OSI, SCUDETTO E POI PREMIER?
L’attaccante nigeriano sta attirando le attenzioni delle big: il rush finale del campionato può solo far lievitare la sua quotazione Alcuni club inglesi stanno lavorando sottotraccia: tentazione forte per l’Arsenal ma anche il Manchester Utd è pronto a sf
Quanto vale Osimhen? Il campo, e l’ha detto, non mente: sono quindici gol, finora, spalmati in 1773 minuti, e bastano per accreditarlo come stella. Ma fuori dall’area di rigore, e quando bisognerà poi starsene con le orecchie spalancate, quei cento milioni di euro comparsi in gennaio, per espressa volontà del Newcastle, non basteranno più. Osimhen è il calcio atletico e fisico, è la capacità di spostare (anche da solo) una partita, è il centravanti sul quale andare a giocare ed è anche l’uomo dei sogni: quando c’è, s’avverte; e quando manca, va atteso.
Bergamo a modo suo ha detto anche altro, a questo Napoli che per un anno intero - nella passata stagione - ha avuto il sospetto di non poterne fare a meno: il metodo-Spalletti ha rimosso quella teoria, l’ha sistemata tra le leggende metropolitane, ha sottolineato che esiste una vita calcistica pure senza un attaccante (persino) unico nel suo genere e semmai ha lasciato ipotizzare che dentro al sogno, sarà possibile sentirsi meglio, ora che il bomber tornerà.
VERDEBIANCOROSSO. Victor
Osimhen è diventato decisivo e la sua esplosione non è racchiusa semplicemente e statisticamente in quei quattro gol tra Verona e Udinese, sei punti afferrati a colpi di testa, incurante della maschera che si porta appresso e semmai anche del ricordo delle fratture di San Siro. Osimhen ha sottolineato che il suo calcio è ampio, non solo ripartenza (o contropiede) ma anche partecipazione attiva nei sedici metri e pure fuori, sensibilità nel contro-movimento, istinto da killer, ferocia nella verticalità ma padronanza dello spazio: il prototipo di chi sa far tutto, e l’ha dimostrato, e la disponibilità ad imparare, per non farsi trovare impreparato mai.
OH, YES. Il resto è già accaduto, e rientra nelle dinamiche di un calcio che non può sottrarsi a certe sollecitazioni esterne, semmai deve essere pronto ad assorbirle: il Newcastle, a gennaio, l’ha sparata veramente grossa, ha lasciato impallidire il Napoli, che però non ha mai vacillato e quando ha (metaforicamente) intuito che quei cento milioni di euro erano veramente sul tavolo, s’è girato ed ha fatto finta di niente. Ma la Premier, ch’è ricca di suo, non ha mai smesso di lanciare i propri messaggi, che subliminali non sono, e le voci si sono sparse: l’Arsenal ha appena perso Aubameyang, a giugno si ritroverà con Laca
Nello scorso gennaio il Newcastle aveva offerto cento milioni: ora non bastano più
zette in scadenza e un buco in mezzo alle aree altrui da dover riempire. Osimhen è una tentazione forte. Ma Oltremanica vanno pure oltre i limiti e Osimhen appartiene alla categoria degli attaccanti extra-lusso a cui guarda il Manchester United, che sta lì, lascia che il tempo passi, osserva, studia e valuta, evitando di fare moine e comunque rientrando in quel chiacchiericcio che appartiene a questo mondo.
Victor è concentrato ed è pronto a dare il suo contributo dopo la squalifica
SETTE BELLEZZE. Ci sono ancora sette partite in cui divertirsi, per tentare di afferrare il sogno chiamato scudetto a cui Osimhen guarda con legittime ambizioni «sussurrate» via twitter dopo la doppietta all’Udinese: «Noi ci crediamo». E poi per il Napoli verranno - ma soltanto dopo - i centoventi milioni di buoni motivi per guardarsi intorno, per riflettere sul valzer di sterline che finiranno per materializzarsi ancora, diabolicamente, per dare un’occhiata intorno - piace tanto Scamacca, il preferito nelle gerarchie - e per mettersi comodo, possibilmente all’ombra d’uno scudetto a riflettere. La vita è adesso.