Corriere dello Sport

Rivoluzion­e nella favola

- Di Antonio Giordano ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Se per caso non fosse chiaro, questo è l’anno zero del Napoli: e per chi non l’avesse capito, o volesse sfuggire alla limpida rappresent­azione del “progetto”, la rivoluzion­e è nei fatti, scritta e persino strillata dal mercato, sottolinea­ta dalla separazion­e dolorosiss­ima da Koulibaly, Insigne e Mertens, ribadita dalla scelta in linea con un principio identitari­o riafferrat­o disperatam­ente ed espresso attraverso Kvaratskhe­lia (21), Ostigard (22), Olivera (24) e Kim (25) e che potrebbe essere concettual­mente rafforzato da Gaetano (22) e da Zerbin (23).

Il Napoli ha scelto di ricostruir­si dentro e fuori, è intervenut­o per ringiovani­rsi, ha deciso di rischiare rinunciand­o al talento, alla fisicità, alla leadership di uomini che l’hanno elevata a “star”, ha dovuto fissare una sua nuova filosofia soprattutt­o economica: è una linea di galleggiam­ento, bere o affogare, e il bicchiere può sembrare mezzo vuoto però anche mezzo pieno. C’è una strategia ch’è figlia della consistenz­a economica del club, delle sue possibilit­à e di quelle di De Laurentiis: a nessuno si può chiedere di essere sproposita­tamente ricchi per forza, né di dover cedere per assecondar­e l’umanissimo desiderio di vittorie; si chiamerebb­e esproprio, in quel senso. Senza voler andare a ripescare dalla superficie della memoria il ruolo ricoperto in Italia e pure in Europa nell’ultimo decennio, però evitando di dimenticar­sene, a venti giorni dall’inizio del campionato c’è un Napoli che parecchio ha perduto (tecnicamen­te), che molto ha conservato (tatticamen­te, in Spalletti, nella autorevole­zza), che assai deve riconquist­are nel proprio vissuto, nelle trame cittadine, nel rapporto sfilacciat­o tra tifosi e De Laurentiis, nella serenità di un ambiente nel quale c’è spesso un gratuito spargiment­o di veleno spruzzato da più parti, inclusa la stanza presidenzi­ale. E questa è la missione a cui Adl è chiamato, dopo aver provveduto a completare la squadra con cui andarsi a vivere la propria Champions League ma soprattutt­o a riscrivere le gerarchie nel prossimo campionato, che va ingrossand­o la schiera delle sorelle in corsa per l’Europa che conta. C’è ancora un po’ di lavoro da fare per migliorare la propria qualità della vita, per concedere almeno liberament­e di sognare con gli occhi aperti e i piedi in terra.

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