C’è l’intesa sul grano Ue divisa sul piano gas
Firmato tra Mosca e Kiev accordo per 25 milioni di tonnellate Il taglio del 15% ai consumi uguale per tutti non piace a molti Paesi, Italia compresa
Svolta nella guerra del grano, ma niente foto insieme né strette di mano tra russi e ucraini. Il ministro della Difesa di Mosca Shoigu e il ministro delle Infrastrutture di Kiev Kubrakov hanno firmato separatamente a Istanbul l’accordo che sblocca l’esportazione di 25 milioni di tonnellate di grano ferme da mesi in Ucraina. Sono Odessa, Chernomorsk e Yuzhny i porti sotto il controllo di Kiev da cui partiranno le navi che si muoveranno in corridoi sicuri, come ha spiegato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres presente a Istanbul nel palazzo Dolmabahce insieme al presidente turco Erdogan. «Una giornata storica. Siamo fieri del nostro ruolo svolto in questa iniziativa che ha risolto la crisi alimentare mondiale. L’accordo riguarda tutte le nazioni del mondo, dall’Africa all’Asia, ed evita l’incubo della fame globale. Speriamo che riapra anche uno spiraglio per la pace». Il traffico di navi nel Mar Nero “inizierà nei prossimi giorni”, ma secondo indiscrezioni si dovranno attendere ancora 10 giorni o due settimane affinché il livello del traffico commerciale possa tornare ai livelli precedenti all’invasione russa in Ucraina.
Secondo la versione dell’accordo firmata dall’Ucraina, il piano resterà valido 120 giorni e potrà essere rinnovato se necessario mentre il centro di coordinamento da istituire a Istanbul sarà composto da rappresentanti di Russia, Ucraina, Turchia e Onu. «Auspichiamo che questi accordi rappresentino un primo passo verso concrete prospettive di pace, in termini che siano accettabili per l’Ucraina - ha commentato il premier Mario Draghi - è un’ottima notizia per tutta la comunità internazionale».
PIANO GAS. L’Europa si presenta alla sua ultima sfida estiva sul fronte della guerra in Ucraina, quella sul gas, divisa in più tronconi e con l’obiettivo di arrivare ad un’intesa sul pacchetto energetico entro martedì, quando arriveranno a Bruxelles i ministri dell’Energia. La proposta della Commissione non piace soprattutto ai Paesi del Sud e l’Italia, in una lettera firmata dal titolare del Mite, Roberto Cingolani, ha messo nero su bianco la sua opposizione: nel mirino c’è il taglio del 15% ai consumi di gas e, soprattutto, il fatto che sia uguale per tutti. Nel pomeriggio gli ambasciatori dei 27 si sono riuniti per trovare un primo schema d’intesa. Ma la fumata è stata nerissima. Se ne riparlerà lunedì, ad una riunione del Coreper e con la presidenza ceca che, molto probabilmente, sarà costretta ad emendare il testo. Un testo che la Commissione, al di là della prudenza delle sue dichiarazioni, non avrebbe intenzione di modificare eccessivamente. «E’ un piano basato sui fatti, ovvero sul fatto che c’è un serio rischio di interruzione delle forniture di gas dalla Russia e noi dobbiamo essere preparati. Il dibattito è naturale ma serve una risposta comune», ha sottolineato il portavoce dell’esecutivo europeo Eric Mamer. La misura del taglio (15%) ai consumi, la sua obbligatorietà orizzontale in una quota uguale per tutti in caso di allerta energetica e il potere affidato alla Commissione di attivare l’allerta stessa hanno innescato una vera e propria rivolta dei Paesi del Sud, dalla Spagna al Portogallo alla Grecia fino alla Polonia. Italia compresa: «Fermo restando che la solidarietà deve rimanere il cuore dell’azione europea servirebbe una risposta coordinata fondata sui principi dell’unità della solidarietà e dell’efficienza, della proporzionalità e della flessibilità», ha spiegato il ministro della Transizione Ecologica Cingolani.