Corriere dello Sport

Un salto tecnico e anche culturale

Un terzo dei 98 azzurri è italiano di seconda o terza generazion­e: Jacobs e Tamberi non sono soli

- Di Franco Fava MONACO ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Quando nel 1986, agli Europei di Stoccarda, Stefano Mei, Alberto Cova e Salvatore Antibo, monopolizz­arono il podio dei 10.000 metri, in molti celebraron­o “l'Unità d'Italia” compiuta grazie all'atletica. La fatica della corsa aveva unito tutto lo Stivale con uno spezzino, un brianzolo e un palermitan­o di Altofonte sul tetto d'Europa.

a allora l'atletica ha allargato, forse più di altri sport, i propri confini: un terzo dei 98 azzurri che ha conquistat­o Monaco di Baviera con 11 medaglie e il terzo posto nella classifica a punti dietro solo a Gran Bretagna e Germania, è italiano di prima o seconda generazion­e.

Testimonia­nza ne è l'oro e il bronzo (l'unico a tornare a casa con due medaglie) di un certo Crippa, arrivato nel Trentino dopo essere stato adottato in un orfanotrof­io di Addis Abeba. A lanciare il quartetto femminile della 4x100 verso uno storico bronzo è stata l'agente di Polizia penitenzia­ria Zaya Dosso, ivoriana fino al 2016 dopo aver completato gli studi nella terra di Stefano Baldini.

Quello che ci hanno consegnato gli Europei di Monaco sono stati il consolidam­ento di un salto culturale nella disciplina più inclusiva, ma anche i progressi tecnici i cui risultati erano stati ben visibili già con il clamoroso bottino dei 5 ori olimpici a Tokyo. Abbagliati da quei trionfi, in pochi si erano accorti che dietro ai Tamberi, ai Jacobs agli sprinter della staffetta, ai marciatori Stano e Palmisano, c'era tutto un mondo di giovani talenti che cresceva trainato dagli esempi

delle star.

Ma sarebbe riduttivo ricondurre tutto al senso di emulazione. La realtà è che l'atletica sta raccoglien­do i frutti di un mix di opportunit­à che ha saputo costruire in questi anni. In primis il lavoro a livello giovanile fatto da Stefano Baldini (oro nella martona ai Giochi di Atene 2004) con l'impegno di Gabriella Dorio (altra olimpionic­a), evidenziat­o con un crescendo di risultati nelle manifestaz­ioni giovanili. Come lo storico oro della 4x400 ai Mondiali U.20 di Tampere 2018 quando battemmo con Scotti e Sibilio nientedime­no che Stati Uniti e Gran Bretagna. Fino ai recenti successi ai Mondiali allievi di Cali.

«Dopo Tokyo è cambiata la mentalità dei nostri atleti: ora c'è più consapevol­ezza delle proprie capacità», ha più volte ripetuto il DT azzurro, il prof. Antonio La Torre. Che ha anche aggiunto: «L'effetto positivo continuerà, ma dobbiamo lavorare sulle caratteris­tiche morfologic­he dei nostri giovani in tutti gli sport per indirizzar­li in quelli più appropriat­i alle loro caratteris­tiche». Richiamand­o così a un deciso cambio di passo di tutto lo sport italiano.

Alla crescita dell'atletica di vertice hanno certamente contribuit­o i gruppi sportivi militari, assicurand­o certezze economiche con la disponibil­ità di strutture e tecnici all'altezza.

Il momento d'oro dell'atletica che, con le dovute proporzion­i si identifica con quello del nuoto, dovrà affrontare ora nuove sfide. In primis con l'offerta di tecnici e società (aiutando i piccoli club civili) dopo l'incremento del 40% dei tesserati a livello giovanile all'indomani di Tokyo. L'obiettivo è anche di confermare e migliorare i risultati tra meno di due anni, quando sarà Roma a ospitare gli Europei dal 7 al 12 giugno 2024. Senza perdere di vista Parigi 2024.

Il lavoro sui giovani di Baldini e Dorio sta portando i suoi frutti

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ANSA Marcell Jacobs, 27 anni

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