Inter al top a Lecce il piano di Simone
La difesa beneficerà dall’attesa crescita di forma del centrocampo. E i meccanismi miglioreranno
L’Europa proibita
Se il buongiorno si vede dal... precampionato, il divario tra le italiane e le squadre degli altri quattro principali tornei d’Europa non è certo diminuito. Anzi... Il rischio è andare incontro a nuove delusioni in Champions League visto che inglesi, spagnole, tedesche e addirittura francesi in questa calda estate stanno prendendo a sberle le nostre formazioni. Sia quelle che parteciperanno alle coppe europee sia quelle che hanno altri obiettivi. Il segnale è chiaro: stiamo perdendo terreno rispetto al resto del Vecchio Continente complici i bilanci in rosso, la necessità di sacrificare i migliori e la paura di lanciare i giovani. E il campo è lo specchio del “vorrei ma non posso” del nostro pallone. Per chi non avesse annotato i risultati delle amichevoli disputate finora dalle italiane contro avversarie delle altre quattro leghe top, facciamo noi un breve riassunto e con qualche numero chiariamo la faccenda: nei 28 match giocati fino a ieri, ne abbiamo vinti 4, pareggiati 10 e persi 14. Addirittura mortificanti gli ultimi giorni con le sconfitte della Juventus con l’Atletico (4-0) e dell’Inter contro il Villarreal (4-2), ma non è andata meglio alla Fiorentina con il Real Betis (3-1), all’Atalanta contro il Valencia (ko per 2-1) e alla Lazio che contro il Valladolid almeno ha strappato il pari (0-0 al 90’) prima di chinare la testa ai rigori. L’unica a salvarsi in questo impietoso confronto a distanza tra Serie A e Liga è stato il Napoli che ha pareggiato con Espanyol (0-0) e in precedenza aveva superato il neopromosso Girona (3-1). Niente champagne, per favore. Allegri, invece, negli States aveva pareggiato con il Barcellona e si era arreso al Real Madrid (2-0). Insomma, una Caporetto che tale rimane cambiando il Paese d’appartenenza del club avversario visto che l’Inter non ha battuto una francese (pari contro Monaco e Lione, scivolone a Lens), l’Atalanta è stata affondata dal Newcastle, il Chelsea ha travolto l’Udinese (3-1) e l’Eintracht Francoforte il Torino (3-1). Purtroppo c’è solo l’imbarazzo della scelta e le eccezioni sono poche: ci hanno salvato la Roma e il Milan, le uniche capaci di superare una squadra che parteciperà alla prossima Champions (1-0 al Tottenham i giallorossi, 2-0 al Marsiglia i rossoneri). Non a caso, forse, il calcio italiano ha messo gli ultimi due trofei europei in bacheca grazie a Mourinho (la Champions 2009-10 con l’Inter e la Conference League 2021-22 con la Roma), mentre Pioli ha vinto lo scorso scudetto. Allegri e Inzaghi se la passano decisamente peggio: Max puntava sulla leadership di Pogba, che invece si è fatto male, e ora si ritrova a fare i conti con le bizze di Kean e le trattative non ancora concluse per Kostic e Paredes. Simone è costretto a sperare che non arrivino grandi offerte per Skriniar e Dumfries, altrimenti un mercato costruito su parametri zero (Onana e Mkhitaryan) e prestiti (Lukaku, Bellanova e Asllani, solo quest’ultimo con obbligo di riscatto) rischierebbe di risultare insufficiente per puntare in alto. Non se la passa meglio Gasperini che, come detto, ha chinato la testa di fronte a Gattuso e agli arabi del Newcastle. Se ci tradisce pure lui, che con la sua Dea per anni in Champions è stato un esempio per spagnole, inglesi, tedesche e francesi, vuol proprio dire che siamo messi male.
Il precampionato non ha entusiasmato ma non ci sono troppe preoccupazioni: tutti sono sicuri che in A la musica sarà diversa
Diciamo subito e in maniera chiara per sgomberare il campo da equivoci: il precampionato dell’Inter, con una vittoria (4-1 al Lugano), due pareggi (2-2 sia contro il Monaco sia contro il Lione) e due sconfitte (1-0 a Lens, 4-2 con il Villarreal), è stato al di sotto delle aspettative. Non da squadra che punta alla seconda stella. Ciò premesso, né alla Pinetina né in viale della Liberazione c’è eccessiva preoccupazione. Perché sia i dirigenti sia Inzaghi conoscono il valore della rosa e in particolare della fase difensiva (attenzione a non circoscrivere il discorso solo ai tre dietro...): hanno la convinzione che già da sabato a Lecce vedranno un’altra squadra, più “sveglia” e arrabbiata complice il poker incassato dal Villarreal. In più al Via del Mare non ci sarà di fronte né una delle semifinaliste dell’ultima Champions (gli uomini di Emery) né una francese più avanti come condizione atletica. Basterà per vedere l’Inter che l’ex allenatore della
Lazio ha in mente?
TROPPI GOL. I nerazzurri hanno chiuso la scorsa stagione con la terza miglior difesa del torneo (32 gol al passivo contro i 31 di Milan e Napoli) e hanno quasi sempre trasmesso una sensazione di notevole compattezza dalla cintola in giù. Nei test ufficiali di questo precampionato, invece, non sono mai riusciti a tenere la propria porta imbattuta e i tre portieri impiegati (Handanovic, Onana e Cordaz) hanno raccolto per 10 volte il pallone in fondo alla rete. Le sensazioni più negative ci sono state proprio sabato a Pescara, dove per la prima volta si è riformato il terzetto titolare composto da Skriniar, De Vrij e Bastoni, ma anche in precedenza le amnesie e gli errori dei singoli (quasi in fotocopia...) non erano mancati. Cosa succede?
PRESSING E INSERIMENTI. Partiamo da una considerazione sullo stato di forma: l’Inter si è misurata con formazioni più avanti come preparazione e ha schierato nazionali che hanno iniziato a sudare in ritardo rispetto ai compagni. Chiedere un pressing offensivo per andare a caccia della palla nella metà campo avversaria sarebbe stato tatticamente folle e avrebbe portato i nerazzurri ad allungarsi ancora di più. Ciò premesso, nelle prossime gare il baricentro si alzerà: un’Inter passiva non è un’Inter che piace a Inzaghi. Secondo punto: i centrocampisti finora non hanno lavorato abbastanza in fase di interdizione, hanno sporcato poco le linee di passaggio e non sono stati capaci di assorbire i tagli e gli inserimenti degli avversari. La difesa così è stata spesso lasciata “scoperta” e ha faticato avendo troppo campo da coprire complici gli esterni (Dumfries e Gosens o Dimarco) molto offensivi. E poi c’è il capitolo Lukaku, chiamato a inserirsi nel gioco di Inzaghi. Se vi aspettate che Simone scelga il calcio di Conte dell’anno dello scudetto, ovvero difesa al limite dell’area e ripartenze spesso con lanci lunghi, vi sbagliate. Il belga verrà inserito nella trama di gioco della passata stagione con un’accortezza: è e sarà Martinez a venire più incontro all’azione per lasciare Big Rom più vicino all’area. C’è bisogno di trovare sincronia nei movimenti, ma qualcosa inizia a vedersi. Come le combinazioni da esterno a esterno e i cambi di gioco. Il palleggio tornerà quando i muscoli saranno più leggeri, non a caso in settimana i carichi diminuiranno, ma serviranno anche gli inserimenti centrali: qualcuno di Barella c’è stato, assenti Calhanoglu e Mkhitaryan.
Occupare di più gli spazi renderà efficace il lavoro di tutti i reparti