente». E però non può finire così, non adesso che qualcosa è scoccato nella testa di una squadra autorevole e padrona di se stessa, d’una squadra che sa come andare a sfidare l’Atalanta e a sfruttare l’istinto diabolico di cui è dotata. «Noi ci abbiamo creduto sin dal primo minuto». Ne restano soli 630, cosa volete che siano di fronte a quei trentadue anni che separano dall’ultimo delirio di massa?
le». Il Bologna, secondo Pioli, verrà a San Siro per fare la partita e andrà a caccia dell’intera posta in palio: «Non faranno una gara difensiva, non rientra nella mentalità di Mihajlovic, per questo mi aspetto un Bologna intenso e aggressivo, con velocità. Partita da affrontare con grande qualità». La gara d’andata era stata decisa nei minuti finali anche grazie a un gol di Ibrahimovic, al momento non ancora al top della forma ma comunque arruolabile per l’impegno: «Zlatan deve convivere con i suoi acciacchi ma sta bene. Ibra dovrà aiutare il gruppo, come sempre, per cercare di ottenere il massimo. È il suo obiettivo ed è quanto ha sempre fatto, è la sua motivazione».