Il titolo si decide tra Asia e Australia
Nei prossimi Gran Premi extraeuropei succederà di tutto Le gare fuori dall’Europa sin qui hanno mischiato le carte: 5 GP, 4 vincitori e 10 piloti sul podio
Un Mondiale con Enea Bastianini leader, Brad Binder secondo, quindi Jack Miller e Alex Rins a pari punti in terza posizione, disegna gerarchie che non corrispondono a quanto mostrato dalla MotoGP per gran parte del 2022. Eppure non è una graduatoria inventata, quella che vede i tre reali candidati al titolo in quinta (Fabio Quartararo, a -16 da Bastianini), sesta (Aleix Espargarò a -18) e addirittura quattordicesima posizione (Pecco Bagnaia, a -45).
Tale classifica racconta l’andamento delle cinque gare extra-europee disputate, e considerando che domenica si corre in Thailandia, tappa seguita da Australia e Malesia, il Mondiale è destinato a trasformarsi in un thriller ancora più imprevedibile. Thriller, come il soprannome di Jack Miller, dominatore a Motegi, dove il ritorno delle condizioni asciutte dopo un sabato da tregenda ha riportato al top la Ducati, al sesto successo consecutivo.
STREGATA. Quella di Motegi è stata una domenica stregata per l’Italia in lizza per il titolo. Pecco Bagnaia si è steso all’inizio dell’ultimo giro di una gara vissuta nelle retrovie, assieme a Fabio Quartararo ed Enea Bastianini. Il francese della Yamaha ha limitato i danni su un tracciato ostico per la M1, ai ducatisti è mancata la velocità per andare oltre. Problemi analoghi nonostante due scelte di gomme, per Pecco ed Enea, agli opposti. Difficile capire chi abbia sbagliato, se è vero che Bagnaia ha utilizzato gli stessi pneumatici con cui Miller ha fatto il vuoto, interrompendo un digiuno lungo 16 mesi e 29 Gran Premi.
La corsa di Aleix Espargarò, invece, non è nemmeno iniziata: non era stata disattivata la modalità “eco”che viene attivata per ottimizzare il (poco) carburante a disposizione e disattivata prima del giro di ricognizione. Costretto a tornare ai box, Aleix ha effettuato il cambio moto mentre i rivali prendevano il via.
Bagnaia ha rivisto i fantasmi del Qatar con una caduta figlia di un weekend vissuto annaspando. Il ducatista ha pagato l’unico turno di libere sull’asciutto, insufficiente per trovare l’assetto giusto, e poi le disastrose qualifiche sotto il diluvio.
ASIA. Qatar-Giappone, il comune denominatore è la collocazione all’interno del continente asiatico. Sarà una coincidenza, ma le gare fuori dall’Europa – tra circuiti che non venivano visitati da tre anni, piste magari poco utilizzate e quindi scarsa
mente “gommate” e ancora condizioni meteo ballerine – hanno mischiato le carte. Cinque GP, quattro vincitori differenti e dieci piloti (delle sei case costruttrici) sul podio. In Europa, gli undici GP hanno conosciuto appena tre vincitori e nove piloti (di soltanto tre case, Ducati, Aprilia e Yamaha) in Top 3. La KTM, i suoi tre podi stagionali li ha colti tutti in Asia. Ma dato che il calendario prevede un lungo giro tra Asia e Australia prima dell’atto finale di Valencia, chi vuole vincere il titolo deve essere pronto ad andare nella giungla e sbagliare il meno possibile. Come Quartararo, anche se il passo del francese – 47 punti negli ultimi cinque GP – lascia la porta aperta alla rimonta di Ducati e Aprilia, di Bagnaia e Aleix Espargarò. Colpiti sì, ma non affondati.
Chi vuole vincere deve sbagliare il meno possibile prima di Valencia