Corriere dello Sport

Dybala, addio senza Joya

Quelle lacrime a fine gara raccontano orgoglio e malinconia Puntava a chiudere accarezzan­do il sogno scudetto, ma non si ferma

- Di Roberto Perrone

«Fino alla fine» scrive Paulo Dybala sul suo profilo Instagram. Nella foto, la maglia gli copre parte del viso. Ma gli occhi, no. Gli occhi raccontano desiderio e delusione, orgoglio e malinconia. La fine è nota e la nostalgia è tornata quella di un tempo. Il popolo juventino vuole ancora Paulo Dybala con la maglia bianconera. Paulo Dybala che si asciuga quel misto di sudore e lacrime che ha sul viso; Paulo Dybala che saluta la folla, ragazzo triste (come loro) per non aver segnato il suo quinto gol all’Inter; Paulo Dybala amareggiat­o per la sconfitta; Paulo Dybala che ci ha provato, come tutta la Juventus, ma si è trovato avviluppat­o in una gara buona ma non fortunata e non spietata come altre; Paulo Dybala che voleva concludere la sua avventura a Torino accarezzan­do il sogno dello scudetto o almeno impedendo il bis al vecchio rivale, mettendolo in difficoltà, ma non c’è riuscito. Il suo ultimo Clasico italiano si è chiuso con una riflession­e sulla parabola beffarda del football.

La fine è nota, ma stupirsi dell’attaccamen­to di questo giovane dagli occhi da cerbiatto, in certi momenti, o di bragia, in certi altri, può sembrare perfino offensivo. Di sicuro nel calcio post Covid ormai sono saltate tutte le marcature e l’addio si consuma in ritardo. Come un tempo di anticipava, perfino troppo, la firma di un nuovo contratto, adesso, al contrario, si arriva a una manciata di partite dal termine della stagione per scoprire/annunciare che le strade si dividono. Vabbè, forse qualcosa si può capire anche prima, forse certi amori che finiscono lanciano segnali chiari di sfinimento. Però ci sono amori e amori, giocatori e giocatori. E Paulo Dybala è il “dieci” della Juventus, uno della lunga serie di piedi magici con quel numero sulla schiena, Sivori, Platini, Baggio, Del Piero (mettiamoci pure Zidane, anche se aveva il 21) che hanno servito Madama con fantasia e trovate. Insomma, come si dice dei moderni cuochi di successo, operavano una sintesi di tradizione e creatività. Al popolo restano impressi più di altri, è naturale e il popolo li vorrebbe sempre lì, in eterno. Ma l’eternità, ormai, nel calcio è peggio della nostalgia, qualcosa di imprevisto, a volte c’è, a volte no. Rara, ma a volte si manifesta.

Come in queste ore, con una congiura di sentimenti via social. “Non può finire così” è la frase che sintetizza il sentimento dominante. Chi è colpito dal suo attaccamen­to alla maglia (non c’erano dubbi su questo, però), chi comincia a rimpianger­lo anche se, appunto, alla fine mancano ancora sette partite, chi chiede alla società di ripensarci. L’abbiamo già visto, sentito, anche se non con questa forza comunicati­va (l’era social almeno da noi era agli albori) quando Alex Del Piero si sfilò la maglia bianconera.

La fine è nota, ma non si accetta. C’è qualcosa di più forte dell’addio: il ricordo. La Joya triste è appena entrata nella hit parade dei goleador al servizio della causa juventina: Dybala è decimo in classifica con 113 gol con Roberto Baggio a 115. Ecco, fino alla fine inseguirà un obbiettivo collettivo e uno personale: dare gioia ai tifosi e concedersi ancora qualche sfizio. Dybala alla Juventus, come ha detto Allegri, è cresciuto, è diventato adulto. Ora sta per lasciarla e non sarà un addio normale, non può esserlo. É un lungo addio. Dopo la partita con l’Inter, Paulo era triste. Non perché sapeva di dover andare via, ma perché voleva (con l’Inter) e vuole (con le altre) chiudere alla grande, voleva (con l’Inter) e vuole (con le altre) regalare e regalarsi ancora qualche emozione. La fine è nota, ma fino alla fine Paulo proverà a fare questo.

«Fino alla fine» ha scritto su Instagram Vuole regalare ancora qualche emozione

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ANSA Paulo Dybala, 28 anni, deluso dopo la sconfitta con l’Inter

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