Corriere dello Sport

Gigio: Come ho fatto? Lavoro e madre natura

Decisive le prodezze per sostenere l’Italia prima del 2-0

- Di Fabrizio Patania

Final Four in tasca e traguardo dei 1500 gol azzurri tagliati con il raddoppio di Dimarco, l’altra vera scoperta dell’Italia. Inzaghi lo ha lanciato con l’Inter. Mancini lo conosceva dai tempi in cui giocava nella Primavera nerazzurra. Lo ha promosso a partire da giugno, trovando un degno sostituto di Spinazzola. L’interista le ha giocate tutte nel girone di Nations League. Sei presenze come Donnarumma, Gnonto e Cristante, da cui è arrivato l’assist. Federico, come insegna il copione del 3-5-2, aveva seguito l’azione ed è andato a chiudere sul secondo palo, infilando la palla in rete di piatto. Così ha chiuso il conto, gelando la Puskas Arena. A San Siro, con l’Inghilterr­a, aveva colpito un palo. A Budapest nuova prestazion­e super. «Sono contento di aver segnato il primo gol in Nazionale, l’importante era vincere, ci siamo riusciti, guadagnand­o la Final Four». E’ cresciuto a Milano, quartiere Calvairate. I genitori hanno un’ortofrutta a Porta Romana. Umiltà e gavetta. Si era rivelato in Svizzera con il Sion. Decisiva la stagione in prestito al Parma. «Ho fatto tanta strada fatta e ho cercato di dare sempre il massimo. Il mio nome verrà associato al gol numero 1500 della storia azzurra. Ora mi godo la serata».

«Il Mondiale è una ferita aperta ma serviva ripartire. Ho riscattato l’errore fatto contro la Germania»

Quinto gol in 15 presenze. E’ sempre più l’Italia di Raspadori. «Mi diverto a giocare. Il primo gol è nato da un’ottima pressione, così l’abbiamo sbloccata, altrimenti sarebbe diventata difficile. L’Ungheria era la rivelazion­e del girone. Difficile batterli. Queste partite ci servono per migliorare».

GIGIO. Dall’Europeo del 2021 l’Italia non riusciva a vincere due partite di fila e mantenere la porta inviolata. Donnarumma insuperabi­le. «Ci volevano questi due successi per ridare entusiasmo, anche se non si torna più indietro. Il Mondiale resta una ferita aperta. Dovevamo ripartire per noi e per l’Italia. A giugno cercheremo di vincere le Final Four». Gigio è stato eroico, ha respinto l’assalto dell’Ungheria con interventi prodigiosi. «Le partite si preparano da sole, queste erano importanti, speciali. Cerco di prepararmi con serenità, ridendo e scherzando nello spogliatoi­o. E’ il mio modo, ma la testa resta in campo». A Budapest ha cancellato l’errore commesso al Borussia Park con la Germania. La costruzion­e dal basso spesso diventa una trappola. «Può capitare un errore, ma bisogna capire dove si è sbagliato. Ci ho lavorato, ne ho parlato tanto con il preparator­e, non deve capitare, era una partita in discesa per i tedeschi e l’ho ammazzata. Devo capire quando si può giocare con i piedi e quando non è il caso». Intanto serve parare. Gigio ha aiutato l’Italia a venire fuori dal momento più complicato, evitando il pari. «Come ho fatto? Madre natura, penso. E poi c’è il lavoro, l’attacco della palla. Devo continuare così, credo nelle mie possibilit­à. Devo farlo per me e per la mia famiglia, che mi sostiene». Se Mazzocchi, cinquantun­esimo debuttante della gestione Mancini, s’è ritrovato davanti alla tv («Magnifico, ho sperato sino all’ultimo di entrare in campo»), Bryan Cristante ha confermato di essere diventato insostitui­bile. «La delusione per il Mondiale mancato è grande, lo sappiamo. Dovevamo giocare bene queste due partite e ripartire, poi penseremo alle qualificaz­ioni europee. Se non ci crediamo noi, le cose non potranno andare bene».

Dimarco: «Felice pure per il mio gol» Raspa: «Contava sbloccare la gara»

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GETTY Jorginho contrastat­o da Adam Szalai
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GIACOMINO.

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