A fine anno dal deficit tesoretto di 10 mld
ROMA - Un’economia che cresce quest’anno più del previsto, ma che sarà in brusca frenata l’anno prossimo. Con il calo del debito, dell’inflazione e soprattutto del deficit, che consegna un tesoretto prezioso per il nuovo governo. È la fotografia tendenziale che il governo uscente di Mario Draghi consegna al prossimo esecutivo. Un quadro aggiornato solo a legislazione vigente, che tuttavia evidenzia come, nonostante il “contesto difficile”, ci sono spazi per superare gli obiettivi. Ed è da questa base che la coalizione di centrodestra guidata da Giorgia Meloni inizierà il proprio lavoro per costruire di qui in avanti le scelte di politica economica.
Il nuovo quadro fornito dalla Nadef approvata dal Consiglio dei ministri è a metà: contiene solo la parte tendenziale, e non quella programmatica, con gli effetti della manovra di bilancio, che viene demandata al prossimo esecutivo. I numeri certificano un Pil che migliora quest’anno al +3,3% (dal +3,1% delle stime di aprile) grazie alla crescita superiore al previsto del primo semestre e nonostante la lieve flessione della seconda metà dell’anno. Ma a “subire gli effetti dell’indebolimento del ciclo internazionale ed europeo” sarà il 2023, con una brusca frenata al +0,6% (dal +2,4% nel Def). In discesa il deficit, che cala al 5,1%: un obiettivo inferiore di 0,5 punti rispetto al 5,6% fissato nel Def e già autorizzato dal Parlamento, che lascia uno spazio di manovra tra 9 e 10 miliardi al nuovo governo per un eventuale nuovo decreto. Previsioni improntate ad un “approccio prudenziale”, spiega il ministro dell’economia Daniele Franco. «Allo stato attuale, da una percentuale di riempimento degli stoccaggi prossima all’obiettivo del 90% e la continuazione in settembre delle importazioni dalla Russia, sia pure con volumi molto inferiori al passato, lo scenario di rischio che appare più rilevante è quello di un completo arresto delle forniture dal mese di ottobre in poi». Lo si legge nella Nadef, che calcola gli impatti dello scenario di rischio: una minor crescita del Pil in confronto al tendenziale di 0,2 punti quest’anno (quindi +3,1%) e 0,5 punti nel 2023 (+0,1%), mentre risulterebbe superiore di 0,4 punti nel 2024 e 0,2 punti nel 2025 “per un effetto rimbalzo”.