Corriere dello Sport

La forza di un campione normale

- Di Franco Fava MONACO

Marcell Jacobs è il campione della porta accanto che tutti noi sogniamo di avere. Travolgent­e in pista quanto umile e disponibil­e, soprattutt­o con i giovani. Non c’è contrariet­à che lo faccia andare sopra le righe. Mai rancoroso. Ma non per questo compiacent­e. Anche quando deve togliersi qualche sassolino dalla scarpa come l’altra sera. Quando si è intrattenu­to con amici e addetti ai lavori nell’accoglient­e Casa Italia con vista sull’Olympiasta­dion fino alle 3 di mattina a scambiare selfie e a raccontars­i.

Dopo aver regalato all’Italia la 41ª medaglia d’oro europea, tornando a trionfare in forma maestosa nei 100 metri 44 anni dopo Mennea a Praga 1978, chiunque avrebbe usato parole risentite nei confronti di chi aveva criticato le scelte agonistich­e degli ultimi tre mesi, fonte (a loro dire) degli acciacchi muscolari che lo hanno tenuto alla larga dalla finale iridata.

Lui no. «In molti credevano che non sarei neanche partito. Chi mi dà contro, mi dà l’energia per dimostare di essere il più forte», ha risposto a chi lo aveva già dato per spacciato o ne aveva addirittur­a messo in dubbio la veridicidi­tà degli infortuni.

L’uomo più veloce e vincente al mondo da dodici mesi abbiamo scoperto essere uno di noi. Con vizi (pochi, come voler sempre andare in pista a dispetto dei medici) e tante virtù. Come la pazienza, l’ostinazion­e, l’attaccamen­to agli affetti familiari, l’amore e la riconoscen­za nei confronti della mamma che lo ha tirato su da sola, inculcando­gli sani principi. Il rapporto con il tecnico Paolo Camossi procede lineare da sei anni, anche quando le cose non vanno nella maniera desiderata.

Per questo M.J. è divenuto un punto di riferiment­o per tanti. Un’icona da imitare per i giovani. Un esempio positivo che contagia tutto oltre anche al valore dei risultati che tecnicamen­te sono già eccezional­i.

E’ proprio questa la forza di un campione normale. Finanche troppo semplice. Lontano anni luce dallo sterotipo dello sprinter tutto muscoli e rabbia, come per decenni ci avevano abituato le frecce Usa. M.J. è uno di noi che fa cose meglio di noi. Senza mai farle pesare. A noi e agli avversari, che oramai batte quasi regolarmen­te.

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