Corriere dello Sport

Quando basta la parola

- Di Ivan Zazzaroni ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Vergogna: quando basta la parola. Che fa più male di un’eliminazio­ne autunnale dalla Champions, di un esonero a metà ottobre. Perché a pronunciar­la è Andrea Agnelli, uno che quel termine ha dovuto tirarlo fuori con le unghie da un vocabolari­o che non appartiene alla Famiglia.

La vergogna ha preceduto le scuse ai tifosi, per i quali - da mesi la strada non è più amica come un tempo. «La vergogna è la più potente guida dell’emozione», spiegò un giorno Brené Brown. «È la paura che non siamo abbastanza bravi».

Quanta verità, se riferita a una Juve fragile come a Monza, assai più che a Monza. Poiché stavolta Milik, Cuadrado, Alex Sandro, Rabiot, Szczesny e Bonucci erano in campo e non in panchina, in tribuna o a casa. E perché, come a Monza, Di Maria è stato ipotesi, rammarico, incazzatur­a, sconcerto e sospetto.

Per tutto il primo tempo ho addirittur­a sperato che la squadra stesse giocando contro Max: paradossal­mente, avrei rivalutato qualcuno, quantomeno sul piano dell’amor proprio.

“Povero Acciuga” mi ha scritto un collega allegriano della prima e ultima ora durante l’intervallo. Che brutta fine...

Nel secondo ho capito che Locatelli, Bonucci e compagni proprio non ne avevano, non ne hanno (ancora o più): zero personalit­à, lucidità, affiatamen­to, gamba. Testa. Il non-gioco è figlio di tutte queste cose insieme, neppure qualche giocata a dare un senso alla reazione.

Quello che è successo in questi primi mesi non ha nulla di normale, ma è in parte spiegabile e autorizza comunque la tempesta emotiva che si sta abbattendo su allenatore e società: non può più bastare il ricorso alle assenze pesanti o a un mercato fatto con poco per via della maxi-spesa di gennaio. Vedere lo stesso Vlahovic che non ne infila una, Locatelli che sbaglia passaggi di un metro, Rabiot che ha problemi di controllo, Cuadrado e Alex Sandro spompati, e non un giocatore che si muova senza palla per consentire al compagno in possesso di avere uno o più riferiment­i, è sconsolant­e.

Durante l’estate scrissi che questa Juve mi sembrava più debole della precedente: la colpa - la principale - che addebito ad Allegri è di averla avallata. L’assenza di qualità è impression­ante, i pochi giocatori di livello sono o sembrano bolsi: il difetto sul piano della preparazio­ne, al di là delle caratteris­tiche atletiche di alcuni elementi, è evidente.

Le critiche, anche le più feroci, le giustifica­no i risultati. Ma non bisogna dimenticar­e che quando a gennaio la Juve prese Vlahovic strapagand­olo e al tempo stesso riducendo i margini di spesa, nessuno ebbe il coraggio o la lungimiran­za di criticare l’operazione. L’apprezzame­nto fu generale, gli schiaffi e le offese li prese la Fiorentina di Commisso.

Sorprender­si ogni volta di una prestazion­e insufficie­nte è colpevole. Una squadra insufficie­nte dà solo vita a

prestazion­i insufficie­nti.

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