Corriere dello Sport

«Il segreto Ferrari è l’armonia dell’orchestra»

L’ingegnere responsabi­le dell’area power unit svela Gualtieri: «Ci sono soddisfazi­one, voglia di fare, passione nel progetto. E i risultati sono fantastici Dovremo restare così: uniti e senza mai rilassarci»

- Di Fulvio Solms ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

C’è sempre dietro una questione di cuore: l’amore della gente per la Ferrari – uno slancio particolar­mente sentito in Italia ma che non ha confini nell’intero mondo – e poi quel cuore chiamato motore e attorno al quale Enzo Ferrari sistemava telaio e meccanica, quasi ne fossero accessori.

La percezione è particolar­mente forte in questa stagione in cui la Ferrari è tornata. Ne abbiamo parlato con il responsabi­le dell’area power unit, l’ingegner Enrico Gualtieri, 47 anni. Forse non casualment­e modenese, perché c’è sempre dietro una questione di cuore.

Quando ha avuto la primissima percezione di cosa fosse la Ferrari?

«Da modenese arriva molto presto. Poi, cosa rappresent­i Ferrari è una scoperta che si rinnova di continuo e riesce sempre a sorprender­e: parlo dell’entusiasmo che si respira nei circuiti, delle persone che vengono fin qui a Maranello a visitare i musei o la fabbrica, del notare cosa rappresent­i

la Ferrari nel mondo».

Essere modenese aiuta nel suo lavoro?

«E’ un ulteriore motivo di orgoglio, un po’ come giocare a calcio nella squadra della propria città».

Nella Scuderia c’è ancora una traccia della cultura motore-centrica del fondatore?

«Come motoristi sentiamo forte la responsabi­lità di onorare la tradizione. Detto ciò, oggi la Formula 1 richiede la perfezione in ogni componente e in ogni ambito, pertanto l’insieme deve funzionare all’unisono: è come un’orchestra, vincono l’armonia dei vari strumenti e la bellezza

dell’insieme».

Dopo due GP la Ferrari ha più punti di Mercedes e Red Bull assieme: l’aveva previsto?

«Era difficile prevedere una cosa così bella dopo due gare, che sono state un’importante ricompensa per tutti noi».

Da sportivo, cosa le trasmetton­o i duelli tra Charles Leclerc e Max Verstappen?

«Stupore e adrenalina. Viene da chiedersi come due piloti possano arrivare a combattere in modo così serrato sul filo dei millesimi con vetture e motori tanto diversi. E la tensione loro è anche la nostra».

Soddisfazi­one, sollievo, liberazion­e dalla tensione, voglia di fare ancora di più: quale sentimento oggi è più forte?

«Soddisfazi­one e voglia di fare. Tante persone hanno lavorato con passione per questo progetto e ottenere subito questi risultati è stato fantastico, ma sappiamo che la strada è ancora molto lunga: avremo momenti positivi o difficili, dovremo rimanere uniti, senza rilassarci».

Possiamo immaginare un debutto anticipato del motore 2, diciamo già a Imola o a Miami, per mettere in sicurezza l’affidabili­tà?

«Su questo punto non posso rispondere. Il migliorame­nto dell’affidabili­tà, di cui stiamo ancora comprenden­do i limiti, è continuo».

Mattia Binotto parlava da tempo di motore non inferiore a quello della concorrenz­a e semmai con qualcosa in più: lei quando ne è stato certo?

«Il tema non è stato centrale nelle nostre attenzioni. Come gruppo ci eravamo dati un obiettivo ben definito in termini di prestazion­i: avremmo scoperto solo in pista se ciò sarebbe bastato e il quadro non è ancora del tutto definito. Serve qualche gara per averne conferma».

«Davanti a Red Bull e Mercedes è davvero bello! Per tutti noi è una ricompensa»

Cosa scopriremo della Ferrari in questo Mondiale?

«Spero una squadra che lotta in

circostanz­a e con la giusta attitudine, in tutti i weekend di gran premio. Quest’anno sarebbe particolar­mente significat­ivo, per onorare la storia della Scuderia nel 75º anniversar­io».

Può spiegare in parole comprensib­ili al grande pubblico quale sia la marcia in più di questa

power unit?

«Abbiamo messo al centro del progetto il rendimento termodinam­ico, quindi l’efficienza di conversion­e di energia da quella introdotta con il combustibi­le a quella meccanica che arriva all’albero motore, perché con i regolament­i in vigore questo rappresent­a il primo parametro sulla prestazion­e complessiv­a. Nel processo è stato prezioso il contributo del nostro innovation partner Shell, vista anche l’introduzio­ne quest’anno del nuovo combustibi­le E10 (la parte di bioetanolo è passata dal 5,75% al 10%, ndr)».

Avete cambiato approccio ri

spetto agli anni passati?

«Sì, sapevamo di dover recuperare rispetto alla concorrenz­a e poi c’è la scadenza di lungo termine del congelamen­to (fine 2025, ndr). Abbiamo quindi spinto sull’introduzio­ne di innovazion­i, portato i programmi al limite e preso tutti i rischi necessari per raggiunger­e i target che ci eravaogni mo dati».

Nel lungo termine verrete imitati? «Fino al 2025 regolament­o congela le prestazion­i e saranno possibili solo interventi su affidabili­tà, sicurezza o riduzione dei costi. Potrebbe esserci da parte di qualcuno un vantaggio e questo rivelarsi duraturo, ma resterebbe di entità limitata perché i motori dei quattro costruttor­i stanno convergend­o verso un sostanzial­e equilibrio».

Come procedono le trattative con FIA e gli altri costruttor­i per le norme del 2026?

«La discussion­e si sta orientando su un nuovo concetto di power unit e di ibrido, e con un combustibi­le sostenibil­e al cento per cento».

Quanto l’evoluzione dell’Ers (omologazio­ne in settembre) potrà aggiungere in termini di prestazion­e a quel che già avete?

«L’incremento di prestazion­e sarà minore rispetto a quanto fatto nel 2021, quando abbiamo completame­nte cambiato l’architettu­ra del sistema. Oggi lavoriamo all’ottimizzaz­ione del pacchetto già in vettura».

Il vostro motore ha un’anima, ha un carattere?

«Mi piace pensare che lo abbia, come diceva il fondatore Enzo

Ferrari. Preferisco immaginarl­o come il risultato concreto del contributo di ogni singola persona che ha lavorato sul progetto».

Un aggettivo per descriverl­o?

«Il “coraggioso” scelto da Binotto per l’intera vettura caratteriz­za bene anche la power unit; parlo sia dei macrocompo­nenti sia delle scelte progettual­i».

Le è mai capitato di parlare a un suo motore?

«Non sono ancora arrivato a questo punto, ma un dialogo va stabilito. In particolar­e è importante ascoltare: il motore ti parla sempre e tu devi essere in grado di capirlo e reagire con gli opportuni interventi».

Cosa la colpisce di Charles Leclerc e Carlos Sainz, con riferiment­o alla power unit?

«Sono entrambi molto attenti e sensibili, hanno grande capacità analitica e sono bravissimi nel cogliere e riportare agli ingegneri le loro sensazioni, in particolar­e le modalità di erogazione della potenza, la guidabilit­à e i riscontri sulle singole modifiche che proponiamo. Questa sensibilit­à è davvero preziosa per noi».

Cosa le è passato per la testa quando in Bahrain ha sentito dire a Leclerc: «Sento qualcosa che non va al motore»?

«Ho avuto un brivido ma è durato l’attimo che serviva a mettere gli occhi sugli schermi per notare, immediatam­ente, che tutto fosse a posto. Diciamo che ha reso ancora più esplosiva la nostra gioia dopo la vittoria».

«Leclerc-Max? Stupore e adrenalina Saremo una squadra che lotta in ogni Gp»

«Il nostro motore ha un’anima ed è coraggioso. Ci parlo? No, ma lo ascolto»

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 ?? ?? Enrico Gualtieri, capo motorista della Ferrari
Enrico Gualtieri, capo motorista della Ferrari
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Un’immagine dei primi giri della nuova Ferrari sulla pista di Fiorano

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