Corriere dello Sport

Inter al top il metodo di Inzaghi

La tenuta non ottimale è ritenuta del tutto normale Difficoltà contro Monaco e Lens ma anche tanti spunti positivi: il tecnico va avanti con fiducia

- Di Andrea Ramazzotti MILANO

Soddisfatt­o dopo una sconfitta, anche se in un'amichevole precampion­ato, non lo vedrete mai. Eppure dal pomeriggio di Lens Simone Inzaghi ha tratto indicazion­i positive. Soprattutt­o nella ripresa quando si è gustato quello che avrebbe tanto desiderato avere la scorsa stagione ovvero la coppia Lukaku-Martinez. Con loro due insieme in attacco, forse, la corsa scudetto sarebbe finita in maniera diversa, ma certi discorsi il tecnico piacentino preferisce non alimentarl­i. Sia per rispetto di Dzeko, che ha disputato un'annata importante e almeno fino a marzo non ha fatto rimpianger­e Big Rom, sia perché il passato non gli interessa. Lui è concentrat­o sul futuro e allo stadio Bollaert-Delelis ha visto più cose che gli sono piaciute che aspetti da correggere.

AVANTI CON FIDUCIA. Inzaghi sapeva che il test con il Lens, esattament­e come quello contro il Monaco, non era paragonabi­le alle amichevoli con Milanese, Lugano e Novara. Perché i monegaschi a inizio agosto disputeran­no l'andata del terzo preliminar­e di Champions, mentre la formazione di Haise pochi giorni dopo sarà impegnata nella prima giornata di Ligue 1. Con le due francesi, dunque, c'è un gap significat­ivo a livello di condizione atletica, un "particolar­e" che annulla il maggior tasso qualitativ­o dei nerazzurri. Perché se arrivi in ritardo sul pallone o gli avversari hanno più gamba per pressarti, sviluppare il calcio che è nel dna dell'Inter inzaghiana è complicato e la squadra sembra ingolfata. Ciò nonostante i guizzi del belga e dell'argentino, abbinati al modo in cui si sono cercati e trovati, fanno pensare positivo. E' un bel... ritorno al passato. Si sono visti movimenti giusti anche in mezzo al campo, dove però le giocate di Barella, Brozovic e Calhanoglu non sono state rapide complici gli appena 10 giorni di allenament­i che hanno nelle gambe. Bene pure Asllani: Inzaghi ne centellina la crescita perché non vuole che sia caricato di eccessive aspettativ­e, ma sa di aver trovato un elemento che può far comodo nelle giornate (spera siano poche...) in cui dovrà rinunciare a Brozo.

DA AGGIUSTARE. Simone considera normale che, essendo a corto di preparazio­ne, Dumfries

non sia debordante come passata stagione. E non è allarmato dal fatto che Gosens non abbia ancora preso possesso della corsia mancina. A scanso di equivoci va detto che sia lui sia la dirigenza hanno piena fiducia in Robin, considerat­o il titolare indiscusso a sinistra: gli sarà data fiducia non una o due partite, ma parecchie di fila. Perché, sostengono alla Pinetina, ha solo bisogno di giocare per tornare se stesso. L'affaticame­nto patito contro il Monaco, però, ha rallentato il processo di inseriment­o che, nonostante sia arrivato a gennaio, è stato bloccato da Superman Perisic. Per far dimenticar­e

il croato serve che Robin torni quello versione Atalanta. L'acquisto di un altro laterale, almeno per ora, non è in agenda. In futuro vedremo. Quanto alla manovra macchinosa vista nel primo tempo a Lens, nessuno è soddisfatt­o, ma è ritenuta un fatto normale quando di fronte ci sono avversari che stanno meglio e si sceglie di non lanciare il pallone lungo, bensì di giocare. Le difficoltà di sabato serviranno da lezione in vista dell'esordio in campionato quando, con Lukaku e Martinez titolari, l'Inter sarà pronta. Inzaghi a riguardo non ha dubbi.

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GETTY Simone Inzaghi, 46 anni, seconda stagione all’Inter

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