NOI CHE NON Marquez dai ferri alla pole in 116 giorni
Tra il Mondiale di moto e quello di ciclismo, il sabato in Il 2 giugno la quarta operazione al braccio con la carriera a rischio, ieri ha volato sotto il diluvio «Una boccata d’aria fresca, ne avevo bisogno»
Centocinquantatré settimane fa il mondo non aveva familiarità con il concetto di pandemia. E temi come i rischi di un conflitto globale e i costi dell’energia non venivano considerati stringenti. Quel sabato autunnale del 2019, a Motegi, Marc Marquez lo concluse in pole position, mostrando di non aver mollato di un centimetro pochi giorni dopo aver festeggiato il quarto titolo consecutivo, l’ottavo della sua carriera.
Fast forward di quasi tre anni, stesso tracciato, e nuova pole del catalano. Nel mezzo, un calvario capace di lasciare tracce indelebili nella carriera del Fenomeno e nella storia del Motomondiale, una parentesi all’interno della quale Marc ha vinto tre GP, senza però sembrare davvero fuori dal tunnel. Ora, però, lo scenario appare differente.
VECCHIE ABITUDINI. Cinquanta gare dopo l’ultima volta, Marquez è tornato alle vecchie abitudini, guadagnandosi la partenza davanti a tutti nel GP del Giappone, che si disputa alle 8 italiane. Marc ha “rubato” lo show ai tre contendenti per il titolo - Fabio Quartararo, Pecco Bagnaia e Aleix Espargaro - più l’outsider Enea Bastianini grazie anche all’asfalto bagnato: dal nubifragio che ha condizionato la giornata, tra ritardi e turni cancellati (le terze libere della MotoGP) è esploso il talento del campione che soltanto 116 giorni fa, il 2 giugno, subiva nel Minnesota il quarto intervento al braccio destro. Il quarto, ma soprattutto l’ultimo. «Perché i dottori non sanno più da dove entrare per operare» ha detto, scherzando ma non troppo, nelle scorse settimane. «Ma almeno non sento più dolore al braccio».
La cronologia è nota, e fa ancora più impressione ricordarla dopo una leadership che, per inciso, ieri è stata completa, dato che Marc aveva chiuso al comando anche le libere. Dopo l’infortunio del 2020 a Jerez e tre operazioni, il 2021 è stato caratterizzato da tre successi ma anche da incidenti (con il ritorno della diplopia), poi all’inizio del 2022 il braccio ha fatto nuovamente soffrire Marquez, complice la progressiva rotazione di oltre 30 gradi dell’omero. Risistemato questo difetto, Marc ha come di consueto bruciato le tappe, ottenendo dai medici il via libera per tornare in moto dopo dodici settimane. Dal ritorno in sella alla MotoGP il passo è stato brevissimo, all’interno di un periodo in cui ha cambiato residenza: ora vive a Madrid, dove è seguito dal medico di Rafa Nadal, e manager, e ha salutato il mentore Emilio Alzamora. Il 6 settembre a Misano è tornato sulla RC213V, per due giorni di test preziosi in ottica 2023. Ma il catalano non si è fermato, rientrando in gara già dal GP di Aragona, dove domenica scorsa è stato suo malgrado protagonista degli incidenti di Quartararo e Nakagami, ritirandosi al primo giro.
IMPRESA. Motegi, casa Honda, con il suo senso di marcia antiorario doveva mettere in difficoltà il braccio destro. Ma è arrivata l’amica pioggia, condizione che permette a Marc di guidare in maniera meno intensa e fisicamente dispendiosa. Così la classe del campione è riemersa. «E’ soltanto una pole - ha detto il 29enne - ma ne avevo bisogno, è stata una boccata d’aria fresca. Sul bagnato, dove serve poca forza, sono riuscito a guidare nel modo voluto. Non è ancora possibile farlo sull’asciutto, dove il potenziale era da terza-quarta fila. Poi parliamo di un giro secco, avrei bisogno che le gare durassero 10 giri, non 24, perché la condizione fisica e quella del braccio non sono al top, e spero che tornino al meglio. Però questo slancio positivo è prezioso, dobbiamo farne tesoro in vista del 2023». Già, perché fin dal momento in cui si è risvegliato dopo l’ultima operazione, Marc ha pensato alla prossima stagione, con il sogno di partire alla pari con tutti i rivali. Un sogno che da ieri è più vicino alla realtà.
L’ultima risaliva al 2019, proprio a Motegi. «Mi ha aiutato la pioggia»