Pappagallo, l’uomo delle Scienze
ROMA - «Sìì, sono io, volevo dirti che andrebbe fatto un pezzo su Centaurus... ». E poi il senso di vuoto. All’improvviso. L’amico gentile non c’è più. Mario Pappagallo era così, ogni giorno una telefonata per raccontare dell’ultima variante in circolazione o per un lavoro da fare nei giorni successivi o anche solo per un saluto.
La cronaca puntuale della pandemia, di quei numeri che per lunghi mesi hanno tenuto in scacco il mondo, i ragionamenti sui vaccini, la necessità di uscire dal lockdown che ci aveva provati. E poi l’esperienza di uomo di medicina e salute. Mario Pappagallo aveva 68 anni, romano, a lungo al Corriere della Sera, dal 2015 in pensione: è venuto a mancare l’altro giorno. «Sai, ho letto un articolo interessante su “Science” bisognerebbe tornarci...», ripeteva con quel fare da gentiluomo e lo immaginavi dall’altra parte della cornetta al computer. Al telefono per lunghi minuti, spiegava e rispiegava, analizzava. Amava il giornale e i giornali, la vita di redazione che un po’ gli mancava. Una vita al Corsera che gli era rimasto dentro e a cui lo legavano ricordi belli e duri, il lavoro del desk, il rapporto con i colleghi, le discussioni sindacali.
Era nato a Roma, era la sua città, anche se poi tutto lo aveva portato a Milano e dintorni. Tifoso della Roma, lo legava alla città il papà che qui aveva vissuto. Solo pochissimi giorni fa su Facebook - sulla sua pagina in cui discettava di tutto dalle serie Tv alla guerra in Ucraina, da Ivana Trump alla politica - aveva scritto un ultimo post: «Mezza
Europa brucia, aumentano le vittime e il caldo africano non sembra dare segni di cedimento». Quello che, forse, ha avuto lui e ha lasciato noi senza parole e senza un’ultima telefonata. Alla famiglia l’abbraccio e le condoglianze di tutti noi del Corriere dello Sport-Stadio, che in questi pochi anni lo abbiamo apprezzato come divulgatore scientifico e appassionato scrittore delle cronache della pandemia.