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Cancellieri «Io vice Ciro? Non ho paura» Il tecnico lo allena a fare la punta centrale. «Sono qui per imparare, devo farmi trovare pronto»
In un momento in cui il calcio italiano ha bisogno di trovare nuovi protagonisti di casa nostra, due giovani talenti iniziano la loro avventura biancoceleste Scommesse per il futuro nate dalle indicazioni di Sarri e dal lavoro del diesse Tare
L’acquisto di Cancellieri lo ha suggerito, firmato e rivendicato Tare. «Lo seguivo da diversi anni e sono molto contento di presentarlo. Siamo tutti d’accordo, presidente e allenatore. E’ un colpo pensato dalla società puntando sul futuro. Matteo ha caratteristiche importanti e con Sarri può diventare un giocatore di grande prospettiva non solo per la Lazio, ma per la Nazionale italiana. Non dobbiamo alzare troppo le aspettative, è giovane, dovremo essere bravi come società e ambiente a dargli il tempo di crescere e aiutarlo nei momenti di difficoltà, che di sicuro ci saranno. Mi auguro possa dimostrare e confermare sul campo le aspettative».
VICE CIRO. Le potenzialità non si discutono. Mancini, nello stage azzurro di maggio, lo aveva promosso, inserendolo nell’Italia sperimentale di Nations League. Il ct sta cercando di accelerare la crescita dei talenti, anticipando il futuro. La sorpresa è stato scoprire come la Lazio abbia inquadrato Cancellieri. Un esterno d’attacco destinato a studiare da vice Immobile. Sarri aveva trasformato Mertens e nel ritiro di Auronzo ha cominciato a lavorare su Cancellieri punta centrale. Gran sinistro, progressione e il fisico giusto per muoversi anche con le spalle alla porta. «Studiare un altro ruolo, in una squadra come la Lazio e a un livello più alto, non mi fa paura. Davanti ho un giocatore come Immobile, da cui posso solo imparare. E’ un’opportunità, come potrà essere confermarmi quando verrò messo da esterno. Sono qui per imparare nuove cose. Non è molto differente poi. Una posizione più centrale. Richieste diverse, ma penso di poterlo fare». La confidenza con la rete era spiccata in età Primavera. «Da esterno si tende a crearlo il rapporto con il gol, ma resta un ruolo offensivo. Da punta centrale è diverso, sei più vicino alla porta. Posso cercare di rubare tutto quello che posso con gli occhi a Ciro». Il capitano della Lazio lo ha stregato. «Vedere come si muove e il modo in cui attacca è un’altra cosa. Potrei essere chiamato in causa nel suo ruolo. Devo farmi trovare pronto. Non mi spaventa. Avrò il mio tempo per imparare nella maniera giusta».
DESTINO. Matteo non ci ha pensato due volte ad accettare la Lazio. Sete di riscatto. «Il fatto di tornare a casa mia, a Roma, ha rappresentato uno stimolo in più per poter dimostrare il mio valore». Da lassù deve averlo guidato Daniel Guerini verso Formello. «E’ un collegamento che abbiamo fatto io e la sua famiglia. Non so se è stato il destino o una casualità, ma il fatto di stare qui e indossare la maglia della Lazio mi ricorda ogni giorno la nostra amicizia. Ci conoscevamo da piccoli, da quando avevamo dieci anni. E’ anche per lui». La Roma, cedendolo nel quadro dell’operazione Kumbulla, non ci ha creduto. «Ho fatto il settore giovanile con la Roma. Niente a che vedere con quanto sto vivendo adesso. E’ un’altra cosa. Il derby è una partita che tutti sentono, come lo sentirò anche io da giocatore della Lazio». La colonia ex Verona, chissà, potrebbe arricchirsi. «Ilic è un giovane molto forte, di grande talento, lo può confermare il campo». Mezza conferma.
«Ero nel vivaio della Roma: niente a che vedere con ciò che vivo ora»