Corriere dello Sport

Tamberi c’è un nodo verso Parigi

Gran festa per il re dell’alto tra presente e tanto futuro Il rapporto con il papà-allenatore al capolinea? «Qui ho pensato soltanto a vincere, non al dopo»

- Di Christian Marchetti MONACO

Aun certo punto Chiara ha un sussulto: «Ok, sta arrivando!». Chiara Bontempi è da tredici anni fidanzata, consiglier­a, musa di Gianmarco Tamberi. Compagna di vita e di squadra. È la notte del trionfo europeo, lui riuscirà a raggiunger­e Casa Italia verso l’una; lei nel frattempo bisticcerà col cronista: «Guai a lei se gli rivelerà la meta dell’addio al celibato. È una sorpresa» dice, sebbene lei debba saperne meno di lui. Matteo e Massimo, gli amici che hanno organizzat­o tutto, dopo la premiazion­e lo porteranno in aereo «a Budapest!», dice uno dei due. «A Barcellona!» lo riprende l’altro. Comunque sia, un weekend (mooolto) lontano dall’atletica.

Chiara, nel frattempo, ci parla di un’agenda fittissima. Il matrimonio il 1° settembre, la luna di miele a fine mese tra Maldive, Singapore e Bali. Infine l’ingresso nella casa nuova. «Si spera. Se non segui i lavori continuame­nte, è difficile vedere progressi». «Mi piace molto quando Gianmarco dice tutte quelle cose su di me. Cerco il più possibile di prendermi cura di lui. Stiamo insieme da così tanto tempo. Il progetto di allargare la famiglia? Ci pensiamo, lo vogliamo entrambi, ma forse è meglio procedere a tappe. Matrimonio, casa e tutto il resto».

IL CONFINE. All’arrivo a Casa Italia, Tamberi abbraccia tutti. Compreso il presidente di World Athletics, Sebastian Coe, e la sottosegre­taria allo sport, Valentina Vezzali. Qualche imbarazzo sorge alle foto ricordo col padre Marco. Poi c’è da sistemare i detrattori: «Credo che le frasi circa un “Gimbo finito”, che si rincorrono da dopo Tokyo, continuera­nno ancora per tanto tempo. Segnano la linea di confine tra chi mi sta vicino e mi vuole bene e chi invece non conosce me né cosa ci sia stato dietro a questo 2022 tra guai fisici, Covid e impegni vari» ci dice Gianmarco prima di scappare a cena. All’una e 33 prende ufficialme­nte il via la “Gimbiade”, tutto Gianmarco Tamberi a 360°.

GIMBIADE. Sul peso dell’oro vinto giovedì sera: «Lo metto dietro a quello di Tokyo, ma davanti a quelli di Amsterdam 2016 (il primo titolo continenta­le all’aperto; ndr) e Glasgow 2019 (la vittoria al chiuso; ndr) perché venuta dopo un periodo troppo particolar­e». E dunque un pensiero sulla sfortuna: «Sembrerà assurdo, ma non credo nella sfortuna. Penso che tutto succeda e che io sia invece fortunatis­simo».

Il parallelis­mo con l’altro campione olimpico ed europeo, Marcell Jacobs, si gioca alla Playstatio­n. «Dopo Tokyo si è instaurata una grande sintonia, che abbiamo ritrovato qui in Germania. E come in Giappone abbiamo giocato un bel po’. Io l’ho stracciato con il gioco dell’Nba, lui si è preso la rivincita con la Formula 1».

RAPPORTI. Complesso il capitolo su amici, colleghi e avversari. «L’assenza di russi e bielorussi conta, certo, ma saltare 2,30 in quelle condizioni meteo non era facile. Sento molto gli ucraini, che tra l’altro hanno apprezzato il mio gesto di Belgrado, meno i russi. Di Nedasekau (il bielorusso medaglia di bronzo ai Giochi; ndr), non condivido le posizioni sulla guerra. Ma non critico il ragazzo, piuttosto il sistema».

Nel cammino che porterà il trentenne marchigian­o a Parigi 2024 conterà poi il rapporto col papà-coach Marco, nonché quell’«equilibrio che non è cambiato, perché deteriorat­o prima. Fin quando l’obiettivo era Tokyo abbiamo cercato di ricucire, ma dopo tredici anni siamo arrivati alla volontà di separarci. Qui ero così concentrat­o a vincere che non ho pensato minimament­e al dopo».

Il “dopo” è un’agenda fitta, sì. Che forse dovrà partire proprio dalla questione tecnica.

«Continuino pure a darmi per finito... Jacobs ed io pari Anche alla play»

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FIDAL/GRANA Chiara Bontempi e Gimbo Tamberi a Casa Italia

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