Per salvare la Nazionale facciamo come Pozzo all’Olimpiade del 1936
Caro Cucci, leggo ogni giorno critiche al sistema legate soprattutto alla Nazionale. Da una parte si piange perché tutti questi stranieri sono un danno per la squadra azzurra, visto che occupano i ruoli chiave; e tuttavia quando entra in scena l’Italia tutte queste preoccupazioni saltano e viene fuori il boicottaggio dei club che cercano di sottrarre i loro giocatori alla chiamata azzurra timorosi di infortuni. Qualcuno ha criticato De Laurentiis che vuole limitare l’acquisto di calciatori africani che poi glieli portano via per la Coppa d’Africa con danni per il suo Napoli, avrebbero fatto meglio a denunciare quelli che negano addirittura all’Italia i calciatori italiani. Ha fatto bene il Corriere dello Sport a intitolare “Amate l’Italia” ma è ora di capire che tutto è cambiato: le squadre che in passato hanno dato i calciatori alla Nazionale erano in particolare Inter, Milan e Juve, quest’ultima addirittura per anni ha fornito mezza squadra, oggi anche loro sono piene di stranieri, soprattutto all’attacco, e per fortuna il Sassuolo ha creato ragazzi come Scamacca e Raspadori per fare due nomi - sennò chi facevamo giocare, là davanti? Lukaku, Lautaro, Leao, Giroud, Vlahovic, Milik, Osimhen e Dybala?
Lettera firmata
Ho scritto pagine e pagine - in oltre vent’anni - perché le istituzioni e i club limitassero gli ingaggi di stranieri ma il business (presunto, visti i debiti che affliggono i club) ha addirittura incentivato gli acquisti esotici. Al punto che questa fase del campionato è diventata semplicemente un periodo di preparazione per tanti giocatori che saranno in Qatar alla faccia nostra. Potrei aggiungere, soprattutto a proposito
Portò ai Giochi di Berlino, costretto dai regolamenti, giocatori non professionisti che vinsero la medaglia d’oro. E alcuni il Mondiale del 1938. Come difenderci dagli stranieri della Juve, che i due ultimi Mondiali vinti - 1982 e 2006 erano di marca juventina. Non solo: abbiamo vissuto i giorni migliori della Nazionale sfruttando l’intero reparto difensivo bianconero e adesso che il club fornitore ha cambiato strategia non sappiamo più che fare.
Ripensando ai tempi andati, a una lontana cena con Vittorio Pozzo che mi parlava della sua Italia, m’è venuto in mente di proporre alla Federcalcio una soluzione… olimpica, vale a dire un Club Italia nel quale portare soprattutto giovani talenti, come cerca di fare oggi - per forza - Roberto Mancini. Ci si dimentica che vincemmo il titolo azzurro più bello, l’oro olimpico di Berlino 1936, con una Nazionale formata in gran parte da dilettanti (più qualche furbata). Ha scritto Pozzo: «Dovevo attenermi agli studenti e chiamai i giocatori uno ad uno individualmente… A Firenze, a Bologna, a Livorno, ma principalmente a Pisa, in una partita appositamente organizzata, avevo visto dei ragazzi tecnicamente bene impostati, e che facevano al caso nostro. Avevo assunto informazioni, e qualcuno lo avevo anche seguito da vicino. Uno per uno, affluirono tutti: Piccini della Fiorentina, Baldo della Lazio, Biagi del Pisa, Marchini della Lucchese, Cappelli del Viareggio, Scarabello dello Spezia, Venturini della Sampdoria. Tutti studenti autentici, e ragazzi di buona famiglia. Poi, vennero Foni e Rava della Juventus, e Bertoni del Pisa, e buoni ultimi Frossi e Locatelli, già in procinto di essere accaparrati dall’Ambrosiana… L’indifferenza generale ci accompagnava ed i più noti critici sportivi non credevano in noi… Era la vera squadra dei giovani: venti, ventun anni e poco più… E si era andati avanti…E la cosa era riuscita… L’avevamo fatta grossa. Avevamo vinta una Olimpiade”. Alfredo Foni aggiunse: «Nessuno di noi aveva mai giocato in A, pochissimi in B… Ho avuto due anni dopo la soddisfazione, assieme a Rava e a Locatelli, di vincere in Francia il Campionato del Mondo…».