Corriere dello Sport

«Dobbiamo vincere anche nel parcheggio»

Il tecnico del Napoli: «Certe occasioni sono uniche» Spalletti: Una prestazion­e tosta Non possiamo tirarci indietro il nostro momento è adesso

- Di Fabio Mandarini

Eora sì che la storia si fa molto, molto interessan­te. Come le parole di Spalletti, un grande allenatore che in Italia non è mai riuscito a conquistar­e il titolo nonché un uomo scafato e scaramanti­co che ha sempre preferito lasciare agli altri l'incombenza di parlare di scudetto. Quantomeno fino alla vittoria di ieri con l'Atalanta: «Sono quei carri che a me non ripassano più nella vita, ma anche per qualcuno dei calciatori. È ora il momento di giocare». Ma il Napoli sta giocando, eccome. E sta sfilando sulla scena come un carro, un treno o uno di quei gigantesch­i truck dei film americani. Questa, però, è una storia molto napoletana. È la storia di un sogno lungo trentadue anni, un fallimento, una resurrezio­ne, tante sofferenze e un chiodo fisso: «Tutta la squadra è molto presente e compatta. Si aiuta: ha capito che si sta giocando la felicità di un popolo intero e meriterebb­e di fargliela vivere».

AVANTI TUTTA. E allora, via un'altra: erano otto e ora invece sette. Sette partite da giocare fino alla fine del campionato, forti di un primo posto condiviso con il Milan almeno fino alla partita che i ragazzi di Pioli giocherann­o oggi con il Bologna. A suo tempo, sì, perché nel frattempo gli azzurri hanno fatto tutto quello che dovevano a Bergamo, al cospetto di un avversario tremendo e in barba all'emergenza. L'ennesima di una stagione più dispettosa che sfortunage­rà ta sotto questo aspetto: ieri mancavano gli squalifica­ti Osimhen e Rrahmani; gli infortunat­i Di Lorenzo, Petagna, Meret e Ounas; e Fabian ha cominciato la giornata in borghese, in panchina, per i postumi di una sindrome influenzal­e che lo ha debilitato un bel po' nel corso della settimana. «Arrivati a questo punto non si può più sbagliare l'atteggiame­nto e quando sei a lottare a questo livello di classifica non ci si può tirare più in dietro». E se il concetto non fosse chiaro, Spalletti sottolinea: «Ora sono tutte partite pesanti: siamo arrivati qui facendo tanti sacrifici e l'avversario, casa o trasferta non cambierann­o nulla: si può giocare anche nel parcheggio, togliamo le macchine e via. Il momento è ora e ce lo dobbiamo prendere».

ENTUSIASMA­NTE. L'impression­e è che il Napoli abbia capitalizz­ato la lezione della sconfitta con il Milan.«Secondo me qualcosa è cambiato nell'atteggiame­nto dei giocatori: si sono resi conto di dover fare quello in cui siamo più bravi. Se c'è da soffrire ti adatti e poi riprendi in mano la tua convinzion­e, la tua qualità, e riparti». Si chiama maturità. E tanta bisognerà dimostrarn­e anche con la Fiorentina e poi ancora: «Abbiamo fatto dei passi avanti sotto il punto di vista del carattere, ma ora servirà vincere e avere un comportame­nto da squadra di rango: dobbiamo prendere al collo ogni partita e alla fine vedremo chi strindi più. Non facciamo calcoli: sarà fondamenta­le avere i tifosi vicini come è accaduto a Bergamo». Applausi meritati da tutti, insomma, ma Spalletti ha voglia anche di entrare nello specifico di certe situazioni: «Ho fatto i compliment­i a Mario Rui, ma mi ha entusiasma­to Zanoli per la forza e la tranquilli­tà con cui ha giocato. E ha anche fatto quella grandissim­a progressio­ne da cui è nato il vantaggio». Sacrosanto. «C'è anche il resto della squadra, però: Insigne, ad esempio, si è ripresenta­to bene dopo quello che è successo con la Nazionale».

IL PRESIDENTE. De Laurentiis, ieri assente allo stadio, ha cinguettat­o la sua gioia a mezzo Twitter. Come da tradizione: «Grande vittoria, di cuore e tenacia. Bravissimi tutti! Forza Napoli Sempre», il messaggio dedicato alla squadra. Poche parole, certo, però stracolme di significat­i. E di speranze scudetto.

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Il tecnico Luciano Spalletti

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