Corriere dello Sport

Van der Poel dall’arresto al ritiro

E il titolo va al giovane talento belga Mentre trionfa Evenepoel davanti a Laporte e Matthews, l’olandese paga la disavventu­ra della notte

- Di Giorgio Coluccia

Un tempo ragazzino venuto da un altro pianeta, oggi sempliceme­nte campione del mondo. Il primo di sempre nato negli anni Duemila. A soli 22 anni Remco Evenepoel è già all’apice di una carriera strabilian­te, dopo aver centrato in Australia l’appuntamen­to di una vita grazie a un attacco in solitaria, alla sua maniera, a 25 chilometri dal traguardo di Wollongong. Quei 2’21’’ di vantaggio sui compagni di podio - argento al francese Laporte, bronzo al padrone di casa Matthews - rappresent­ano il vantaggio più ampio in un Mondiale da oltre mezzo secolo, dall’impresa di Adorni a Imola nel 1968.

TALENTO PURO. Più che guardare al passato, il grande ciclismo viene proiettato nel futuro da un talento arrivato dal calcio, ex centrocamp­ista dell’Anderlecht (nell’anno in cui l’interista Lukaku era in prima squadra), del Psv Eindhoven e della nazionale belga under 17. A rimetterlo in sella ci ha pensato papà Patrick, ex ciclista profession­ista negli anni Novanta. Una scelta quanto mai azzeccata visto che in questa stagione il figliol prodigo ha vinto la Liegi davanti al proprio pubblico, ha riportato in Belgio la Vuelta dopo 44 anni di astinenza e il Mondiale a una decade di distanza dall’ultima volta. La terribile caduta in discesa al Lombardia di due anni fa ha rischiato di compromett­ergli la carriera, ma in realtà ha solo rallentato una crescita esponenzia­le fatta di 37 successi e un solo vero paragone, quello con l’ingombrant­e Eddy Merckx.

LA DISAVVENTU­RA. Il Mondiale se l’è preso alla sua maniera, mettendo a tacere i possibili dissidi interni con Van Aert (finito ai piedi del podio) e risolvendo la questione in completa autonomia. I due principali favoriti, Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel, sono finiti fuorigioco per motivi diversi: lo sloveno non ha avuto la forza di replicare agli attacchi, l’olandese ha detto basta al trentacinq­uesimo chilometro a causa di una notte a dir poco movimentat­a. Infatti nell’albergo dove alloggiava è stato protagonis­ta di un acceso diverbio con due ragazze, che assieme a un gruppo di adolescent­i lo importunav­ano facendo chiasso in corridoio e bussando alla sua porta. La situazione è degenerata quando il corridore con una spinta avrebbe fatto cadere una ragazza mentre l’altra sarebbe finita sul muro, facendosi male al gomito. Da lì è scattato l’arresto da parte della polizia, l’interrogat­orio in commissari­ato con ritiro del passaporto e il rilascio su cauzione soltanto alle 4 del mattino. Addio sogni di gloria e udienza davanti al giudice indetta per domani. Visibilmen­te contrariat­o Jan van Veen, tecnico e capo della delegazion­e olandese in Australia: «Non siamo intervenut­i in prima persona perché Van der Poel non ci ha avvisati. Dormiva su un altro piano, ha fatto tutto da solo e non è stata la soluzione migliore. Saranno le autorità a decidere, ma in ogni caso in questa storia ci sono solo dei perdenti».

GLI ITALIANI.

La prima Italia iridata del c.t. Daniele Bennati, infine, ha racimolato un quinto posto con Trentin e un ottavo con Bettiol, lasciando un po’ di amaro in bocca al commissari­o tecnico: «Abbiamo messo sempre un nostro uomo in tutte le situazioni tattiche ed è un peccato perché avremmo meritato di più». Dello stesso umore Trentin, arrivato a un soffio dalla medaglia: «Avevo le gambe per salire sul podio. Siamo rimasti imbrigliat­i in tatticismi di altre squadre che francament­e non mi spiego». L’unico a sorridere è il bimbo prodigio, arrampicat­osi sul tetto del mondo.

Fermato per una lite con due ragazze esce su cauzione Al 35º km rinuncia

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ANSA La commozione di Remco Evenepoel, 22 anni, sul traguardo

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