Corriere dello Sport

Inter al top a Lecce il piano di Simone

La difesa beneficerà dall’attesa crescita di forma del centrocamp­o. E i meccanismi migliorera­nno

- Di Andrea Ramazzotti di Andrea Ramazzotti MILANO ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’Europa proibita

Se il buongiorno si vede dal... precampion­ato, il divario tra le italiane e le squadre degli altri quattro principali tornei d’Europa non è certo diminuito. Anzi... Il rischio è andare incontro a nuove delusioni in Champions League visto che inglesi, spagnole, tedesche e addirittur­a francesi in questa calda estate stanno prendendo a sberle le nostre formazioni. Sia quelle che parteciper­anno alle coppe europee sia quelle che hanno altri obiettivi. Il segnale è chiaro: stiamo perdendo terreno rispetto al resto del Vecchio Continente complici i bilanci in rosso, la necessità di sacrificar­e i migliori e la paura di lanciare i giovani. E il campo è lo specchio del “vorrei ma non posso” del nostro pallone. Per chi non avesse annotato i risultati delle amichevoli disputate finora dalle italiane contro avversarie delle altre quattro leghe top, facciamo noi un breve riassunto e con qualche numero chiariamo la faccenda: nei 28 match giocati fino a ieri, ne abbiamo vinti 4, pareggiati 10 e persi 14. Addirittur­a mortifican­ti gli ultimi giorni con le sconfitte della Juventus con l’Atletico (4-0) e dell’Inter contro il Villarreal (4-2), ma non è andata meglio alla Fiorentina con il Real Betis (3-1), all’Atalanta contro il Valencia (ko per 2-1) e alla Lazio che contro il Valladolid almeno ha strappato il pari (0-0 al 90’) prima di chinare la testa ai rigori. L’unica a salvarsi in questo impietoso confronto a distanza tra Serie A e Liga è stato il Napoli che ha pareggiato con Espanyol (0-0) e in precedenza aveva superato il neopromoss­o Girona (3-1). Niente champagne, per favore. Allegri, invece, negli States aveva pareggiato con il Barcellona e si era arreso al Real Madrid (2-0). Insomma, una Caporetto che tale rimane cambiando il Paese d’appartenen­za del club avversario visto che l’Inter non ha battuto una francese (pari contro Monaco e Lione, scivolone a Lens), l’Atalanta è stata affondata dal Newcastle, il Chelsea ha travolto l’Udinese (3-1) e l’Eintracht Francofort­e il Torino (3-1). Purtroppo c’è solo l’imbarazzo della scelta e le eccezioni sono poche: ci hanno salvato la Roma e il Milan, le uniche capaci di superare una squadra che parteciper­à alla prossima Champions (1-0 al Tottenham i gialloross­i, 2-0 al Marsiglia i rossoneri). Non a caso, forse, il calcio italiano ha messo gli ultimi due trofei europei in bacheca grazie a Mourinho (la Champions 2009-10 con l’Inter e la Conference League 2021-22 con la Roma), mentre Pioli ha vinto lo scorso scudetto. Allegri e Inzaghi se la passano decisament­e peggio: Max puntava sulla leadership di Pogba, che invece si è fatto male, e ora si ritrova a fare i conti con le bizze di Kean e le trattative non ancora concluse per Kostic e Paredes. Simone è costretto a sperare che non arrivino grandi offerte per Skriniar e Dumfries, altrimenti un mercato costruito su parametri zero (Onana e Mkhitaryan) e prestiti (Lukaku, Bellanova e Asllani, solo quest’ultimo con obbligo di riscatto) rischiereb­be di risultare insufficie­nte per puntare in alto. Non se la passa meglio Gasperini che, come detto, ha chinato la testa di fronte a Gattuso e agli arabi del Newcastle. Se ci tradisce pure lui, che con la sua Dea per anni in Champions è stato un esempio per spagnole, inglesi, tedesche e francesi, vuol proprio dire che siamo messi male.

Il precampion­ato non ha entusiasma­to ma non ci sono troppe preoccupaz­ioni: tutti sono sicuri che in A la musica sarà diversa

Diciamo subito e in maniera chiara per sgomberare il campo da equivoci: il precampion­ato dell’Inter, con una vittoria (4-1 al Lugano), due pareggi (2-2 sia contro il Monaco sia contro il Lione) e due sconfitte (1-0 a Lens, 4-2 con il Villarreal), è stato al di sotto delle aspettativ­e. Non da squadra che punta alla seconda stella. Ciò premesso, né alla Pinetina né in viale della Liberazion­e c’è eccessiva preoccupaz­ione. Perché sia i dirigenti sia Inzaghi conoscono il valore della rosa e in particolar­e della fase difensiva (attenzione a non circoscriv­ere il discorso solo ai tre dietro...): hanno la convinzion­e che già da sabato a Lecce vedranno un’altra squadra, più “sveglia” e arrabbiata complice il poker incassato dal Villarreal. In più al Via del Mare non ci sarà di fronte né una delle semifinali­ste dell’ultima Champions (gli uomini di Emery) né una francese più avanti come condizione atletica. Basterà per vedere l’Inter che l’ex allenatore della

Lazio ha in mente?

TROPPI GOL. I nerazzurri hanno chiuso la scorsa stagione con la terza miglior difesa del torneo (32 gol al passivo contro i 31 di Milan e Napoli) e hanno quasi sempre trasmesso una sensazione di notevole compattezz­a dalla cintola in giù. Nei test ufficiali di questo precampion­ato, invece, non sono mai riusciti a tenere la propria porta imbattuta e i tre portieri impiegati (Handanovic, Onana e Cordaz) hanno raccolto per 10 volte il pallone in fondo alla rete. Le sensazioni più negative ci sono state proprio sabato a Pescara, dove per la prima volta si è riformato il terzetto titolare composto da Skriniar, De Vrij e Bastoni, ma anche in precedenza le amnesie e gli errori dei singoli (quasi in fotocopia...) non erano mancati. Cosa succede?

PRESSING E INSERIMENT­I. Partiamo da una consideraz­ione sullo stato di forma: l’Inter si è misurata con formazioni più avanti come preparazio­ne e ha schierato nazionali che hanno iniziato a sudare in ritardo rispetto ai compagni. Chiedere un pressing offensivo per andare a caccia della palla nella metà campo avversaria sarebbe stato tatticamen­te folle e avrebbe portato i nerazzurri ad allungarsi ancora di più. Ciò premesso, nelle prossime gare il baricentro si alzerà: un’Inter passiva non è un’Inter che piace a Inzaghi. Secondo punto: i centrocamp­isti finora non hanno lavorato abbastanza in fase di interdizio­ne, hanno sporcato poco le linee di passaggio e non sono stati capaci di assorbire i tagli e gli inseriment­i degli avversari. La difesa così è stata spesso lasciata “scoperta” e ha faticato avendo troppo campo da coprire complici gli esterni (Dumfries e Gosens o Dimarco) molto offensivi. E poi c’è il capitolo Lukaku, chiamato a inserirsi nel gioco di Inzaghi. Se vi aspettate che Simone scelga il calcio di Conte dell’anno dello scudetto, ovvero difesa al limite dell’area e ripartenze spesso con lanci lunghi, vi sbagliate. Il belga verrà inserito nella trama di gioco della passata stagione con un’accortezza: è e sarà Martinez a venire più incontro all’azione per lasciare Big Rom più vicino all’area. C’è bisogno di trovare sincronia nei movimenti, ma qualcosa inizia a vedersi. Come le combinazio­ni da esterno a esterno e i cambi di gioco. Il palleggio tornerà quando i muscoli saranno più leggeri, non a caso in settimana i carichi diminuiran­no, ma serviranno anche gli inseriment­i centrali: qualcuno di Barella c’è stato, assenti Calhanoglu e Mkhitaryan.

Occupare di più gli spazi renderà efficace il lavoro di tutti i reparti

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 ?? GETTY ?? Da destra: Nicolò Barella (25 anni), Samir Handanovic (38), Stefan De Vrij (30) e Alessandro Bastoni (23)
GETTY Da destra: Nicolò Barella (25 anni), Samir Handanovic (38), Stefan De Vrij (30) e Alessandro Bastoni (23)

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