«Sono pronto a vendere in sette giorni»
Il patron della Fiorentina racconta le sue verità prima di tornare in America Commisso provoca: «Aspetto che si faccia avanti un fiorentino doc. Sarò poi anche disposto a trasformarmi in un fondo»
Il ritorno in America ormai si avvicina ma non per questo Rocco Commisso ha intenzione di lasciare in sospeso gli argomenti che più gli stanno a cuore. Normale dunque che, a sole tre settimane dall’ultima scoppiettante conferenza, il numero uno viola abbia deciso di rompere ancora il silenzio. Per raccontare le sue verità (con i toni, pungenti e ironici, che ormai gli sono consueti), prendere le difese di una Fiorentina che pare uscita da una crisi di gol e gioco che aveva portato a due vittorie nelle prime dieci gare e ribadire la bontà degli investimenti («Rispetto alle big, abbiamo accumulato in tre anni un attivo di 16 milioni»). Ma l’occasione è stata utile anche per lanciare un messaggio forte e chiaro a una piazza che, rispetto ai mesi scorsi, ha iniziato a rumoreggiare più del solito: «Voglio essere chiaro, la mia intenzione non è vendere dopo la realizzazione del Viola Park. La volontà è quella di tenere la società e crescere ancora, migliorando già da questa stagione il settimo posto dello scorso anno».
GUANTO DI SFIDA. Ma dopo la bella dichiarazione d’intenti (ai microfoni di Sportitalia e Italia7) è arrivata da parte di mister Mediacom una forte provocazione. In pieno stile Rocco: «Per la cessione vediamo cosa vorranno fare mia moglie e mio figlio quando non sarò più vivo. Intanto ai tifosi che mi criticano dico una cosa: avete sette giorni per far acquistare il club a un fiorentino doc. Io sarei disposto a fare come Elliot, che sta finanziando il Milan per Red Bird: sono, cioè, pronto a trasformarmi in un fondo». Una dichiarazione (pur fatta con il sorriso sulle labbra) che fa riflettere. E che dà a intendere come molte delle note di biasimo che la Fiorentina ha ricevuto in questo avvio di stagione non siano piaciute da Commisso. A cominciare da quelle rivolte a Vincenzo Italiano, al quale tuttavia il patron non ha a sua volta risparmiato una tirata d’orecchie: «La squadra fa troppo possesso palla e passaggi all’indietro» ha sbottato il presidente: «Al mister l’ho detto e infatti con il Verona abbiamo vinto».
NERVO DUSAN. Il problema del gol deve essere ancora risolto («Abbiamo fiducia che prima o poi Jovic e Cabral si sveglieranno. Sennò, vedremo il da farsi») eppure il nervo legato a Vlahovic resta scoperto. Questo perché la Fiorentina, dopo aver incassato 75 milioni (già reinvestiti, ha spiegato Commisso, pur senza averli incassati del tutto), è rimasta a secco di reti e tuttora sta faticando a trovare una nuova identità offensiva: «Pensavamo che Dusan fosse onesto: lui era il nostro “king” e per trattare il rinnovo mi sono precipitato a Firenze malato» ha ammesso: «Avevamo un accordo sulla base di 4 milioni di ingaggio ma lui poi ne ha chiesti 8. E il suo procuratore una percentuale per sé. Se lo riprenderei a Firenze? No, a meno che non me lo diano in prestimero to, un po' come l’Inter ha ripreso Lukaku». Un’altra provocazione, certo. Ma forse, stavolta, con un pizzico di rimpianto per un affare che è fin qui servito solo a riempire i forzieri.
NODO FRANCHI. Non è mancato poi un focus legato alle infrastrutture, in particolare a proposito del tema relativo al restyling del Franchi dove il nuuno della Fiorentina ha ribadito il suo punto di vista: «Ci sono tante cose da risolvere: voglio capire dove giocherà la squadra durante i lavori allo stadio, a quanto ammonterà il canone d’affitto, quali saranno le date di inizio e fine cantieri e chi avrà controllo della struttura. Senza quello» ha ammonito Commisso «non metterò un penny». Tramontata del tutto, ormai, l’idea di realizzare un impianto di proprietà: «Il treno è passato. Non posso investire 400 milioni sapendo che i ricavi sarebbero solo di 80 all’anno». L'appuntamento col prossimo Rocco-show è solo rimandato.
«Abbiamo fiducia in Jovic e Cabral si sbloccheranno o interverremo»
«Vlahovic era il nostro “king” c’era un accordo che ha disatteso»