Corriere dello Sport

«Impossibil­e riprodurre questo schema altrove perché si evolverà»

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L’elasticità è la parola chiave. Un paio di esempi: il “primo Paltrinier­i” aveva bisogno di un Centro Federale (Ostia) dove vivere, allenarsi, crescere. Il Paltrinier­i maturo ha fatto scelte radicalmen­te diverse senza problemi, perché è cambiato lui e sono cambiate le sue esigenze. E ancora: Thomas Ceccon, primatista del mondo dei 100 dorso. Si allena a Verona, nella piscina del Centro Federale, senza però farne parte. Continua a lavorare con il suo allenatore (Alberto Burlina), ha a disposizio­ne la struttura e “l’investimen­to” della Fin è stato sul tecnico oltre che sull’atleta. Sarebbe bastato un attimo per imporre a Ceccon un allenatore federale. Ma quanto sarebbe durata? Invece è successo il contrario: è il tecnico di Ceccon che, oltre a seguire il suo atleta, viene coinvolto in tavoli di lavoro comuni dallo staff azzuro. Per crescere ancora e, più alla lunga, creare un linguaggio tecnico comune con tutti gli altri colleghi. E’ per questo che oggi il nuoto può contare su un gran numero di allenatori giovani, preparatis­simi, al fianco dei grandi nomi che hanno fatto la storia recente di questo sport (Morini, Rossetto, solo per citarne due).

E ora? Cosa si può migliorare da qui a Parigi: «Intanto dobbiamo riprendere il progetto pre Covid dei raduni di settore (incontri con i tecnici degli atleti che nuotano la stessa specialità, ndr) bisogna fare in fretta perché alle selezioni per i Giochi mancano 18 mesi». Il futuro più lontano si vedrà: «Personalme­nte ho cercato sempre di coivolgere tutti e tenere legate fra loro anche figure diverse perché penso che il mio ruolo sia questo. Ecco, chi verrà dopo di me dovrà lavorare soprattutt­o sui rapporti con le altre persone. Perché nel mondo di oggi l’imposizion­e funziona poco».

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