Corriere dello Sport

Allegri fa la conta: ecco Rabiot e Locatelli

Il “ritornismo” Max e lo spigolo di Bonucci

- Di Roberto Beccantini di Filippo Bonsignore TORINO

La Juve attesa da un momento delicato fra A e Champions Il tecnico recupera alcuni big

Relegata nell’inferno dantesco dei traditori di pronostici. E’ il destino della Juventus in balìa delle voragini di cassa (meno 254 milioni) e dei pesci in faccia (da Benfica e Monza). Massimilia­no Allegri è sotto schiaffo da quando tornò, due estati fa, errore suo e topica della società. Diffidare, sempre, di chi rifiuta il Real. Anche se in patria ha vinto, rivinto e stravinto. I corsi e ricorsi al lauto onorario, abbinati alla bassa classifica e al bassissimo gioco, hanno gonfiato e sospinto le critiche verso picchi di ignobile linciaggio.

Gli infortuni, d’accordo. Numerosi e imponenti. Ma se «lo sventurato rispose» (Angel Di Maria ad Armando Izzo, rosso diretto), l’infermeria c’entra poco. Ricorda, Max, il generale George Armstrong Custer al Little Bighorn: difficile non tifare per i Sioux di Lele Adani e Antonio Cassano, anche se mi piacerebbe vederli al comando del Settimo Cavalleria. Restano le spericolat­e tentazioni del «ritornismo», nascondigl­io che per l’italiano medio rappresent­a una sorta di gonna materna.

Giovanni Trapattoni, richiamato d’urgenza dall’Avvocato, non seppe ripetersi. Vi riuscì, invece, Marcello Lippi, precettato da una Triade che, fra ombre e penombre, non aveva digerito i secondi posti di Carletto Ancelotti. Al Milan, i bis di Arrigo Sacchi e Fabio Capello raccolsero bottini non certo all’altezza dei rispettivi, gloriosiss­imi, impatti. Per tacere di Luciano Spalletti a Roma e alla Roma, nel segno di Francesco Totti e di lune di miele diventate tramonti di fiele.

C’è un altro spigolo, nel dossier di Allegri. I rapporti con Leonardo Bonucci. Non necessaria­mente tempestosi, non obbligator­iamente paciosi. Bonucci è l’unico superstite della rosa che, agli ordini di Antonio Conte, introdusse l’epopea del Novennio. Ne saltò solo uno, di scudetti, per una scappatell­a al Diavolo. Ha 35 anni, è il capitano della Juventus e della Nazionale. La Lazio di Giorgione Chinaglia e Pino Wilson era un poligono di tiro e, dunque, figuriamoc­i se mi lascio impression­are dallo sgabello «punitivo» di Porto, dopo che, al culmine di Juventus-Palermo 4-1, allenatore e giocatore erano venuti (quasi) alle mani. Reperti archeologi­ci del febbraio 2017.

Una cosa, però, non l’ho capita. Riguarda la «caccia» alla Salernitan­a. In piena e trafelata bagarre, Allegri esautorò Dusan Vlahovic e affidò proprio a Bonucci il rigore che in quel momento, sull’1-2, pesava tonnellate, salvo poi cancellarl­o dalla formazione di Monza: per scelta? per turnover? Non è che in Champions, con i portoghesi, fosse stato uno dei peggiori. Anzi. Sono le montagne russe, e oscure, che solcano le crisi, rendendole schiave di troppe cause, dal bouquet delle quali si pesca spesso la margherita più comoda: la responsabi­lità del domatore. Il lancio con cui Bonucci ha smarcato Giacomo Raspadori, solletican­done la maestria tecnica (aggancio-controllo) e l’estro balistico (destro a giro), sembrava un avviso al navigante urlato dalla pancia di San Siro. Nelle burrasche serve «il» capo o almeno «un» capo. In caso contrario, punto e a capo.

La Juve riprende forma. Oggi pomeriggio partirà la settimana di lavoro dei bianconeri che indirizzer­à la stagione della squadra di Allegri in serie A e, soprattutt­o, in Champions. Serve una scossa, serve un cambio di marcia dopo aver toccato il fondo a Monza, il punto più basso della storia recente della Signora; non si può che far meglio. Tradotto, bisogna iniziare per forza a fare risultati e per questa missione arriverà in soccorso di Max anche il recupero di diversi infortunat­i. La rosa juventina è stata ridotta all’osso dai tanti problemi fisici che si sono susseguiti nelle ultime settimane e che hanno interessat­o in particolar­e il centrocamp­o. Ora sembra essere tornato il sereno e, dall’allenament­o odierno in poi, il tecnico conta di ritrovare man mano tutti coloro che nell’ultimo periodo hanno abitato più l’infermeria della Continassa che il campo. C’è bisogno di tutti nel tour del force di dodici partite dal Bologna alla Lazio, passando per le quattro sfide decisive di Champions - che dovranno rilanciare la Juve.

CHI TORNA.

Si comincia domenica sera con il posticipo contro i rossoblu di Thiago Motta e non sono ammessi altri passi falsi, anche per preparare al meglio l’incrocio decisivo con il Maccabi, decisivo per il cammino in Champions. Max conta di riavere a disposizio­ne almeno quattro pedine fondamenta­li, in attesa di Chiesa e Pogba: innanzitut­to Szczesny in porta, in grande spolvero in questi giorni di Nations League con la Polonia. Fari sul centrocamp­o, dove si conta sul rientro di Locatelli e Rabiot, che hanno saltato gli ultimi tre impegni prima della sosta (Salernitan­a, Benfica e Monza) per problemi muscolari. Adesso il peggio sembra alle spalle e da oggi inizierà la rincorsa di entrambi verso il Bologna. Se staranno bene, toccherà a loro, consideran­do che Paredes sarà alla

Il francese e l’azzurro decisivi per il centrocamp­o: col Bologna torna anche Alex Sandro

Continassa non prima di giovedì, insieme a Di Maria (comunque squalifica­to per due turni dopo il rosso di Monza), visto che giocherà l’ultima amichevole con l’Argentina alle 2 italiane di mercoledì 28, e che dovrà recuperare al meglio dal volo interconti­nentale dagli Stati Uniti. Per due recuperi all’orizzonte, c’è un altro stop da mettere in conto. Miretti, infatti, ha rimediato una distorsion­e alla caviglia destra con la Under 21 ed è rientrato in anticipo a Torino. Ieri non ha sostenuto ulteriori esami di controllo; lo scenario più verosimile è di un recupero per il Maccabi. In mediana, in ogni caso, Allegri avrà anche a disposizio­ne due jolly di riserva come McKennie e Fagioli pronti all’uso. Altro ritorno in vista è quello di Alex Sandro in difesa, pure lui reduce da noie muscolari: anche dal brasiliano ci si attende la svolta, dopo un inizio deludente. La Juve “virtuale”, come sottolinea­to da Max proprio come conseguenz­a degli infortuni, sta quindi per ritornare “reale”, anche perché ci saranno pure Cuadrado e Milik, squalifica­ti a Monza. E il bomber polacco è pronto a ricomporre il tandem con Vlahovic, che staserà sfiderà Haaland in Norvegia-Serbia, per la promozione in Lega A di Nations League. La Juve riprende forma.

L’attacco sulle spalle di Vlahovic che stasera sfida il “re” Haaland

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GETTY Protagonis­ti Allegri, 55 anni, tornato alla Juve dal 2021, dopo essere stato cinque anni sulla panchina bianconera dal 2014 al 2019. A fianco, Adrien Rabiot, 27 anni. Sotto Dusan Vlahovic, 22 anni
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