Van der Poel dall’arresto al ritiro
E il titolo va al giovane talento belga Mentre trionfa Evenepoel davanti a Laporte e Matthews, l’olandese paga la disavventura della notte
Un tempo ragazzino venuto da un altro pianeta, oggi semplicemente campione del mondo. Il primo di sempre nato negli anni Duemila. A soli 22 anni Remco Evenepoel è già all’apice di una carriera strabiliante, dopo aver centrato in Australia l’appuntamento di una vita grazie a un attacco in solitaria, alla sua maniera, a 25 chilometri dal traguardo di Wollongong. Quei 2’21’’ di vantaggio sui compagni di podio - argento al francese Laporte, bronzo al padrone di casa Matthews - rappresentano il vantaggio più ampio in un Mondiale da oltre mezzo secolo, dall’impresa di Adorni a Imola nel 1968.
TALENTO PURO. Più che guardare al passato, il grande ciclismo viene proiettato nel futuro da un talento arrivato dal calcio, ex centrocampista dell’Anderlecht (nell’anno in cui l’interista Lukaku era in prima squadra), del Psv Eindhoven e della nazionale belga under 17. A rimetterlo in sella ci ha pensato papà Patrick, ex ciclista professionista negli anni Novanta. Una scelta quanto mai azzeccata visto che in questa stagione il figliol prodigo ha vinto la Liegi davanti al proprio pubblico, ha riportato in Belgio la Vuelta dopo 44 anni di astinenza e il Mondiale a una decade di distanza dall’ultima volta. La terribile caduta in discesa al Lombardia di due anni fa ha rischiato di compromettergli la carriera, ma in realtà ha solo rallentato una crescita esponenziale fatta di 37 successi e un solo vero paragone, quello con l’ingombrante Eddy Merckx.
LA DISAVVENTURA. Il Mondiale se l’è preso alla sua maniera, mettendo a tacere i possibili dissidi interni con Van Aert (finito ai piedi del podio) e risolvendo la questione in completa autonomia. I due principali favoriti, Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel, sono finiti fuorigioco per motivi diversi: lo sloveno non ha avuto la forza di replicare agli attacchi, l’olandese ha detto basta al trentacinquesimo chilometro a causa di una notte a dir poco movimentata. Infatti nell’albergo dove alloggiava è stato protagonista di un acceso diverbio con due ragazze, che assieme a un gruppo di adolescenti lo importunavano facendo chiasso in corridoio e bussando alla sua porta. La situazione è degenerata quando il corridore con una spinta avrebbe fatto cadere una ragazza mentre l’altra sarebbe finita sul muro, facendosi male al gomito. Da lì è scattato l’arresto da parte della polizia, l’interrogatorio in commissariato con ritiro del passaporto e il rilascio su cauzione soltanto alle 4 del mattino. Addio sogni di gloria e udienza davanti al giudice indetta per domani. Visibilmente contrariato Jan van Veen, tecnico e capo della delegazione olandese in Australia: «Non siamo intervenuti in prima persona perché Van der Poel non ci ha avvisati. Dormiva su un altro piano, ha fatto tutto da solo e non è stata la soluzione migliore. Saranno le autorità a decidere, ma in ogni caso in questa storia ci sono solo dei perdenti».
GLI ITALIANI.
La prima Italia iridata del c.t. Daniele Bennati, infine, ha racimolato un quinto posto con Trentin e un ottavo con Bettiol, lasciando un po’ di amaro in bocca al commissario tecnico: «Abbiamo messo sempre un nostro uomo in tutte le situazioni tattiche ed è un peccato perché avremmo meritato di più». Dello stesso umore Trentin, arrivato a un soffio dalla medaglia: «Avevo le gambe per salire sul podio. Siamo rimasti imbrigliati in tatticismi di altre squadre che francamente non mi spiego». L’unico a sorridere è il bimbo prodigio, arrampicatosi sul tetto del mondo.
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