C’è Correa Ora Inzaghi cala l’asso per la volata
L’ex giocatore della Lazio aveva esordito proprio contro i gialloblù segnando subito una doppietta decisiva: poi guai e una stagione no È ripartito con la Juve al posto di Lautaro, lo sostituirà con il Verona L’allenatore nerazzurro spera di trovare il ta
Quell’esordio, proprio a Verona, è stato un flash. Una doppietta decisiva appena sbarcato a Milano, dopo un solo allenamento con i nuovi compagni. Era fine agosto e un exploit del genere aveva immediatamente creato aspettative di un certo tipo. Invece, alla riprova del campo, la stagione di Correa è stata finora caratterizzata soprattutto da infortuni: prima una fastidiosa contusione all’anca, poi una serie di guai muscolari che l’hanno ripetutamente tolto dalle rotazioni, privando Inzaghi di una preziosa risorsa proprio quando ne aveva più bisogno, ovvero a inizio 2022. C’è ancora spazio, però, per cambiare prospettive. E l’occasione è nuovamente una sfida con il Verona. Lautaro, infatti, come previsto è stato squalificato, dopo l’ammonizione rimediata in avvio del match con la Juventus. Ebbene, proprio il “Tucu”, che ha già sostituito il connazionale nell’ultima mezz’ora allo Stadium, è il favorito per sostituirlo nel match di sabato prossimo a San Siro. E’ vero, ci sarebbe anche Sanchez, che però ha spesso fatto meglio entrando in corsa, piuttosto che all’inizio.
SCINTILLA. Qualche segnale, Correa, l’ha dato proprio allo Stadium. E’ vero che ha sprecato una buona chance nel finale, ma ha saputo anche tenere palla, vale a dire ciò che serviva all’Inter per resistere agli ultimi tentativi della Juventus,
sfruttando fisico e tecnica. Contro il Verona, evidentemente, servirà altro: imprevedibilità, capacità di saltare l’uomo e pure precisione al tiro. Sì proprio ciò che troppo spesso, nelle ultime uscite, sia Lautaro sia Dzeko sono riusciti a mettere nelle loro prestazioni. Hanno anche pagato il fatto che il resto della squadra non li ha supportati e sostenuti. Ma la sensazione è che loro si siano seduti troppo tra le difficoltà nerazzurra piuttosto che reagire. La speranza di Inzaghi, insomma, è che Correa possa trasformarsi in una scintilla in grado di riaccendere l’intero attacco, coinvolgendo pure Dzeko.
POCHI MA BUONI. Come premesso, il suo esordio in nerazzurro non poteva essere migliore. L’Inter era impantanata sull’1-1, poi ecco l’incornata sul preciso traversone di Darmian e quindi la stoccata mancina da fuori per mettere definitivamente sotto il Verona. Qualcosa di simile, il “Tucu”, l’ha messo in scena pure con l’Udinese, seppure non così tardi nel match. Anche in quell’occasione, i nerazzurri non riuscivano a sbloccare il risultato e si stavano innervosendo. Ci ha pensato, appunto, l’ex-laziale, estraendo una doppia magia dal suo cilindro, che ha chiuso i conti con i friulani nel giro di una manciata di minuti. Per chiudere il conto con le sue prodezze stagionali – evidentemente meno del previsto - non può essere dimenticata la giocata con cui ha innescato Lautaro per il terzo gol con il Napoli.
ORA O MAI PIÙ. Da lì in poi, però, di Correa si sono perse le tracce: ultimo “vero” match da titolare contro la Roma, lo scorso 4 dicembre, finito anzi tempo per un problema muscolare. Tornato a disposizione a inizio 2022, si è nuovamente fermato all’alba della sfida di Coppa Italia con l’Empoli, del 19 gennaio, costringendo l’Inter ad andare sul mercato. Senza troppa fortuna considerando l’apporto di Caicedo... Il Tucu è riapparso 40 giorni dopo, nel derby di andata delle semifinali di Coppa Italia. Da quella gara, Inzaghi l’ha sempre utilizzato, ma soltanto negli ultimi scorci di partita, e per un massimo di mezz’ora proprio contro la Juventus. Sabato, ancora contro il Verona, può dunque cambiare tutto. L’Inter avrà un solo risultato: la vittoria. Chissà che proprio Correa non diventi l'arma per conquistarla. Per poi trasformarsi anche nel fattore scudetto. Il primo ad augurarselo è proprio Inzaghi. Insieme, alla Lazio, hanno accarezzato lo scudetto 2019/20. Adesso, sempre insieme, ma all'Inter, si sono messi in testa di prenderselo.
Allo Stadium l’argentino ha dato segnali di ripresa Serve il vero Joaquin