Corriere dello Sport

Laporte beffa i velocisti e salva l’onore francese

Prima vittoria di un transalpin­o quest’anno. «Così non ho deluso i compagni e il nostro ciclismo»

- Di Giorgio Coluccia CAHORS ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Per i francesi un Tour così bello rischiava di essere macchiato da uno zero alla voce successi di tappa. Al terz’ultimo tentativo, la macchia è stata ripulita da Christophe Laporte, ennesimo uomo famelico di una Jumbo-Visma pigliatutt­o, che si ritrova in casa maglia gialla (Vingegaard), maglia a pois (Vingegaard), maglia verde (Van Aert) e cinque tappe.

FINISSEUR. Laporte ha confeziona­to il suo successo a Cahors con un’azione da finisseur nato, beffando i velocisti sopravviss­uti sui Pirenei con l’intenzione (poi svanita sul più bello) di giocarsi il penultimo sprint prima di Parigi. Tra questi anche Alberto Dainese, terzo sul traguardo e magari anche segno di buon auspicio per il ciclismo italiano in vista della cronometro odierna, dove Filippo Ganna con le ultime energie rimaste proverà a dire la sua sui 40 chilometri da Lacapelle-Marival a Rocamadour.

DAINESE. «Questo terzo posto mi aiuterà a crescere - ha commentato Dainese -. Sto avanzando gradualmen­te, non so se a Parigi potrò dire la mia, perché sento di avere poca benzina nelle gambe. Questo Tour è stato massacrant­e tra caldo e salite. Avevo disputato la Vuelta, ma qui ogni giorno viene affrontato a ritmi folli, viverlo da dentro è tutt’altra cosa. Adesso ho bisogno di riposare prima di riprovarci durante il finale di stagione».

ONORE. L’edizione online dell’Equipe ha titolato “Laporte salva l’onore”, senza nascondere la delusione per le tante occasioni mancate dai corridori francesi dopo la grande partenza da Copenaghen. «Van Aert mi ha detto che oggi (ieri; ndr) sarebbe toccato a me - ha esultato il transalpin­o, al primo successo alla Grande Boucle -. A due chilometri dalla fine ho visto che avevamo ripreso i fuggitivi e ho scelto di giocarmela al meglio. Non era un’azione studiata, ho seguito solo l’istinto. Sono orgoglioso di non aver deluso i compagni e il ciclismo francese nella nostra corsa più bella».

Nonostante la batosta sui Pirenei, Pogacar invece ha dimostrato di non volersi arrendere fino all’ultimo centimetro e ieri nel finale, a causa di un buco in gruppo, ha recuperato 5’’ alla maglia gialla Vingegaard accorciand­o l’ampio divario a 3’21’’ dal primato. In una giornata caratteriz­zata ancora dalle proteste degli ambientali­sti (con la tappa neutralizz­ata per diversi istanti) e dalla positività al Covid di Enric Mas, l’attenzione si è spostata ben presto sulla cronometro odierna, ultima vera fatica prima della passerella sui Campi Elisi.

Il sipario si alzerà alle 13,05 con Caleb Ewan, Ganna partirà esattament­e un’ora dopo e il gran finale spetterà prima a Pogacar (16.58) e due minuti dopo a Vingegaard. L’inno danese risuona in lontananza.

Terzo Dainese: «Questa corsa per me è stata massacrant­e»

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ANSA Il grande stupore al traguardo di Christophe Laporte, 29 anni

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