Marquez in sella corre verso Austin
Marc in pista con i motoamatori «Ma quanto è veloce quel 93...»
La sorpresa vera, in fondo, non sarà vedere Marc Marquez in pista ad Austin, domenica. Quella, invece, era nei volti dei circa 30 motoamatori o piloti in erba che ieri, nella giornata di test liberi sul tracciato catalano di Alcarras, hanno visto spuntare una Honda CBR 600 RR numero 93 con la livrea HRC Superbike. Poche pieghe, e il sospetto è divenuto certezza: «Ma quello guida come Marquez». «No, quello è Marquez!».
PROVA GENERALE. Alcarras, 10 curve a sinistra su 14. Un circuito anti-orario, come quelli che piacciono a Marc, e come la stessa Austin, è stato il teatro della prova generale dell’otto volte campione a 16 giorni dall’incidente di Mandalika, con il terzo - e più leggero - episodio di diplopia. Il problema della visione doppia, a sentire Marquez e soprattutto il dottor Sanchez Dalmau, è andato via via attenuandosi, e dopo aver postato foto tra esercizi di coordinazione da giocoliere e sessioni in palestra, ieri è arrivato lo scatto più atteso: Marc in sella a una Honda non troppo distante dalla RC213V con cui è caduto quattro volte in due giorni in Indonesia, fino al terribile volo che ha reso necessari un periodo di stop e l’assenza dal GP d’Argentina.
IN VIAGGIO. A meno di colpi di scena, oggi Marquez si imbarca per il Texas, dove ha vinto sette volte in otto edizioni del GP delle Americhe, e l’unica battuta d’arresto, nel 2019, è stata per una caduta causata da un inconveniente tecnico. Il circuito preferito può diventare il luogo perfetto per il rientro: è ciò che Marc ha pensato nei giorni scorsi, quando le stories su Instagram sono diventate messaggi subliminali, come la tazza con la scritta «Se puoi sognarlo, puoi farlo».
L’evoluzione della diplopia - la paralisi del quarto nervo dell’occhio destro - era stata promettente sin dai giorni immediatamente successivi all’infortunio, e dopo un ulteriore controllo Marquez ha ricevuto dai medici il nullaosta per svolgere la sessione di ieri. A quel punto, sarebbe stata una questione di sensazioni in sella, e l’impressione emersa - e confermata dal cronometro è che queste siano state confortanti. Marc si sarebbe preso qualche ora per riflettere, ma in cuor suo la decisione sembra già presa. Una scelta di fronte alla quale la Honda difficilmente farà opposizione.
Austin è la sua pista preferita dove ha vinto sette volte in otto edizioni
MONDIALE. Tre settimane per superare la diplopia. Un tempo minimo rispetto ai cinque mesi del 2012 (con in mezzo un’operazione) e ai tre dello scorso inverno, e che può preoccupare chi ha visto nella gestione degli infortuni di Marquez - in particolare dopo l’omero rotto a Jerez nel 2020 - eccessiva precipitazione. Dall’altro lato è difficile fermare un pilota dalla proverbiale ferocia agonistica, che oltretutto ha visto tre vincitori e soprattutto nove piloti differenti sul podio nei primi tre GP. Quello del 2022 è, per ora, un Mondiale senza padrone, e con il quinto posto in Qatar, Marc si colloca in classifica a soltanto un punto da Pecco Bagnaia, a nove dal compagno di team Pol Espargaro e da Jorge Martin, e la stessa vetta occupata da Aleix Espargaro - 34 lunghezze di vantaggio non è un Everest, con 18 GP da disputare. Soprattutto se il primo di questi è Austin.
Addio prudenza, quindi? È la domanda fondamentale, perché non va dimenticato come la RC213V del 2022 non sia fatta su misura per Marquez, e il passato dovrà pur aver insegnato qualcosa al catalano. Sarà vero?