«È capace di atrocità»
MILANO - Una persona “capace di commettere atrocità”, pericolosa e che non ha avuto “scrupoli”, volendo portare avanti le sue relazioni e divertirsi, ad abbandonare da sola in casa per quasi “sette giorni” nella “culletta” sua figlia Diana di un anno e mezzo, facendola morire di “stenti”. Con queste parole che il pm di Milano Francesco De Tommasi tratteggia la figura di Alessia Pifferi, 37 anni e in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato anche da premeditazione e futili motivi per una vicenda sconvolgente, che sembra fuori da ogni logica. Dalle varie testimonianze raccolte nell’inchiesta della Squadra mobile emerge anche la descrizione di una persona che viveva raccontando tante “bugie”. Quelle che avrebbe detto al compagno - che ha raggiunto a Leffe (Bergamo) la sera del 14 luglio lasciando la piccola nel lettino della casa di via Parea - quando gli ha spiegato che Diana era al mare con la sorella. “Ero all’oscuro di tutto”, ha detto l’uomo, distrutto, davanti agli investigatori. Agli inquirenti ha spiegato di essere “disoccupata”, la Procura sta facendo approfondimenti. «Le ho dato solo qualche goccia di tachipirina, perché aveva male ai denti», ha sostenuto lei, prima di smettere di raccontare falsità (sulla fantomatica baby sitter) e di dire la triste e tragica verità. La mossa dell’accertamento psichiatrico dovrebbe giocarsela la difesa e nel procedimento, comunque, è molto probabile che venga disposto. Oggi il gip deciderà sulla richiesta della Procura di convalida del fermo e di custodia in carcere.