La forza di un campione normale
Marcell Jacobs è il campione della porta accanto che tutti noi sogniamo di avere. Travolgente in pista quanto umile e disponibile, soprattutto con i giovani. Non c’è contrarietà che lo faccia andare sopra le righe. Mai rancoroso. Ma non per questo compiacente. Anche quando deve togliersi qualche sassolino dalla scarpa come l’altra sera. Quando si è intrattenuto con amici e addetti ai lavori nell’accogliente Casa Italia con vista sull’Olympiastadion fino alle 3 di mattina a scambiare selfie e a raccontarsi.
Dopo aver regalato all’Italia la 41ª medaglia d’oro europea, tornando a trionfare in forma maestosa nei 100 metri 44 anni dopo Mennea a Praga 1978, chiunque avrebbe usato parole risentite nei confronti di chi aveva criticato le scelte agonistiche degli ultimi tre mesi, fonte (a loro dire) degli acciacchi muscolari che lo hanno tenuto alla larga dalla finale iridata.
Lui no. «In molti credevano che non sarei neanche partito. Chi mi dà contro, mi dà l’energia per dimostare di essere il più forte», ha risposto a chi lo aveva già dato per spacciato o ne aveva addirittura messo in dubbio la veridicidità degli infortuni.
L’uomo più veloce e vincente al mondo da dodici mesi abbiamo scoperto essere uno di noi. Con vizi (pochi, come voler sempre andare in pista a dispetto dei medici) e tante virtù. Come la pazienza, l’ostinazione, l’attaccamento agli affetti familiari, l’amore e la riconoscenza nei confronti della mamma che lo ha tirato su da sola, inculcandogli sani principi. Il rapporto con il tecnico Paolo Camossi procede lineare da sei anni, anche quando le cose non vanno nella maniera desiderata.
Per questo M.J. è divenuto un punto di riferimento per tanti. Un’icona da imitare per i giovani. Un esempio positivo che contagia tutto oltre anche al valore dei risultati che tecnicamente sono già eccezionali.
E’ proprio questa la forza di un campione normale. Finanche troppo semplice. Lontano anni luce dallo sterotipo dello sprinter tutto muscoli e rabbia, come per decenni ci avevano abituato le frecce Usa. M.J. è uno di noi che fa cose meglio di noi. Senza mai farle pesare. A noi e agli avversari, che oramai batte quasi regolarmente.