Corriere dello Sport

Irresistib­ile Musetti Anche Alcaraz si inchina

Nella domenica degli italiani, festeggiam­o il primo trionfo di Lorenzo Emozioni e prodezze, una battaglia di quasi tre ore. «Vittoria dedicata a mia nonna»

- Di Ronald Giammò

Vittoria. Al primo colpo, in un match affrontato da sfavorito contro chi di finali in carriera non ne aveva fin qui persa neanche una. Ce n'è di che ricordare questa giornata a lungo per Lorenzo Musetti, campione dell'ATP 500 di Amburgo dopo aver sconfitto in finale Carlos Alcaraz in tre set. Quasi tre ore di gioco, cinque match point sciupati, la partita che sembrava chiusa e che invece si prolunga verso un esito tornato ad ammiccare ai pronostici della vigilia. La tensione, i punti che cominciano a farsi pesanti, l'abitudine alla vittoria: tutto a inizio terzo set sembrava congiurare in favore del murciano, deciso a mettere le mani sul suo terzo titolo ATP 500 nonché quinto del suo strepitoso 2022. «La chiave è stata rimanere calmo e non farsi prendere dalla fretta perché sapevo che non sarebbe stato facile - ha spiegato l'italiano a fine match, visibilmen­te emozionato - Carlos ha giocato alla grande quando ha dovuto annullare i match point e non è stato semplice trovare l'energia per rientrare in partita». Una partita che fino al turno di battuta sul 5-4 in suo favore del secondo set, quello che avrebbe potuto chiudere i giochi, Musetti aveva condotto con rara intelligen­za e lucida strategia a dettargli colpi e letture dei momenti salienti di gioco. Sciupati altri tre match point nel successivo tie-break (perso 6-8, da 6-3), la cosa più importante, ha confidato l’azzurro, «è stata perdonarmi tutti gli errori e i punti che non ero riuscito a fare. Quella è stata la chiave perché non mi aspettavo di vincere dopo tutte quelle emozioni e per questo sono davvero felice, questa vittoria è anche un bel test per un attacco di cuore. La dedica? A mia nonna, con lei ho un rapporto speciale».

TALENTO. Durante la stagione Alcaraz aveva già dato prova di essere giocatore di cilindrata superiore, capace di instradare fin da subito il match sui suoi binari preferiti, e da lì imprimervi costanti accelerazi­oni e strappi ai limiti dell'ingiocabil­ità. Se a Wimbledon Jannik Sinner aveva trovato nell'erba un'alleata preziosa capace di offuscarne le coordinate di gioco, tornati sulla terra battuta - sua superficie d'elezione - la sfida per Musetti si presentava ancor più difficile. E invece, pronti via ed ecco il primo break per l'azzurro (da oggi nuovo numero 31 del mondo, suo miglior ranking), subito restituito dallo spagnolo. Uno scambio di cortesie cui sono seguiti quattro game di studio, interrotti dal secondo break ottenuto dal toscano, sufficient­e per incamerare il primo set. Se a palleggiar­e contro Alcaraz si ha spesso l'impression­e di non poterne sostenere ritmo e profondità, il tennis di Musetti al contrario è apparso più avvolgente: tanto seducente nella costruzion­e, quasi ad invogliare l'avversario allo scambio, quanto letale nell'esecuzione. Costretto a tenere bassi i giri del suo motore, incapace di attestarsi su di un ritmo a lui congeniale, Alcaraz non è riuscito a sfogare né braccia né gambe, fulminato dalla variazioni e dagli ostacoli che Musetti andava costruendo­gli lungo la strada, a conferma della bontà della strategia pianificat­a da coach Tartarini e il suo team (da Musetti ringraziat­o a fine match insieme a Umberto Rianna, responsabi­le del progetto Over 18 della Federtenni­s). Per lunghi tratti si è avuta l’impression­e di assistere davvero a qualcosa di diverso, a un gioco nuovo, giovane, dettato da una nuova sensibilit­à e in cui anche il murciano ha giocato la sua parte. Sarà l’età, la generazion­e Z, il digitale o la gioia dei vent’anni, ma seguire alcuni scambi è stato come vedere proposte in campo alcune soluzioni provenient­i da un altro modo di sentire il gioco, dove nulla è costruito e tutto è lasciato all’istinto del momento. Farlo ragionando e con i nervi saldi è stato il modo migliore per segnare questa giornata e continuare a guardare a un futuro di cui ieri è stata scritta solo la prima pagina.

«Una partita per cuori forti, bravo a dimenticar­e quei match point...»

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GETTY Il rovescio a una mano, il marchio di fabbrica di Musetti

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