Corriere dello Sport

LECLERC COSÌ NO! «È TUTTA COLPA MIA»

A Le Castellet, Charles ha steccato nell’ennesimo duello contro Max Stava dominando ed è uscito: «Un errore inaccettab­ile» Verstappen fugge a +63 punti

- Di Fulvio Solms

No, non in questo modo! I ferraristi lo gridano al cielo e Charles Leclerc lo grida a sé stesso, dopo un errore definitivo per il suo Gran Premio di Francia e determinan­te per il Mondiale.

Non doveva succedere a Charles, che dopo la Spagna (vittoria sfumata per il motore ko) aveva ammonito «dobbiamo essere perfetti per vincere», e dopo lo svarione strategico di Montecarlo «non dobbiamo commettere altri errori», e ancora prima di questo weekend: «Per il Mondiale dovremo essere perfetti».

PERFEZIONE. L’interminab­ile destra di Beausset che segue alla vertigine di Signes gli ha invece ricordato nel peggiore dei modi: la perfezione non esiste neanche in Formula 1, che pure se ne riempie la bocca ma poi alla fine il titolo finisce sempre, sempre, nelle mani di chi sbaglia meno.

CENSORE DI SÉ STESSO. Il posteriore gli è partito come al ralenty, la lunga strisciata di gomme su una delle psichedeli­che vie di fuga di Le Castellet - gioco cromatico per non far notare una spianata d’asfalto estesa quanto una cittadina - gli ha permesso di realizzare in anticipo il dramma sportivo, di classifica, cui si stava condannand­o. Meno trentotto punti su Verstappen sarebbero potuti diventare meno trenta col giro veloce, e invece la classifica s’è smottata e Charles è a meno sessantatr­é: ora il Mondiale sa qual è la strada da prendere. Con lui fuori, Max Verstappen non faticato per vincere.

Charles è il più terribile censore di sé stesso e ha reagito come chi non si concede sconti. Un urlo belluino quando era ancora in macchina con il muso piantato nelle protezioni, e sperava di poterla estrarre da lì in retromarci­a.

PUDORE. Gli hanno poi chiesto di quel grido a pieni polmoni e lui, che comprensib­ilmente non vuol mostrarsi nudo - gli istanti senza controllo dovrebbero restare privati - se n’è pubblicame­nte vergognato: «Non sapevo che la radio fosse accesa, avrei voluto tenerlo per me. Ma insomma, è andata così».

E poi, la perdita del posteriore e l’uscita. «Io non posso fare sbagli del genere (la lettura dei capi d’accusa comincia con quella parola: “io”, ndr). Corro ai livelli più alti, ma se faccio cose così non serve a niente. E’ inaccettab­ile». Pubblico ministero contro sé stesso. E poi quella storia dei trentadue punti: «Faremo i conti a fine anno».

«Sto correndo ai massimi livelli Non posso fare sbagli del genere»

LAVORI IN CORSO. Va detto che Leclerc ne ha commessi di errori, talvolta madornali, ma non li ha mai ripetuti e anzi vi ha sempre costruito sopra qualcosa. Sarà così anche questa volta e dovremmo pure essere bravi noi a ricordarci come Charles sia al debutto su una vettura vincente, in un top-team da tre anni e in Formula 1 solo da quattro. Lavori sono in corso per costruire un nuovo Hamilton, scusate il disagio.

COME VETTEL. Certo la sensazione è stata amara. Vedere una Ferrari che è in testa alla gara e si ritrova con la prua nel muro ci ha riportati a Vettel che a Hockenheim, con Lewis in rimonta, cede alla tensione ed esce rovinosame­nte nel territorio amico del Motodrom. Quattro anni e due giorni fa. Da allora Seb non fu più lo stesso, ma questa storia è diversa.

Charles viaggiava in carrozza: s’era presa la pole, l’aveva difesa al via e Verstappen era riuscito a restargli a portata di DRS (distacco inferiore a 1") dal giro 6 al giro 13. Poi Charles aveva cominciato a scavare la trincea nella quale lui stesso è caduto, presto, al giro 18.

In quel momento il GP di Francia è passato ad altri: a Verstappen, alle Mercedes sul podio, a Sainz anche. Ha ragione Charles: è inaccettab­ile. Ma se l’è già detto da lui, e tanto basta.

«L’urlaccio alla radio? Pensavo non fosse aperta» Come Vettel 2018

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IMMAGINI DA TV La prospettiv­a dall’abitacolo di Charles Leclerc, 24 anni, dopo essere finito a muro con la sua Ferrari alla Beausset, la curva 11 del “Paul Ricard”
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