QUADARELLA BRONZO DEL CUORE
«È stata durissima, dal 1.500 ero uscita distrutta ma ho parlato con le persone giuste. Ora so che non sto così male come pensavo»
Simona si trasforma nella finale degli 800 e regala all’Italia un’altra medaglia prima del gran finale di oggi Oro alla Ledecky
Lasciata nello spogliatoio la sua controfigura, Simona Quadarella dà la svolta al suo mondiale proprio al penultimo giorno centrando il bronzo negli 800 stile libero. Il sorriso è sempre quello, la cattiveria che mette in acqua invece è la prima volta che si vede davvero a Budapest e alla fine fa la differenza. Imprendibile Katie Ledecky, al quinto titolo mondiale nella distanza, Simona ha battagliato con l’altra americana Leah Smith e con l’australiana Melverton. Un corpo a corpo lunghissimo risolto con il bronzo dell’azzurra davanti all’americana e la cangura che vince lo sprint per l’argento per una manciata di centesimi. Peccato ma non troppo, l’importante è aver rivisto la Quadarella vera che combatte dall’inizio alla fine.
Se i 1.500 erano stati un calvario - mai in gara, spenta più mentalmente che fisicamente nel momento in cui le rivali le sono scappate via già all’inizio gli 800 sono stati gioia pura. Né più né meno come a Tokyo, anche se in quell’occasione le motivazioni erano diverse: debilitata a pochi giorni dalla partenza per il Giappone da una gastroenterite, l’azzurra dell’Aniene ha sofferto per mancanza di energie la gara più lunga, rifacendosi in quella (relativamente) più breve, che pure non si sposa meglio con le sue caratteristiche. A Budapest però non ci sono stati contrattempi di nessun genere, solo una condizione di forma non perfetta che si poteva subire, come accaduto nei 1.500, o prendere di petto, proprio come ieri. A conti fatti questo bronzo ha un peso specifico altissimo perché arrivato in un momento della stagione particolare e in più apre davanti a Simona l’autostrada dell’Europeo di Roma di metà agosto.
«Ho fatto tutto quello che potevo - racconta finalmente soddisfatta - È stata difficilissima, mi dispiace essere arrivata a tre decimi dall’argento, pensavo di aver preso anche l’Australiana. Ma sono felice di essere ancora una volta sul podio mondiale e di tornare a casa con una medaglia». Il tempo la soddisfa ma non è la cosa fondamentale: «8’19” va bene, è lontanto dal mio personale ma non fa niente». Soprattutto, c’è una nuova consapevolezza: «Ho capito che non sto messa male come pensavo».
L’importante è giocarsela e affidarsi alle persone giuste. La famiglia, il tecnico di sempre Minotti: «Ho ritrovato la carica parlando, confrontandomi, sentendo i loro incoraggiamenti. Dal 1.500 sono uscita malissimo, peggio dell’Olimpiade perché qui non c’era nessuna motivazione per una prova del genere. Ma pensare alla reazione che ho avuto a Tokyo, vincendo anche lì il bronzo negli 800, mi ha aiutata. Non so se con la distanza più lunga c’è qualche problema, dovesse essere così cercherò di risolverlo. Ma ora per me conta essere ancora una volta sul podio mondiale, dove sono sempre stata». Ora l’obiettivo diventa Roma: «Torno da Budapest come la migliore delle europee e in una manifesta
«Il tempo non è così importante Conta di più un’altra medaglia mondiale»
zione in casa ho voglia di fare bene».
SFORTUNA. Si ferma ai piedi del podio invece la corsa di Margherita Panziera nei 200 dorso ed è un peccato. In una gara di livello non altissimo, l’azzurra che prima della finale si era tagliata fuori dal giro delle medaglie - si è giocata il bronzo fino alla fine chiudendo a 31 centesimi dall’americana White, terza: «Peccato ma sono comunque contenta». Per lei, come per Simona Quadarella, conta la leadership europea che la finale di ieri, anche senza medaglia, ha comunque confermato. E a Roma, magari, arriverà anche l’ultimo grande salto di qualitià che manca a Margherita per fare grandi cose anche a Mondiali e Olimpiadi.
La finale dei 50 stile libero orfana di Dressel se la prende l’inglese Proud, con Zazzeri sesto a 21”81. Un bilancio comunque postivo per il velocista toscano che oggi potrebbe trovare gloria anche nella staffetta mista, Miressi permettendo.
«Forse potevo arrivare anche all’argento ma sono felice lo stesso»