«Io e Aprilia la stessa fame di successo»
Viňales, tornato sul podio dopo un anno, è felice e si carica con Top Gun «A Noale si respira questo, e ho visto amore in quello che si fa. Io ci metto passione. Ho imparato a non farmi scalfire dai risultati»
Lanciarsi carichi e convinti, decollare sino alle quote ardite, dove osano soltanto le aquile. Il rivale è lassù, non chiamatelo però nemico, poiché spinto dallo stesso motivo: fare meglio del prossimo, infliggendo colpi capaci di scacciare fantasmi e pericoli interiori, tornando poi alla calma terrena. Maverick Viňales sintetizza il senso della pellicola hollywoodiana “Top Gun: Maverick”, il sequel del celebre “Top Gun” a cui il pilota catalano dell’Aprilia deve il proprio nome. «Ho guardato il film tre volte - attacca entusiasta il 27enne anzi, già tre volte. Per l’attore protagonista tutto comincia bene, poi arrivano i momenti duri. In quel momento, nella rinascita, vive la fase più bella».
Sembra un po’ la sua storia: il primo podio con l’Aprilia, ad Assen,
può avvicinare il lieto fine?
«Se non fossi arrivato terzo, mi sarei sentito comunque felice. Ho imparato a non farmi scalfire dai risultati. Ma ovviamente sono contento: mi mancava il podio da un anno, quindi mi godo l’eccellente piazzamento, frutto del fantastico lavoro condiviso con la squadra. Senza l’Aprilia, tutto ciò non sarebbe possibile».
Il podio mancava da 12 mesi, da
Assen 2021 in cui ruppe con la Yamaha.
«Promisi a me stesso di cambiare. Dare tutto, questa era l’idea, indipendentemente dall’attività intrapresa. Dalle mansioni casalinghe, agli impegni famigliari, fino alle corse. Mettere con passione il 100%, soltanto questo avevo in mente. E ancora ce l’ho».
Era felice, il matrimonio con Raquel e la nascita di Nina, ma le corse le hanno un dispiacere: la perdita di suo cugino, nella Supersport 300 di Jerez.
«Dean Berta. Gli volevo bene, lo stimavo. Ancora fatico a credere che sia successo, forse devo realizzare quanto realmente accaduto».
Riesce a realizzare quanto fatto
domenica ad Assen?
«Sì, perché già in Germania eravamo andati molto forte. Peccato che il problema accusato alla moto ci abbia tarpato le ali. Ne sono uscito deluso da una parte, ottimista dall’altra: al Sachsenring ci siamo resi conto di essere consistenti. Si è notato sette giorni più tardi, no?».
È in MotoGP da quando ha 20 anni: ha corso con Suzuki, Yamaha e Aprilia. Com’è la top class di oggi? «Più difficile che mai: se prima i distacchi tra un pilota e l’altro erano considerevoli, adesso siamo racchiusi in un solo secondo, per 24 selle titolari a comporre lo schieramento di partenza. I lassi cronometrici attuali risultano risicatissimi, ognuno di noi deve evitare errori e imprecisioni. Altrimenti, si perdono posizioni, inesorabilmente».
Lei è molto determinato.
«Vero. Mi trovo costantemente meglio alla guida della RS-GP, lo spiegano le mie sensazioni, i tempi sul giro lo confermano. Se nei weekend di inizio campionato soffrivo un po’, adesso parto spedito già dal venerdì. Ma le cose più belle rimangono la confidenza instaurata con la moto e con i ragazzi del team».
«Conta avere una ottima moto, ma anche l’empatia con il team»
«La morte di mio cugino ancora mi sembra impossibile Io come Tom Cruise»
In Yamaha c’era una certa freddezza nei rapporti: per lei conta di più una moto competitiva o la sensazione di essere capito?
«Entrambe le cose. Ritengo fondamentale poter godere di una ottima moto, al pari dell’empatia utile a instaurare ottimi rapporti di lavoro e umani. In Aprilia ho trovato quanto cercavo, e un dettaglio fondamentale mi ha convinto ad accettare la sfida tinta di nero».
Potrebbe svelare il dettaglio?
«Una visita in azienda, a Noale, mi ha colpito particolarmente. Ho notato di primo acchito l’amore di chiunque. Ho respirato un’atmosfera positiva e, come dire, affamata. Fame di successo, mi appartiene. Senza fame, poco ha senso andare avanti».
L’appetito vien mangiando.
«Sì, però anche prima di Assen avevo lo stesso atteggiamento.
Come ho detto, sono cambiato. Ma voglio anche raccontare del bellissimo ambiente trovato in Aprilia. La Casa veneta ha implementato impegno e risorse in MotoGP, dal 2019: Massimo Rivola è un professionista di alto calibro e persona davvero straordinaria. Con lui e con i ragazzi possiamo spiccare il volo mondiale».
In volo come Tom Cruise: come lo definirebbe?
«Porta bene la sua età (ride). In Top Gun ha cominciato davvero bene, poi ha attraversato un momento pessimo, uscendone tuttavia egregiamente e più forte di prima. È un grande attore e la sua storia di vita è meravigliosa».
La sua storia in MotoGP com’è?
«Lo saprò dopo aver vinto il titolo mondiale, sono qui per questo motivo. Diversamente, resterei con la mia famiglia».