Mr Sorpasso non ci sta
Frenato da penalità e pit stop, Carlos recupera 21 posti e dà spettacolo
Mister Sorpasso ieri ne ha fatti ventuno, ma nella gara da campione di Carlos Sainz non c’è stato nulla di facile. Partito in coda per la sostituzione del motore, ha mostrato che tipo sia e lanciato anche a Mattia Binotto un messaggio per il 2023: sappi che saremo in due a puntare al Mondiale.
Ventidue comportano un bell’imbarazzo della scelta, ma quello su George Russell all’esterno a Signes (giro 30) non lo dimenticheremo facilmente. Per superare lì servono tre cose: la macchina, il talento, la follia. Carlitos, evidentemente, disponeva di tutto questo.
Sainz polemico: «Hanno voluto fermarmi, ma avrei gestito le gomme, sono un pilota... Podio possibile»
LUNGO BRIVIDO. Belli anche i sorpassi su Norris e Alonso, ma poi applausi per il lunghissimo brivido con Perez (giro 41): un ruota a ruota durato due chilometri, cominciato sul Mistral e portato a termine all’ultima curva, quella che immette sul rettilineo dei box. Carlitos ha spaventato Perez affiancandolo all’esterno di Signes, il messicano s’è difeso lì e nelle successive serpentine, trovando sempre una Rossa negli specchietti o al suo fianco. Alla fine
Carlos è passato mentre - con tempismo infelice - lo chiamavano al pit stop. «Non adesso!» ha urlato, ma non è stato certo questo il suo problema ieri.
Due circostanze a frenarlo. La prima è scaturita dai 5 secondi di penalità conseguenti l’“unsafe release” dopo il pit stop al giro 18: Carlos era rientrato in pit lane sulle ruote di Alex Albon, che aveva dovuto inchiodare.
La seconda ancora in un pit stop (giro 42), quando non solo ha scontato la penalità, ma è stato rallentato da un problema nel montaggio di una ruota. E’ passato da terzo a nono, ma nel poco di gara che rimaneva ha scritto un diverso finale.
La sua risalita dunque: penultimo in griglia, ultimo allo scatto (con gomme dure), in zona punti al giro 14, podio virtuale al giro 42, quinto alla fine. Bravissimo.
CONTESTAZIONE. Ha però contestato la seconda fermata: avrebbe voluto arrivare alla fine con le gomme medie, ma è obiettivamente difficile immaginare che avrebbe potuto compierci 35 giri. Solo Pierre Gasly è riuscito a tenerle tanto, ma con una gara del tutto diversa e senza stress, mentre nessuno degli altri ne ha fatti più di diciannove. Lui, quando l’hanno fermato per mettere in sicurezza un piazzamento, ne aveva ultimati ventiquattro.
«I miei dicevano che non sarei arrivato alla fine, ma io sono un pilota... siamo lì per giocarcela. Mi hanno chiamato al box mentre superavo Perez, ecco, loro a volte ascoltano me e io stavolta ho ascoltato loro. Peccato perché senza quel pit lento e la penalità potevo finire sul podio».
Non l’ha presa bene e questo racconto contrapposto, questo «io» e «loro», certamente in Ferrari non sarà piaciuto a qualcuno.
Show su Russell alla curva Signes e poi nel ruota a ruota con Perez